"Io non ho detto no al Napoli, ho detto sì al mio percorso al Bologna: non potevo andarmene a gennaio dopo tutta la fiducia che ha riposto in me quando venivo dalla retrocessione col Carpi". Simone Verdi torna sul caso sollevato da qualcuno dopo il suo mancato approdo alla corte di Sarri nel mercato invernate. Ecco qualche passaggio dell'intervista al Corriere della Sera.

Ma il caso è montato comunque.
"Già. E molto più grande del dovuto. Ho dovuto sentire tante falsità, cose brutte persino sulla mia famiglia e sulla mia fidanzata, che avrebbero interferito nella scelta. Poi ho sbagliato anch’io…".

In che senso?
"Avrei dovuto intervenire subito per spiegare e calmare le acque: invece la mia riservatezza, che ritengo un pregio, ha peggiorato la situazione".

E com’era la situazione?
"L’offerta del Napoli poteva cambiare la mia carriera, lo so. Ma, dopo avere giocato già in sei squadre, a 25 anni qui ho trovato per la prima volta la mia casa calcistica. Sento di avere un progetto da condurre fino a giugno".

Poi che succederà?
"Adesso pensiamo al presente, è meglio…".

Molti non le hanno creduto e hanno detto che dietro il no c’erano altri club, cioè i soliti: Inter, Milan, Juve…
"Mi viene da ridere. No, nessuno muoveva i fili. So ragionare da solo".

Il suo girovagare nel 2015 l’ha portata in Spagna, all’Eibar.
"Grande esperienza. Là vedono il calcio in modo diverso, c’è minore pressione mediatica, i tifosi non pensano solo a criticare. Qua è diverso, anche se ho apprezzato gli applausi dei tifosi dell’Inter a Palacio dopo il suo gol per noi a San Siro".

Palacio è un modello cui tendere?
"Sicuramente, e soprattutto per una cosa: non è mai invidioso, non fa pesare la sua storia e, anche se sta in panchina, dà sempre consigli preziosi. Per lui la squadra viene davanti a tutto".

Sezione: News / Data: Gio 15 febbraio 2018 alle 09:58 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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