"Forse erano destinati a 'incrociarsi' di nuovo, ma stavolta sicuramente sarà meno indolore di quella sera del settembre 2015 all’Olimpico, Roma-Barcellona, quando un duro ma involontario fallo del belga mandò in frantumi il crociato del brasiliano. Al di là di similitudini (poche) e differenze (molte) fra i due giocatori, il passaggio di consegne Rafinha-Nainggolan è simbolico di una svolta filosofica nel progetto interista. Ovviamente agevolata da una diversa, pur se ancora limitata, autonomia gestionale anche dal punto di vista delle disponibilità economiche del club". Questo il commento della Gazzetta dello Sport al virtuale passaggio di consegue sulla trequarti interista, con la maglia che passa dal brasiliano al belga.

"Rafinha è centrocampista duttile come Nainggolan, però più tecnico e meno fisico - puntualizza la rosea -. Sintetizzando ulteriormente: più ricamo che strappo, più uno contro uno e scarico che porta in testa e squadra caricata sulle spalle. Ma soprattutto: Rafinha è stato emblema – anche positivo, nel suo caso – dell’estemporaneità, per non chiamarla fantasia, del mercato dell’Inter. Del suo bisogno, più che volontà, di una soluzione in corsa per rafforzare la squadra, con rapporto qualità-prezzo compatibile con le possibilità. Nel momento più buio dell’Inter, il brasiliano è stato anche uno dei suoi rari bagliori, ma era una luce provvisoria, erano watt a tempo. Nainggolan può diventare l’immagine, anzi l’uomo immagine, del nuovo progetto Inter: preso a giugno e non a gennaio, fortemente voluto dall’allenatore, giocatore totem per carattere. Non sarà un’Inter costruita su di lui, ma gli girerà molto intorno: per scelta, non per necessità".

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Sezione: Rassegna / Data: Mer 20 giugno 2018 alle 11:39 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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