E' stata pubblicata su inter.it l'intervista realizzata da Eder con Inter Channel durante la trasmissione "Caffé Doppio". Alcuni stralci erano già usciti durante la giornata, di seguito l'intera chiacchierata con il canale tematico nerazzurro pubblicata sul sito ufficiale. 

"Sono nato a Lauro Muller, da bambino giocavo a pallone. Dopo scuola passavo da casa e poi andavo a giocare a calcio con i miei amici nei campetti, soprattutto calcio a cinque. Grazie a Dio la mia famiglia mi ha sempre potuto dare il massimo, i miei genitori lavoravano e abbiamo sempre vissuto bene. Nonni italiani di Nove? Sì, è curioso che siano di Nove, e io giochi attaccante (ride, ndr)".

"Sono contento perché non ho mai avuto il bisogno o l'aiuto di nessuno, se non di me stesso. Ho guadagnato la convocazione con Conte e poi l'Inter facendo bene con la Samp. Sono sempre arrivato dove sono per il lavoro, e continuerò a farlo perché il lavoro paga e le soddisfazioni arrivano. Ho girato tanto, ho vissuto tante situazioni, ho grande rispetto per tutte le categorie. Ho iniziato a Empoli, sono stato in prestito in giro, poi alla Samp, una società che mi ha dato tanto. Poi la Nazionale e l'Inter. Sono veramente orgoglioso perché ho guadagnato tutto sul campo. A Frosinone sono arrivato da ragazzino, e lì mi hanno dato tanto e sono contento che quest'anno stanno facendo bene. Anche a Brescia ho trovato degli amici anche fuori dal calcio, ogni tanto ci torno".

"Il mio piatto preferito è la carbonara, e so cucinarla anche io. Ho imparato a farla quando ero a Frosinone. A Empoli mangiavo i fagiolini toscani con la lombatina di vitello tipica toscana. A Brescia ho assaggiato la carne di cavallo, a Cesena la piadina, a Genova la pasta al pesto. E a Milano? Qui mangio tante cose diverse, ma direi il giapponese che mi piace tanto".

"Mia moglie l'ho conosciuta quando ero in Brasile, ci conosciamo da tanti anni, prima ancora di diventare calciatore. All'inizio non è stato facile, siamo stati lontani, ci vedevamo ogni 4-5 mesi. Ma era destino che dovessimo stare insieme. La prima volta che è venuta a Empoli con mia madre, non è tornata in Brasile. Eravamo in aeroporto e abbiamo deciso che rimanesse con me. Era una responsabilità perché da lì cambiava tutto. Sono quasi nove anni che è in Italia qui con me. Quando è nato mio figlio a Genova è stata un'altra prova di forza per noi. Ha quattro anni, e la prima cosa che mi dice quando arrivo a casa è: "Papà giochiamo a pallone".

"Sono molto cattolico, vado in chiesa una-due volte a settimana in zona San Siro. Mi piace stare vicino a Dio e potermi distrarre. È una cosa che si trasmette, è una cultura che avevo da piccolo e che mi è rimasta. I miei hobby? Non mi piace uscire più di tanto, sono tra gli ultimi uscire insieme a D'Ambrosio. Mi riposo quando arrivo a casa, poi magari porto Eduardo al parco, al cinema. Sto con lui, poi la sera andiamo a cena. Ma nulla di che. Guardiamo le partite e i cartoni, anche a mio figlio piace. Musica? Mi piace un po' di tutto, ascolto Bob Marley".

"Inter-Roma è una sfida importante per noi, lo sappiamo. La abbiamo fatta diventare tale proprio per i nostri ultimi risultati. Siamo sulla strada giusta, la Roma è un avversario molto forte e lo sta dimostando, ha giocatori di qualità. Abbiamo il vantaggio di giocare in casa, con i nostri tifosi e dobbiamo sfruttare questa cosa. Ci faremo trovare pronti. Al di là del grande giocatore che è Dzeko, la cosa più importante di una squadra è il gruppo. Dico che la Roma è una squadra forte perché sono un gruppo forte. Sono giocatori di personalità, di un certo livello".

Sezione: News / Data: Gio 23 febbraio 2017 alle 21:12
Autore: Mattia Todisco
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