Tempo di giudizi finali: sei giorni dopo la conclusione del campionato di Serie A che ha visto l'Inter centrare la qualificazione in Champions League, anche FcInterNews.it stila quelli che sono i suoi voti per i giocatori nerazzurri. Tra piacevoli sorprese, qualche conferma e qualche delusione, ecco come abbiamo visto l'Inter 2017-2018:
SAMIR HANDANOVIC 7 - I 17 clean sheet basterebbero a giustificare il voto alto, in mezzo qualche errore di troppo o tendenza alla sindrome di Stendhal nel momento in cui l'avversario inquadra la porta. Però non mancano i momenti di onnipotenza, come la trasferta di Crotone, a Napoli, allo Stadium e a Firenze. Deve anche ringraziare la fase difensiva dei compagni per non essere stato costretto ai soliti straordinari e per aver finalmente raggiunto il tanto agognato obiettivo Champions.
DANIELE PADELLI 6 - Sufficienza di stima per essere serenamente rimasto in panchina dietro un Handanovic che non ha saltato neanche un minuto. L'unica serata di gloria in Tim Cup contro il Pordenone, quando ha evitato, sia nei 120' sia durante la lotteria dei rigori, che l'Inter aggiornasse lo storico delle sue figuracce.
MILAN SKRINIAR 9 - Che dire, è il simbolo di questo nuovo corso nerazzurro. Arrivato in punta di piedi e accompagnato da scetticismo, ha sfoderato tutta la sua strabordante personalità e ha preso per mano la squadra, indicandole la via. Insuperabile, leader, a dispetto dei 23 anni si è dimostrato un veterano del reparto, blindando la difesa e scherzando gli attaccanti che provavano a puntarlo. Non pago, ha aggiunto anche 4 gol pesanti e non ha perso neanche un minuto di questo campionato. Guinness dei primati. C'è un Milan che ha avuto successo, verrebbe da dire.
JOAO MIRANDA 7,5 - Nonostante l'età e il sorpasso di Skriniar sulla corsia della leadership, il brasiliano si è ritagliato un ruolo di secondo piano ma altrettanto fondamentale. Se lo slovacco in campo ruggiva, lui eseguiva il proprio compito con cura, senso della posizione e attenzione. Qualche errore sulla coscienza c'è, ma il finale di campionato è da masterclass. Rinnovi prima possibile, in Champions la sua esperienza sarebbe fondamentale.
ANDREA RANOCCHIA 7 - Appena 11 presenze, neanche complete, ma con la testa e con il gruppo è stato sempre titolare. Mai come quest'anno il suo ruolo di veterano nerazzurro è stato importante. Ha aspettato il suo momento e ha risposto presente, con prove più che soddisfacenti e 2 reti, di cui quella di Udine fondamentale. Money in the bank per Frog, punto di riferimento di Luciano Spalletti nello spogliatoio e perfetta incarnazione della voglia interista di raggiungere questo agognato obiettivo.
LISANDRO LOPEZ SV - Inutile girarci intorno, il centrale argentino è arrivato a gennaio solo per tappare una falla preoccupante. In campo nei 44 minuti contro il Bologna, è stato certo più utile nel fare gruppo che sul rettangolo di gioco. In bocca al lupo per la prossima avventura.
JOAO CANCELO 7 - Si è fatto attendere, colpa di un infortunio subito in Nazionale a settembre che lo ha costretto a inseguire un posto al sole. Ma da quando ha iniziato a correre non si è più fermato, costringendo Spalletti a dirottare Danilo D'Ambrosio a sinistra per far posto al portoghese. Cresciuto difensivamente con il trascorrere del tempo, al netto di qualche pausa è diventato rapidamente un'arma tattica determinante. Una rete (al Cagliari) e 4 assist probabilmente non chiariscono totalmente il suo apporto alla causa. Piede delicato e personalità da vendere. I 35 milioni per il riscatto oggi non sembrano per nulla troppi, peccato che non ci siano...
DANILO D'AMBROSIO 7 - Avvio di stagione sontuoso sulla corsia di destra, dove con Antonio Candreva ha formato un asse invidiabile. Lui è il primo a sostenere di non essere un fenomeno, ma è anche il primo tra coloro che sfruttano le proprie qualità al 100% e sopperiscono ai limiti con la caparbietà. Dirottato a sinistra nel girone di ritorno, una volta recuperato dall'infortunio, è stato meno a proprio agio ma si è sacrificato per la causa. E per la causa è stato vitale il gol del momentaneo 1-1 all'Olimpico, perché ha aperto una falla psicologica nella testa della Lazio.
DALBERT HENRIQUE 5 - Verrebbe da assegnargli un SV perché in tutta franchezza lo si è visto davvero poco in campo. Probabilmente, non ritenendolo pronto, Spalletti ha preferito evitargli traumi pubblici. Altrimenti non si spiegano le appena 13 presenze per uno dei maggiori investimenti estivi dell'Inter sul mercato. Eccesso di timidezza, paura di sbagliare e freno a mano tirato, ha fatto intuire parte del suo potenziale a Udine. Pochissimo però per chi era atteso come nuova freccia mancina in grado di arare la fascia. Il futuro, già nell'immediato, sembra portarlo lontano da Milano.
DAVIDE SANTON 5 - Spiace, perché è uno di famiglia. Però l'enorme e forse esagerata fiducia riposta in lui dall'allenatore non è stata ripagata sul rettangolo di gioco. In generale il compitino lo ha svolto, però le distrazioni contro Udinese, Roma e Juventus sono costate tanti punti in classifica.
YUTO NAGATOMO 6 - Ha giocato solo metà stagione, rispondendo come al solito con solerzia alle chiamate. L'apice, la standing ovation contro la Sampdoria, manifesto del cambio di rotta nerazzurro anche nel rapporto con il Meazza. Via a gennaio per non rimanere troppo a lungo in panchina a pochi mesi dal Mondiale, in soli 4 mesi è riuscito ad arricchire il curriculum con un titolo turco e a far innamorare i tifosi del Galatasaray.
JOAO MARIO 4,5 - Più delle prestazioni sul rettangolo di gioco, non certo di alto livello, e dell'eterna conflittualità con un le direttive tattiche, ha pesato sul suo voto l'atteggiamento indisponente e poco propositivo, tipico di chi non vede l'ora di andarsene. Eppure almeno all'inizio Spalletti gli ha mostrato fiducia, dandogli anche delle chance. Tutte, sistematicamente, sprecate. I tifosi lo ricorderanno soprattutto per l'errore sotto porta nel derby di Tim Cup contro il Milan, costato un'amara eliminazione.
ROBERTO GAGLIARDINI 6,5 - Inizio un po' letargico, in difficoltà per un ruolo border line tra campo e panchina, fino a quando Spalletti non ha optato per Borja Valero trequartista e la cerniera in mediana con lui e Vecino. Esperimento che ha fruttato molti punti, salvo poi mostrare dei limiti sapientemente celati in precedenza. Il momento peggiore forse contro la Roma, quando proposto da regista non ne ha azzeccata una. La svolta contro il Napoli al Meazza, al fianco di Brozovic: coppia in piena evolution, spezzata solo dall'infortunio al ginocchio contro il Cagliari.
MATIAS VECINO 7 - Eroe per caso, proprio al tramonto di una stagione che lo ha visto iniziare bene ma poi uscire lentamente di scena, a causa di una pubalgia che lo ha tartassato e di un'incompatibilità tecnica con le necessità dell'Inter strada facendo, soprattutto dopo l'ascesa di Rafinha. Non una stagione eccezionale, ma i due gol alla Roma (soprattutto il secondo) e quello a 9' dalla fine dello spareggio dell'Olimpico lo hanno eletto simbolo dell'impresa nerazzurra. Giusto premio per chi non si è mai risparmiato sul rettangolo di gioco e ha ampiamente ripagato l'investimento del club per strapparlo alla Fiorentina.
BORJA VALERO 6 - Chiedetegli qualsiasi cosa lui la eseguirà con la solita maestria. Spalletti lo ha fortemente voluto per distribuire pillole di serenità ai compagni e lo spagnolo è entrato subito nell'ingranaggio, agendo sia da regista sia da trequartista per assenza di candidature. L'esperimento ha funzionato a lungo, poi l'inevitabile calo fisico per uno che a 33 anni ha corso più di 25enni lo ha lentamente relegato in panchina, nel ruolo di 12esimo uomo extra lusso. L'infortunio di Gagliardini e le condizioni precarie di Vecino lo hanno costretto agli straordinari. L'anno prossimo sarà fondamentale con tanti impegni in calendario.
MARCELO BROZOVIC 7 - Sarebbe più o meno la media tra il 5,5 della prima fase di stagione e l'8 pieno della seconda. La svolta al Meazza contro il Napoli, quando in colpevole (da sua ammissione) ritardo Spalletti gli ha affidato le chiavi del centrocampo, affidando a Rafinha il ruolo di trequartista. Da quel momento, sia sui social sia in campo, Brozovic si è impadronito del palcoscenico e ha trascinato, al grido di #vogliamolachampions, i compagni fino all'obiettivo. Se tutto il pacchetto è stato la semplice esecuzione di un piano marketing per vendere magliette, dategli il Nobel per l'Economia.
RAFINHA ALCANTARA 7,5 - La diffidenza lo ha accompagnato durante le sue prime settimane a Milano. Non tanto per le qualità riconosciutegli, quanto per la lunga assenza dai campi di gioco nel suo biglietto da visita. C'è voluta tanta pazienza, molti piccoli passi fino alla condizione fisica migliore che lo ha eletto a valore aggiunto per una squadra che faticava a rendersi imprevedibile, nonché cuore tecnico della stessa. Due gol e tre assist nel suo bilancio, ma soprattutto la totale integrazione con il mondo nerazzurro che non vorrebbe lasciare per questioni economiche. La sensazione è che abbia conquistato persino Spalletti, che predilige un altro genere di trequartista.
YANN KARAMOH 6,5 - Da oggetto misterioso, quasi folkloristico al Suning Training Centre, speranzoso di briciole di visibilità nei finali di partita, si è ritagliato un ruolo di scheggia impazzita in grado di sconquassare le ben organizzate difese avversarie. Alla fine, un bilancio di 16 presenze a un gol, vitale, contro il Bologna nel momento più buio dell'annata nerazzurra. Importante il suo apporto quando Antonio Candreva ha iniziato il suo percorso verso il basso. C'è ancora da migliorare, chiaro, ma atletismo e mezzi tecnici non sono di secondo piano.
ANTONIO CANDREVA 5 - Chiudere la stagione a zero gol per un attaccante esterno è più di una delusione. Non che non ci abbia provato, se i numeri dicono che è il calciatore che ha tentato la conclusione più di tutti in Serie A. Aveva iniziato anche bene, assist, corsa e giocate di alto livello al servizio della squadra. Poi il calo evidente: impacciato, testardo, poco in sintonia con l'emergente Cancelo al quale toglieva campo per le sue accelerazioni. Spalletti lo ha accantonato per poche partite, riconoscendone le difficoltà. Poi lo ha richiamato all'ordine, sperando che la sua esperienza e il suo spirito di sacrificio fossero d'aiuto. Ma se è stato praticamente sempre sostituito a gara in corso, un motivo ci sarà.
EDER 6 - Spiccioli di campo per lui, titolare solo quando Mauro Icardi ha dovuto dare forfait per giunta nel periodo di maggiore down della squadra. Nel complesso, 3 reti ma è l'unico assist la sua giocata più importante della stagione, quello che ha smarcato il numero 9 e ha portato al rigore del momentaneo 2-2 contro la Lazio. Jolly offensivo, per Spalletti è stato prezioso quando c'era da alzare il baricentro.
ANDREA PINAMONTI SV - I soli 13 minuti in campo contro il Genoa e il primo tempo contro il Pordenone in Tim Cup non bastano per giudicarlo. Perciò, giusto andare a sensazione: la prossima stagione, ovunque sia, potrebbe essere quella della consacrazione.
PERISIC 7 - Vero è che per quasi tre mesi si è seduto mentalmente in panchina e non ha reso secondo le sue possibilità. Però anche in quei periodi di magra l'allenatore non ha mai rinunciato al suo apporto, rispetto all'altra ala Candreva. Questo perché pur marcando visita sul fronte offensivo, il croato si è sempre prodigato in fase difensiva con raddoppi e recuperi da centometrista. Una manna dal cielo per qualsiasi tecnico. Poi, a onor del vero, 11 gol e 11 assist sono un bilancio complessivo ottimo per chi di mestiere fa l'ala e non il centravanti. Giocatore con dei limiti, ma le qualità sono top level.
MAURO ICARDI 8,5 - Lo spot della Superga recitava: 'O si odia o si ama'. Un claim che da sempre accompagna anche l'argentino, i cui numeri sono indiscutibilmente da leggenda ma le cui prestazioni spesso sono state associate a un asterisco: se non segna sparisce dal campo. Anche in questa stagione è successo diverse volte, però mai come nella fattispecie Maurito ha conquistato tutti e ha spostato la lancetta odio-amore verso destra. Le 29 reti (capocannoniere con Ciro Immobile), tra cui la tripletta nel derby e il poker di Genova contro la Sampdoria, oltre a trascinarlo nella top ten dei bomber nerazzurri di sempre, hanno contribuito non poco al raggiungimento dell'obiettivo Champions. Che lui bramava forse più di chiunque altro. Premio strameritato.
LUCIANO SPALLETTI 8,5 - Qualcuno storcerà il naso, perché anche il tecnico di Certaldo qualche errore lo ha commesso in questa stagione. E lui stesso l'ha ammesso serenamente. Il grande merito però va ricercato non solo nel raggiungimento dell'obiettivo, nell'essere lì dove volevamo essere alla fine. E' soprattutto nella capacità di calarsi sin dal primo giorno nella parte, nello zampillare interismo senza retorica, nel convincere della bontà del proprio lavoro e di quello dei suoi ragazzi i tifosi interisti, sempre in massa al loro fianco al Meazza. Ha detto che avrebbe affrontato la stagione senza tregua, è stato di parola. E il popolo nerazzurro lo ha adottato con gioia, rivedendo nei suoi occhi la passione che lo spinge a credere sempre nel raggiungimento del traguardo. Ad maiora.
VIDEO - RIMONTA DA CHAMPIONS, TRAMONTANA IMPAZZISCE DI GIOIA!
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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