Onore al signor Patrizio. Chi è costui? Il signor Patrizio è l'autista del pullman scoperto che domenica scorsa ha ospitato il gruppo squadra dell'Inter Campione d'Italia nel viaggio della gioia da San Siro a Piazza del Duomo. Sette ore e passa di guida in prima, a passo d'uomo, per le vie principali di Milano condite dai cori e dai festeggiamenti di centinaia di migliaia di tifosi nerazzurri in processione dopo l'ennesima gara vinta dalla Beneamata, quella contro il Torino. Lo scudetto, il VENTESIMO, quello della SECONDA STELLA, era stato certificato sei giorni prima nel derby. Il massimo del godimento per chi mangia pane e bauscia. Domenica la prova di forza del popolo dell'Inter che ha marchiato di nero e azzurro una città come Milano, definita la più europea delle metropoli italiane, ma che rimane saldamente innamorata delle sue origini e dei suoi affreschi.

Tra questi spicca l'FC Internazionale 1908, squadra nata all'ombra del Duomo per mano di artisti scissionisti da chi non si voleva aprire al mondo. Le centinaia di migliaia di tifosi nerazzuri che domenica hanno sfilato ubriachi di gioia, hanno virtualmente festeggiato anche lo scudetto del 2021, oscurato dal maledetto covid. Non restava che attendere con fiducia, visto l'immenso lavoro svolto dal management interista che, nonostante le palesi difficoltà economico- finanziarie, ha lavorato sfornando idee, competenza e professionalità per mantenere il club competitivo.

Al resto ci ha pensato il demone di Piacenza o lo chef, come sul palco di Terrazza Duomo 21 lo ha definito Nicolò Barella. Se l'è goduta tutta la festa scudetto, Simone Inzaghi. Già durante il match contro il Torino, il condottiero della squadra Campione d'Italia ha risposto allesollecitazioni del Meazza in amore, saltellendo insieme ai soliti settantamila e passa che riempiono il Tempio quando gioca l'Inter. E come dimenticare l'immagine finale nella piazza simbolo, allo scoccare della mezzanotte, quando il mister, alla fine del discorso alla folla in estasi, ha abbracciato i suoi ragazzi intonando: “Siamo noi, siamo noi, i campioni dell'Italia siamo noi...”. Dopo aver conquistato Coppe Nazionali e Supercoppe, oltre a una emozionante finale di Champions League, mancava solo il tricolore a Simone Inzaghi per entrare definitivamente nella ristretta cerchia dei grandi della panchina. Il colpo è riuscito al terzo anno di lavoro in una piazza storicamente difficile e dove l'allenatore è sempre in prima pagina. Nel bene e nel male.

“Guidare l'Inter è come essere gettati in una centrifuga”, diceva il grande Giovanni Trapattoni, anche lui rimasto stregato dai colori nerazzurri dopo dieci anni di successi alla guida della “nemica” Juventus. Dopo vent'anni di Lazio, Simone Inzaghi ha sposato l'interismo. È arrivato nel posto giusto al momento giusto. Ha solo quarantotto anni, ma ormai detiene l'esperienza necessaria per continuare a primeggiare nel mestiere che evidentemente aveva già nelle corde anche quando, da centravanti, cercava di superare i portieri avversari.

Non ha segreti Simone Inzaghi. La sua ricetta si chiama lavoro continuo sul campo di allenamento, con una incredibile capacità di coinvolgimento dell'intera rosa a disposizione. 3-5-2 il modulo identificativo, che però ad ogni gara mostra arricchimenti e trasformazioni, come testimonia l'intervista a Sky rilasciatada Alessandro Bastoni. L'Inter è stata brava e fortunata a trovare sulla sua strada questo mister. Lui, bravo e fortunato a meritarsi la panchina di una squadra che lascia il segno, non solo professionale. L'Inter e la sua gente ti entrano dentro e il profumo ti rimane addosso a lungo, se non per sempre. Lunga vita all'Inter, Simone Inzaghi, per continuare a saltellare felice.

Intanto questa sera la Beneamata scende di nuovo in campo. A Reggio Emilia contro un Sassuolo a sorpresa con un piede e mezzo in serie B. Inter arbitra anche della lotta salvezza, quindi. Ma, torniamo al signor Patrizio, eroe alla guida del pullman scoperto. Glielo facciamo un bello striscione con tanto di coro dedicato?

Sezione: Editoriale / Data: Sab 04 maggio 2024 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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