Ranieri 1: partenza con 4-2-3-1. La squadra si impegna ma mancano i movimenti giusti per collegare i tanti trequartisti con l'unica punta Pazzini. Faraoni e Forlan non sono esterni di ruolo per cui la manovra manca di ampiezza facilitando la fase difensiva del Bologna che trova sicurezza col passare dei minuti fino ad andare in vantaggio grazie alle amnesie della difesa nerazzurra.
Ranieri 2: nella ripresa l'Inter propone un inedito 4-3-3 con Forlan a destra e Sneijder a sinistra da dove sa fare le cose migliori. Purtoppo però i buchi a metà campo sono evidenti, ogni volta che conquista palla il Bologna trova molto spazio per i suoi contropiedisti.
Ranieri 3: entra Poli nella posizione di trequartista (poi lì andrà Castaignos) per cercare di aumentare il pressing sull'inizio azione avversario. Ora il modulo è il 4-3-1-2. Nel frattempo Pioli cambia tutti gli interpreti del suo tridente per continuare ad avere anche nella fase finale della partita gente in grado di rientrare e ripartire.

Note finali: non basta spostare di qualche metro i giocatori e cambiare il disegno sul campo della squadra per dargli un'identità. Servono automatismi da preparare con applicazione costante durante gli allenamenti. Ma di questi neanche l'ombra. L'impressione è che domini l'improvvisazione sia nelle scelte dell'allenatore sia nelle interpretazioni dei giocatori.
Dire che un ciclo è finito è fin troppo facile, molto complicato è capire come e da dove potrà ripartire.
Ulteriori spunti sulle prestazioni  individuali analizzate col Radar Performance le trovate su www.adrianobacconi.it.

Sezione: L'angolo tattico / Data: Dom 19 febbraio 2012 alle 00:10
Autore: Adriano Bacconi
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