Dal campionato alla Champions, due match cruciali in soli tre giorni, la cornice rimane identica, l'obiettivo pure. Dopo aver battuto il Napoli l'Inter torna a San Siro inseguendo altri 3 punti, stavolta per chiudere il discorso qualificazione nel gruppo D con la complicità del Real Madrid, impegnato in serata con lo Sheriff. Contro lo Shakhtar Donetsk di De Zerbi, Inzaghi conferma quasi in toto l'undici che ha sconfitto domenica la capolista partenopea: nel consueto 3-5-2 nerazzurro rifiata solo Correa, al suo posto c'è Dzeko a formare il tandem d'attacco con Lautaro. Davanti ad Handanovic, il trio di difesa senza l'infortunato De Vrij è composto da Skriniar, Ranocchia e Bastoni. A centrocampo Darmian e Perisic agiscono sulle rispettive fasce, Barella, Brozovic e Calhanoglu in mediana. Nel 4-2-3-1 ucraino Tete, Pedrinho e Solomon giocano alle spalle dell'unica punta Fernando. Solo panchina per Marcos Antonio e Mudryk.
In fase di possesso per lo Shakhtar i due terzini Dodo e Matviienko, quest'ultimo schierato nel suo ruolo naturale a sinistra a vantaggio dell'inserimento di Vitao al centro della difesa, si sovrappongono sulla linea dei trequartisti, mentre i due mediani Stepanenko e Maycon vanno incontro alla sfera per gestire la manovra dal basso. Da un errore in marcatura di questi ultimi, che sulla sgroppata di Perisic lasciano libero all'altezza del dischetto il solito Barella, nasce la prima occasione per l'Inter sui piedi del suo 23. L'azzurro ha un altro passo rispetto ai suoi avversari e dalle sue costanti proiezioni offensive si sviluppano i pericoli maggiori per la retroguardia ucraina, che ad ogni occasione deve fare i conti non con due ma con tre attaccanti da tenere d'occhio in area. L'Inter porta avanti il suo gioco affidandosi come sempre agli esterni Perisic e Darmian, i quali possono dialogare anche da una corsia all'altra (il gol del croato su cross dalla parte opposta è annullato per fuorigioco millimetrico dello stesso Darmian, pescato a sua volta da Brozovic), mentre Dzeko, quando non è lui stesso a presentarsi in zona gol sfruttando gli spazi larghi lasciati dallo Shakhtar, fa da boa, torre e regista offensivo a favore delle scorribande dei compagni. Al 36' la sponda di testa del bosniaco è per Barella che regala l'assist nel corridoio a Lautaro, ma il Toro a tu per tu con il portiere Trubin manca di lucidità e si fa parare la conclusione, confermando il canovaccio del primo tempo con diversi tentativi falliti anche dal partner.
De Zerbi vara il primo cambio alla ripresa con l'ingresso di Marcos Antonio in cabina di regia al posto di uno Stepanenko fuori dal gioco e non in grado di reggere il confronto con Barella. Il secondo gol annullato ai nerazzurri, stavolta di Lautaro, per una spinta dello stesso argentino su Matviienko, nasce sugli sviluppi della rimessa con le mani di Perisic. Ma il vantaggio è nell'aria e arriva esattamente al 61', non su azione costruita come nelle occasioni costruite precedentemente, ma su fulminea ripartenza a Shakhtar scoperto e vittima del suo stesso pressing alto. La solita sponda di Dzeko fa involare nell'uno-due Perisic a sinistra, Dodo non lo tiene e dal cross del croato Vitao e Marlon riescono in qualche modo a ribattere gli attacchi di Lautaro e Darmian, sulla palla vagante al limite arriva a rimorchio il bosniaco che in 10 secondi, quelli che gli sono serviti per aprire e chiudere l'azione, sveste i panni del regista e ritorna killer scaraventando un missile angolato e imprendibile per Trubin. Passano cinque minuti e stavolta Dodo nel duello con Perisic decide di temporeggiare, forse temendo il rischio di lasciarsi bruciare nuovamente, mettendo però in condizione il croato di raggiungere il fondo agevolmente e piazzare il cross al bacio verso Dzeko che, dimenticato sia da Marlon che da Matviyenko, è lasciato liberissimo di staccarsi sul secondo palo per sigillare con il colpo di testa, quasi sulla linea di porta, il 2-0 con doppietta personale.
Chiusa la partita Inzaghi può pensare anche alla gestione delle energie in campo: Correa prende il posto di Lautaro, poi Vidal e D'Ambrosio quelli di Barella e Darmian. Per lo Shakhtar Bondarenho, Marlos e Mudryk rilevano rispettivamente Pedrinho, Tete e Fernando. I ritmi si abbassano e così anche la soglia dell'attenzione della retroguardia nerazzurra, che concede l'unica vera chance all'82': Perisic si stringe verso Bastoni dimenticandosi che dietro di lui ci sono sia il neo entrato Marlos, sia Dodo che però trova il palo a negargli il gol che avrebbe riaperto la gara. I segnali di stanchezza vengono colti da Inzaghi che opera gli ultimi due cambi all'86': fuori appunto Perisic e Calhanoglu, dentro Dimarco e Sensi. Dopo tre minuti di recupero l'arbitro Hategan manda le due squadre negli spogliatoi: l'Inter abbatte il tabù Shakhtar che nelle ultime tre sfide aveva sempre imposto lo 0-0 e si stacca dallo Sheriff, sconfitto in serata dal Real Madrid. Qualificazione agli ottavi di Champions matematica dopo un match dominato nell'arco di tutti i 90 minuti: 21 le conclusioni a rete totali da parte dei nerazzurri, 10 finiti nello specchio della porta di Trubin contro i 2 della formazione ucraina. La maggiore cattiveria nel secondo tempo ha fatto la differenza.
In fase di possesso per lo Shakhtar i due terzini Dodo e Matviienko, quest'ultimo schierato nel suo ruolo naturale a sinistra a vantaggio dell'inserimento di Vitao al centro della difesa, si sovrappongono sulla linea dei trequartisti, mentre i due mediani Stepanenko e Maycon vanno incontro alla sfera per gestire la manovra dal basso. Da un errore in marcatura di questi ultimi, che sulla sgroppata di Perisic lasciano libero all'altezza del dischetto il solito Barella, nasce la prima occasione per l'Inter sui piedi del suo 23. L'azzurro ha un altro passo rispetto ai suoi avversari e dalle sue costanti proiezioni offensive si sviluppano i pericoli maggiori per la retroguardia ucraina, che ad ogni occasione deve fare i conti non con due ma con tre attaccanti da tenere d'occhio in area. L'Inter porta avanti il suo gioco affidandosi come sempre agli esterni Perisic e Darmian, i quali possono dialogare anche da una corsia all'altra (il gol del croato su cross dalla parte opposta è annullato per fuorigioco millimetrico dello stesso Darmian, pescato a sua volta da Brozovic), mentre Dzeko, quando non è lui stesso a presentarsi in zona gol sfruttando gli spazi larghi lasciati dallo Shakhtar, fa da boa, torre e regista offensivo a favore delle scorribande dei compagni. Al 36' la sponda di testa del bosniaco è per Barella che regala l'assist nel corridoio a Lautaro, ma il Toro a tu per tu con il portiere Trubin manca di lucidità e si fa parare la conclusione, confermando il canovaccio del primo tempo con diversi tentativi falliti anche dal partner.
De Zerbi vara il primo cambio alla ripresa con l'ingresso di Marcos Antonio in cabina di regia al posto di uno Stepanenko fuori dal gioco e non in grado di reggere il confronto con Barella. Il secondo gol annullato ai nerazzurri, stavolta di Lautaro, per una spinta dello stesso argentino su Matviienko, nasce sugli sviluppi della rimessa con le mani di Perisic. Ma il vantaggio è nell'aria e arriva esattamente al 61', non su azione costruita come nelle occasioni costruite precedentemente, ma su fulminea ripartenza a Shakhtar scoperto e vittima del suo stesso pressing alto. La solita sponda di Dzeko fa involare nell'uno-due Perisic a sinistra, Dodo non lo tiene e dal cross del croato Vitao e Marlon riescono in qualche modo a ribattere gli attacchi di Lautaro e Darmian, sulla palla vagante al limite arriva a rimorchio il bosniaco che in 10 secondi, quelli che gli sono serviti per aprire e chiudere l'azione, sveste i panni del regista e ritorna killer scaraventando un missile angolato e imprendibile per Trubin. Passano cinque minuti e stavolta Dodo nel duello con Perisic decide di temporeggiare, forse temendo il rischio di lasciarsi bruciare nuovamente, mettendo però in condizione il croato di raggiungere il fondo agevolmente e piazzare il cross al bacio verso Dzeko che, dimenticato sia da Marlon che da Matviyenko, è lasciato liberissimo di staccarsi sul secondo palo per sigillare con il colpo di testa, quasi sulla linea di porta, il 2-0 con doppietta personale.
Chiusa la partita Inzaghi può pensare anche alla gestione delle energie in campo: Correa prende il posto di Lautaro, poi Vidal e D'Ambrosio quelli di Barella e Darmian. Per lo Shakhtar Bondarenho, Marlos e Mudryk rilevano rispettivamente Pedrinho, Tete e Fernando. I ritmi si abbassano e così anche la soglia dell'attenzione della retroguardia nerazzurra, che concede l'unica vera chance all'82': Perisic si stringe verso Bastoni dimenticandosi che dietro di lui ci sono sia il neo entrato Marlos, sia Dodo che però trova il palo a negargli il gol che avrebbe riaperto la gara. I segnali di stanchezza vengono colti da Inzaghi che opera gli ultimi due cambi all'86': fuori appunto Perisic e Calhanoglu, dentro Dimarco e Sensi. Dopo tre minuti di recupero l'arbitro Hategan manda le due squadre negli spogliatoi: l'Inter abbatte il tabù Shakhtar che nelle ultime tre sfide aveva sempre imposto lo 0-0 e si stacca dallo Sheriff, sconfitto in serata dal Real Madrid. Qualificazione agli ottavi di Champions matematica dopo un match dominato nell'arco di tutti i 90 minuti: 21 le conclusioni a rete totali da parte dei nerazzurri, 10 finiti nello specchio della porta di Trubin contro i 2 della formazione ucraina. La maggiore cattiveria nel secondo tempo ha fatto la differenza.
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