"Ciao a tutti i tifosi nerazzurri. Oggi vorrei ribadire che determinate figure non sono più tollerabili; spero vivamente che la squadra mostri gli attributi in queste ultime giornate, quanto meno per onorare i tifosi e la passione che ci mettono giorno dopo giorno. Detto ciò, vorrei brevemente elencare degli elementi che per la prossima stagione, a mio parere potrebbero alzare di molto il tasso tecnico della squadra. In primis prenderei Dani Alves in scadenza di contratto con il Barca, vuole un ingaggio alto, ma ne vale assolutamente la pena, ce ne sono pochi in giro come lui; secondo altro innesto in scadenza di contratto, Sami Khedira dal Real, mediano di qualità e quantità, con tante partite ad alti livelli sulle spalle; terzo investirei i 18-20 mln per Menphis Depay, fortissima ala d'attacco del PSV, autore di 19 reti in campionato, gran bel giocatore; quarto riprenderei Rolando che ha il contratto in scadenza 2016, conosce l'ambiente, ed è stato il migliore della prima stagione in difesa con Mazzarri. Per il resto ci sono tante teste da tagliare, le conosciamo tutti, e non mi va nemmeno di elencarli. Chiudo dicendo che Noi siamo l'Inter e meritiamo rispetto, fuori i quattrini!! Oppure vendete a chi ne ha di più. Scusate questo sfogo, ma non se ne può più".
Gilberto
"Spett.le Redazione
Mi trovo a scrivere queste due righe approfittando della notizia di un ritorno di Moratti all'Inter. Dopo tanto tempo, vedo e leggo, che la mia e di altri tifosi alla costituzione di un azionariato popolare, potrebbe passare dall'indiscrezione alla fattibilità.Siccome sono passati 5 anni dall'ultimo trofeo,mi sento oggi ancora convinto che il piano,nonostante le smentite dell'interessato, vada a buon fine.Ci sono le persone giuste, le idee giuste e ci sono,pare che non sia un dettaglio,le volontà dei tifosi per aderire ad un azionariato popolare.Si vada avanti e superando i tanti ostacoli, forse riusciremo a fare di nuovo una grande Inter stile Mourihno.Noi piccoli azionisti saremmo i veicoli, in cui confluiranno le quote dell’azionariato popolare.Forza Inter,questa è la strada giusta".
Ubaldo
L'occhio del padrone ingrassa il cavallo. In seguito spieghero' il perchè di questa antica massima popolare. Ma andiamo per gradi. Finora avevamo giocato molto meglio nonostante le sconfitte. Con la Sampdoria c'erano state 6-7 palle goal nitide in cui ci fosse stato un normale Milito, avremmo vinto almeno per 3-4 a 1. Con il Parma abbiamo assistito al vero crack: sono riapparsi fantasmi mazzarriani, ritornando sullo stesso livello di 5-6 mesi fa: lenti, senza geometrie, palla-a-me palla-a-te, occasioni da goal nulle, etc... con il risultato che la maggior parte dei tifosi si sono scatenati contro i calciatori: vero che sono colpevoli, ma in parte. Premesso che in tutto questo ci sono responsabilità dello stesso Mancini, troppo fru-fru, approssimativo nei concetti e nelle analisi dei singoli, poca conoscenza dell'organico interista, non più conscio delle finezze tattiche italiane, autore di costumi gestionali instaurando allegre prepartite con i calciatori non concentrati sulla partita del domani come fossero professionisti maturi capaci di autogestirsi... ma, finita la premessa, la realtà è ben altra: il vero problema risiede nella debole struttura societaria. Ricordiamoci dell'assunto: "una squadra è forte quando una società è forte". E quindi arriviamo al perchè "l'occhio del padrone ingrassa il cavallo". Mi spiego: l'Inter come società è disorganica, non omogenea e poco compatta nelle sue specifiche competenze. Abbiamo un presidente che risiede in un altro emisfero della terra, quindi non presente; altri soggetti sono dei commercialisti; Ausilio, qualche volta interviene ma le sue preoccupazioni sono rivolte a come fare acquisti senza soldi, senza dimenticare della sottile divergenza tra lui e Fassone che emerge analizzando le varie e diverse dichiarazioni. Ci sarebbe Zanetti, ma lui è sempre silenzioso e lima sorda: il classico stile del carrierista, percui inconsistente. Non resta che Mancini, ma anche lui non è nel pie
no possesso del ruolo manageriale che vorrebbe; ma anche se lo fosse, sarebbe sempre penalizzato dalla mancanza del presidente. Tra l'altro si è creato anche degli scontenti se non nemici all'interno della squadra, quindi depotenziandosi; e poi, parla troppo (vedesi annunci acquisti) e qualche volta a vanvera, escludendosi dal contesto politico-sportivo Italiano come nel caso degli oriundi e con la risposta data ad una domanda di un giornalista che gli chiedeva un parere su Ranocchia, dopo Italia Inghilterra, rispondendo di non aver visto la partita: con l'aria snob di chi se ne frega. Dovrebbe sapere che ai ragazzi fa piacere di essere seguiti dal proprio tecnico, e che l'italianità non è solo geografica ma anche culturale: ci sono figli di immigrati che se ne fregano dell'Italia, ma ce ne sono altri che si sentono fortemente italiani. Essendo spesso fuori d'italia conosco queste realtà. Quindi porte aperte a chi si sente veramente italiano. Ma certe risposte sono a
nche poco diplomatiche e non molto gradevoli alla Federazione e tutto l'ambiente calcistico della nazionale mettendo l'Inter ai margini. Percui, acclarato la debolezza societaria, l'Inter non migliorerebbe di molto anche se venisse Messi o Cristiano Ronaldo, in quanto, mancando il padrone...si resta magri. Un'azienda senza padrone puo' funzionare? Certo che no: lo stesso vale per una squadra di calcio. Un esempio su tutti: anche se puo' essere disdicevole per un interista. Quando alla Juve è ritornato un "agnelli", soggetto forte dal forte potere, la società ha cominciato a usare la spada menando fendenti a destra e a manca. Ha attaccato federazione, ambienti, giornalismo...ha spesso ridicolizzato sui successi dell'Inter creando un clima da vittima di chi ha subito ingiustizie, cementando la propria squadra e condizionando tutto e tutti da portare giocatori come Bonucci a rinnegare il suo passato all'Inter, come lo stesso Lucio, passato alla Juve, pronuncio' parole vergognosamente offensive contro l'Inter con cui aveva vinto quasi tutto; mentre da parte dell'Inter, e qui la gravità, non c'è stata mai una reazione forte che facesse da deterrente e convincesse della forza del club. Questa è l'unica accusa che faccio a Moratti: non sempre si puo' sorvolare sulle offese. E' stata data un'immagine debole di cui ne abbiamo visto i riflessi negativi, non solo verso i giocatori, ma anche lasciando sviluppare tutta una serie di attacchi negativi, avvenuti con i mezzi di comunicazione, soggiocati anche dalla pressione dei numerosi tifosi juventini, influendo negativamente sulle prestazioni della squadra. L'occhio del padrone ingrassa il cavallo: ed è vero, Lo dimostra lo stesso organico della Juve che a vinto a Firenze con Padoin, Scurari, Matri, Ogbonna...che non è proprio più forte dell'organico attuale dell'Inter".
Nestore
"Gentile Redazione,
a questo punto della stagione, ormai, in attesa degli sperati effetti balsamici della prossima campagna acquisti (ma soprattutto cessioni) non resta, forse, che l’autodifesa dell’ironia (anche feroce se serve) da scaricare, però, su certe vicende societarie “altrui”, nel tentativo di lenire, anche se non nel modo più elegante, sentimenti che spaziano dalla disillusione (europea) più frustrante fino al tradito invaghimento (manciniano) più autentico. Potrà così sembrare una reazione un po’ vile, per non dire bieca, ma i canali di sfogo dell’appassionato nerazzurro - tremendamente abbattuto - sono infiniti e diventano tutti leciti se manifestati, appunto, entro i limiti della decenza espositiva.
Così è arrivata la Pasqua, ma l’Inter è tutt’altro che risorta dalle sue ceneri genovesi (sconfitta immeritata contro la Samp), forse perché la propria “mitologica fenice” non è araba, ma solo indonesiana mentre “l’aquila reale”, a cui assomiglia, volteggia invece gagliarda e impavida sui cieli biancocelesti capitolini (nonostante i toni - questi ultimi - quasi da Istituto Luce, balza agli occhi la settima vittoria consecutiva della Lazio che totalizza, però, quasi le nostre stesse sconfitte, 8 invece di 9: vorrà pur dire qualcosa, no, stante i 17 punti di distacco in classifica?) Pareggiare non paga mai, figurarsi contro l’ultima in classifica e per di più fra le mura amiche: in effetti cos’altro rimane da argomentare dinanzi all’ennesima dimostrazione di impotenza dei nerazzurri, apparsi criminosamente svogliati e inconcludenti (opposti alla compagine più afflitta del campionato) e soprattutto dall’attacco sterile - causa anche la pesante assenza per squalifica di Icardi - pur di fronte alla difesa più battuta del torneo (almeno fino a prima di Cagliari-Lazio)?!
Ecco allora che i dirimpettai ci offrono - compassionevoli a loro insaputa e pur reduci da 2 (imprevedibili) vittorie consecutive - un succulento piatto societario con cui soddisfare insospettabili appetiti satirici, almeno per il sottoscritto. E’ successo che le cronache giudiziarie dell’ultimo ventennio abbiano abituato l’opinione pubblica (specie quella abbastanza lucida e non solo sportiva) a riconoscere in S. Berlusconi la quasi univoca veste di “abile compratore”: che poi i destinatari dei suoi disparati interessi mercantili siano stati, in tempi diversi, avvocati (come Previti e Mills), giudici (tipo Squillante e Metta), senatori (un certo De Gregorio?), funzionari di questura (tali Ostuni e Iafrate?), anche guardalinee (per l’elenco “completo” fare riferimento al delegato Galliani tramite l’ “apposito” Meani), pure olgettine (per la lista “parziale” rivolgersi, invece, al referente Rag. Spinelli), o qualsiasi altro soggetto ricattabile che avesse potuto ostacolare i suoi (mal)affari, sono questioni che si lasciano volentieri agli organi inquirenti ed alle Corti di giustizia(?), che dovranno provvedere alle “eventuali e residue” sentenze di condanna. Ma un Berlusca nella “desueta” veste di venditore induce noi, comuni mortali, dopo l’iniziale stupore, a formulare un commento articolato e non di semplice circostanza, che preluda proprio al suo molto prossimo crepuscolo, non tanto politico (già irreversibilmente in atto), ma soprattutto sportivo.
Per i “collusi diversamente mortali”, invece, sarà solo l’occasione per un dolce ritorno ai tempi in cui il “giovine Silvio loro” intratteneva i turisti nelle navi da crociera con le sue melense canzoni in lingua “franco-provenzale”, oppure quando si metteva in evidenza come venditore, porta a porta, di ....scope elettriche: quasi a certificare che l’immagine idealizzata di Bruno Vespa e, soprattutto, il pensiero fisso dell’altro sesso (in chiave metaforica, s’intende), l’avessero sempre accompagnato e “forgiato” sin da piccolo. A testimoniarlo poi, anche le vicende di cronaca che hanno effettivamente e ampiamente documentato come l’ex cavaliere avesse sempre preferito e di gran lunga, al cosiddetto “salotto d’Italia”, le affollate camere da letto delle sue varie dimore........
Tornando “seri”, fa subito specie che, nelle dichiarazioni propedeutiche all’imminente accordo (pare) per la cessione ai Cinesi di 3/4 della società Milan, l’ex cavaliere abbia stranamente citato l’esatto numero ordinale che posiziona quella rossonera come “2.da (e non più 1.ma, ma è così già da oltre 1 anno) squadra più titolata al mondo”, con sommo gaudio persino degli egiziani dell’Al Ahly (neo detentori di quel primato e, tra l’altro, non certo nipoti di Mubarak....) ed anche di Mourinho che, essendo Special, di “tituli” se ne intende (fin quasi a poterlo ribattezzare come “The Special ....more than one”).
Verrebbe pertanto da chiedersi se il periodo di affidamento in prova di Berlusconi ai servizi sociali nell’istituto di Cesano Boscone - pur avendo dichiarato, alla conclusione dello stesso, di non sentirsi affatto “riabilitato” - abbia concorso comunque a restituirgli quel minimo sindacale di “lucidità” (ma non dirottate, per carità, questo quesito a quel “comunista” di Landini....), tale da consentirgli di leggere, finalmente con più attenzione, le statistiche di calcio internazionale, nonché il palmares delle altre squadre. O se invece la riacquistata affidabilità (sic!) sia solo figlia della diversa “serietà” e del rigore morale (almeno paventato) che comportano le trattative “istituzionali” con contraenti stranieri, ai quali non si può certo far sciroppare quella sarabanda di dichiarazioni menzognere (prima proferite a vario titolo e poi maldestramente ritrattate) o di situazioni societarie o commerciali vagamente opache di solito propinate, invece, agli interlocutori di quasi tutto il panorama mediatico nazionale. Al di là dell’introduzione dell’FFP nell’ambito delle coppe europee, ora non si potrà più “barare” sui conti, non solo e non tanto perché i compratori del “suo” Milan, essendo cinesi, avranno forse raccontato a Berlusconi quel loro proverbio secondo il quale “C’è un tempo per pescare ed un tempo per asciugare le reti” (cui lui, aduso com’è alle sue leggi ad personam, avrà forse tentato di replicare chiedendo vanamente i tempi supplementari od il cambio delle porte....); ma anche perché, nel frattempo, quello “straccio” di Parlamento nazionale è riuscito, dopo più di due anni di “incubatrice” (spenta....), a far passare - almeno al Senato - il ddl per il ripristino, dopo ben 14 anni, del reato di falso in bilancio, che lui stesso, da premier, all’epoca aveva fatto depenalizzare. Non sarà certo ancora legge dello Stato, ma si spera lo diverrà - salvo ulteriori intoppi del “reparto di ostetricia” - nel momento in cui si provvederà eventualmente alla compilazione scrupolosa di tutta la documentazione contabile che dovrà integrare la sedicente trattativa.
Ma tutto questo è quasi solo un dettaglio: Silvio Berlusconi sta vendendo e non comprando e per gli appassionati dell’altra sponda milanese sarà una vera svolta epocale. Potrebbero pure essere indotti a “riciclare” per l’occasione uno degli insopportabili hashtag renziani, tipo #lasvoltabuona, perché, dopo anni passati a deglutire rospi immondi e a subire passivamente le sistematiche e farlocche promesse presidenziali in sede di campagna acquisti, i tifosi rossoneri hanno - anche se solo da pochissimo - mangiato la foglia, prima subodorando - pur combattuti da un eventuale ed auspicato rilancio societario - la volontà di dismissione del patriarca lombardo, poi sfogando tutta la loro rabbia mal repressa con un clamoroso comunicato stampa e con altre inedite iniziative di protesta: tipo il boicottaggio dello stadio e degli stores aziendali (vedremo ora se avranno un minimo di coerenza nel voler dare seguito alle loro “minacce”, soprattutto alla luce delle due ultime ed inopinate vittorie di fila). Sembra infatti si stia materializzando quella tanto agognata “Chiarezza” che, nel caso del presidente Berlusconi, ha fatto sempre storicamente poca rima con “Purezza”, a parte forse per quel richiamo cromatico con la sua famosa banda-na balneare...... Soluzione, però, che pare essere la più invisa dall’utenza rossonera, visto che si teme fortemente come un’eventuale cessione parziale della società potrebbe far perdurare la “situazione di stallo” e “prolungare l’agonia di questa mediocrità che ci sta lentamente portando verso il fondo”. Pare proprio, nelle loro valutazioni d’approccio critico, un affossamento preventivo di quell’ipotesi o, forse, i cuginastri hanno anche “sbirciato” un po’ in casa d’altri? Sarà mica per questo che su certa stampa - in parte da tempo pseudo meneghina (la rosea), in parte da sempre sabauda (La Stampa), vedi che combinazione..... - sono comparse stamattina delle ricostr
uzioni giornalistiche che profilano una presunta rentrée di Moratti & Co. all’Inter (prontamente smentita), idonee solo a destabilizzare ulteriormente l’ambiente nerazzurro, già confusionario di suo?
Se una gran parte degli addetti del settore avesse anche solo il 5% del “disincanto” in dotazione a tanti appassionati a domicilio risulterebbe sicuramente tutto un po’ più credibile, ma si perderebbero, forse, altri posti di lavoro........
Tornando ai cuginastri, fatto sta, che i milanisti non sono certo poliglotti ed in questa babele di presunte cordate asiatiche concorrenti e di cognomi cino-tailandesi rischiano seriamente di perdere la trebisonda: Bee, Lee, Zong, Poe Qui Ying più che l’identità degli eventuali nuovi padroni del vapore sembrano configurare i suoni guttural-marinettiani di un domani più “futuristico” che proiettato realmente nel futuro. Volete mettere, al confronto, la “concreta” semantica di un Thohir che richiama il dio del tuono scandinavo Thor, il cui nome deriva a sua volta da quella lingua proto-germanica che è l’idioma progenitore di tutte le parlate tedesche?! Sarà poi l’indizio rivelatore di un propizio destino (calcistico) il fatto che in “crucco” Tor (senza “h”) significhi proprio gol? Insomma, a medio e lungo termine, cosa farà rifulgere maggiormente gli orizzonti pallonari milanesi? Il cash cinese o le (adombrate) ascendenze mitologiche indonesiane?
Presto, forse, sapremo.
Nonostante gli ultimi ed inattesi rovesci sportivi nerazzurri diano adito alle aspettative più nere e disfattiste, il pungolo di cotanta e sana concorrenza dei “suoi cuginastri” cinesi potrebbe/dovrebbe indurre il presidente indonesiano Thohir a gettare la veste “sparagnina” e convincersi, finalmente, della necessità di cospicui investimenti, al di là delle effettive richieste già avanzate da Mancini e del ridondante FFP. Come si suol dire, non tutto “il male” vien per nuocere e questo non è di sicuro un proverbio cinese.....
In ogni caso, l’eventuale cessione del Milan ai Cinesi risulterà sempre “tardiva”, nel senso che Berlusconi non sarà riuscito ad evitare di lordare il blasone societario con gli effetti deleteri delle sue pregresse - nonché “diversamente giudicate” - attività collaterali, ma soprattutto con “l’anomalia” dell’unica condanna definitiva passata in giudicato, quella per frode fiscale. Pertanto, nella fattispecie rossonera, “blasone” rischierà di subire un nuovo aggiornamento storico con l’etichetta in rima di “prigione” (comminata o scampata che sia), sulla falsariga di quanto era già accaduto a due fra gli ultimi presidenti milanisti, tali Felice Colombo e Giussy Farina, gravati entrambi di reati e condanne sportive che, uniti a quelli ordinari di Berlusconi, non faranno altro, appunto, che rinverdire le “migliori tradizioni” della real (sic!) casa rossonera, nel solco di una conclamata e poco invidiabile continuità delinquenziale (per tace
re, ovviamente, delle condanne penali e delle squalifiche sportive di altri precedenti “gigli di campo” come Felice Riva e Franco Carraro).
Non è questione di correre il rischio di apparire manettari o giustizialisti, si tratta solo di richiamarsi - sempre e comunque - all’applicazione delle leggi e delle regole, senza quell’accezione negativa che l’odierno linguaggio politico italiano (ma non solo) ha attribuito al termine “giustizialismo”: perché tutto si può dire dei processi a Berlusconi, tranne che siano stati procedimenti sommari, che si sia passato sopra ai diritti della difesa o che si sia goduto molto (ma no, solo un pochino....) nel vedere un avversario (politico o sportivo che fosse) rischiare di finire in galera o anche “solo” ai servizi sociali. Per il sottoscritto vale univocamente il significato storico (con paternità “argentina”) di quel termine, ossia inteso semplicemente come “giustizia sociale”. E chi vorrà associare a queste personali considerazioni la valenza distorta di certe prefigurazioni mourinhane del recente passato, sarà liberissimo di farlo, ma rischiere
bbe soltanto di aggiungere un inutile e fuorviante elemento di folklore ad una valutazione dannatamente seriosa.
Cordiali saluti.
P.S.: qualora dovesse per davvero andare in porto il suddetto subentro societario rossonero, ci si dovrà chiedere da subito, più o meno addolorati, quale sarà la sorte professionale di tanti eventuali disoccupati mediatici provenienti da quella sponda del Naviglio, altrimenti denominati “vedove berlusconiane”, almeno in ambito calcistico. Vista la loro particolare “estrazione” ed il loro nuovo status, si potrebbe prefigurare per loro un futuro come addetti alla derattizzazione (dall’acqua dei navigli viene su di tutto....), oppure in qualità di attacchini (con le loro doti “naturali” riuscirebbero pure a risparmiare sulla colla....) o, meglio ancora, potrebbero specializzarsi nel fornire, a prezzi di favore, idonei servizi “lacrimosi” nei cortei funebri di parenti ed amici, nella cosiddetta veste di “prèfiche” (che non sarebbero di sicuro una nuova categoria di lavoratrici minorenni in concorrenza con le olgettine, ma solo donne - o anche maschi tra
visati - di nero vestite, dedite al piagnisteo a pagamento....). Dovranno pertanto apprendere un nuovo “mestiere” che non contempli, prioritariamente e necessariamente, l’uso (ma soprattutto l’abuso) degli apparati salivari, ma solo di quello lacrimale...... Se così fosse, si potrebbe persino arrivare ad auspicare che “soldatini” (si vuole usare un eufemismo molto edulcorato) del calibro di un Carlo Pellegatti, di un Mauro Suma o di un Paolo Bargiggia impareranno forse - e “finalmente” per loro (ma solo per una questione di mera solidarietà “umana”...) - a distinguere un “culo flaccido” da una “v**va depilata”, perché quelle stesse parti anatomiche non saranno più, a differenza di prima, sempre e solo “superfici” da leccare. Naturalmente senza dover chiedere ripetizioni né a Nicole Minetti, né tantomeno al loro ex datore di lavoro....".
Orlando
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