Con l'addio di Walter Sabatini alla Roma, in Italia si è aperto una sorta di dibattito sulla statistica applicata al calcio. La Gazzetta dello Sport ha ascoltato alcuni pareri in merito, tra cui quello dell'ex tecnico nerazzurro Andrea Stramaccioni. "Sono un 'sabatiniano', perché prima di prendere un giocatore penso che sia sempre più importante l’'occhiometro' - dice l'allenatore del Panathinaikos -. Però voglio anche mettermi nei panni di un patron e posso capire che per il presidente di una squadra sia difficile avere un metro di controllo, di valutazione sull’operato dei suoi dirigenti. E allora, se non puoi contare coppe o scudetti, i numeri possono essere utili. E capisco anche che è una cosa molto americana: il calcio lì ha attecchito poco perché è poco codificabile, e lì sono fissati coi numeri. A me aiutano per valutare la prestazione, anche atletica, e anche come stimolo per il giocatore. L’applicazione statistica è delicata e va decodificata. Per esempio, come passaggi positivi noi consideriamo soltanto quelli che tagliano fuori un avversario. Io ho voluto Cristian Ledesma, il nostro playmaker, perché so che mi garantisce 15-20 passaggi di questo tipo a partita. Così riesco a misurare la sua prestazione: se va sotto una certa cifra, non va bene. Poi misuriamo i palloni recuperati, e penso ad Allan che aveva numeri straordinari nella mia Udinese e ora anche nel Napoli, e anche i palloni persi dagli attaccanti: più di 6-7 in un tempo non sono sostenibili. Però chiariamo: i numeri non dividono i buoni dai cattivi".

Sezione: News / Data: Dom 09 ottobre 2016 alle 11:37 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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