"Tutto confermato, l’Inter ha scelto di affrontare l’Europa League in modalità vergogna: puramente voluto ogni riferimento al titolone della Gazzetta di due settimane fa («Inter, ma non ti vergogni?»), prima pagina che sottolineava la figuraccia contro gli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva, vincitori per 2-0 a San Siro. Ieri il bis, si fa per dire, a Praga". Questo l'incipit del pezzo di Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta dello Sport, che giustifica quel famoso titolo della rosea e, anzi, rincara la dose dopo Praga."Il sentimento della vergogna dovrebbe riaffiorare - si legge -. Lo diciamo per gli esegeti che sui social, quindici giorni fa, ci accusarono di aver usato a sproposito la parola, inapplicabile allo sport. Sbagliato, cari «puristi» di Facebook e di Twitter: è doveroso provare vergogna per prestazioni sportive scadenti, specie se sfregiano la gloriosa storia di un grande club. Qui si parla dell’Internazionale, squadra che per nome e per blasone - tre Coppe Campioni/ Champions in bacheca - dovrebbe sempre onorare le coppe europee. Invece Frank de Boer, nelle prime due partite di Europa League, ha messo in campo formazioni piene di riserve, di giocatori che all’Inter hanno fatto il loro tempo: un po’ perché voluti da Mancini, il precedente allenatore, un po’ perché in involuzione tecnica e confusione caratteriale. La scusa della lista Uefa «obbligata» vale fino a un certo punto. Emblematico il caso di Andrea Ranocchia, bruciato sulla piazza nerazzurra. Ci auguriamo di essere smentiti, e lo scriviamo senza ipocrisie, ma allo stato attuale l’insistenza su Ranocchia equivale all’accanimento terapeutico. Si consiglia di far cambiare aria a lui e a diversa altra gente. Il mercato di gennaio dirà. Non è giusto però scaricare tutto sui calciatori, anche l’allenatore olandese deve farsi carico delle proprie responsabilità". 

Sezione: News / Data: Ven 30 settembre 2016 alle 11:49 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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