Bernd Leno, giovane portiere del Bayer Leverkusen (22 anni), ha parlato in esclusiva alla Gazetta dello Sport, toccando ovviamente anche i tempi del calcio italiano.

Lei come ha iniziato? 
"Qui i giovani hanno spazio. In Italia, chissà quando e se giocherei. Nasco centrocampista. A 7 anni a un torneo mancava il portiere: il tecnico chiese chi volesse sacrificarsi e mi feci avanti". 

Come è arrivato poi al Leverkusen? 
"A 19 anni da perfetto sconosciuto. Giocavo in serie C con la seconda squadra dello Stoccarda. Perdemmo col Regensburg: segnò Tobias Schweinsteiger, fratello di Bastian. Una settimana dopo esordivo in Bundes col Werder: feci 33 gare su 34, nelle prime 3 non presi gol. A poco più di un mese dalla mia ultima gara in C giocavo a Londra col Chelsea in Champions. Ero così confuso che non sapevo più quale fosse la destra e quale la sinistra. Al termine della partita venne da me Cech: ci scambiammo la maglia e mi disse: “Ehi, Bernd: farai strada….”. Ero senza parole: conosceva il mio nome".

In Italia per i giovani non è così semplice… 
"Da noi i giovani giocano in amichevole come nella finale mondiale. Sono amico di Alex Merkel, ex milanista (e Genoa e Udinese, ndr). Mi ha detto che da voi è difficile trovare spazio. Gli allenatori si affidano a giocatori esperti, sperando che questi risolvano le partite. Puntare sui giovani è più rischioso: se sbagliano le critiche colpiscono gli allenatori, ma alla lunga portano tanti vantaggi".

Quali? 
"Non è un caso se da voi le partite finiscono spesso 0-0 o 1-0 e da noi invece ci sono più gol. Avendo giocatori anziani il ritmo di gioco da voi è lento. Da noi le partite sono più emozionanti e questo spinge la gente allo stadio, portando alle società più soldi. È tutto consequenziale: giocatori giovani, ritmo di gioco più elevato, più gol, più entusiasmo, più gente allo stadio e più soldi nelle casse delle società. Ma se manca il primo passaggio salta tutto".

La Serie A in questo è in ritardo? 
"Guardiamo i portieri delle big: Buffon, Handanovic, Diego Lopez, Abbiati. Adoro Buffon, credo sia uno dei più forti della storia e mi sembra anche serio, ma da voi i portieri sono più vicini ai 40 che ai 30. E questo è così in ogni ruolo. I club italiani che fino a pochi anni fa dominavano in Europa, vincevano la Champions, ora prendono molti parametro zero, puntando sull’esperienza e si trovano in difficoltà. Vi siete dimenticati di far spazio alla nuova generazione".

Così Donati, ex Inter, è venuto a Leverkusen nel 2013.
"Giulio è un bravo ragazzo che per ora ha ottenuto meno di quanto meritava. Per me è forte, mi piace perché è molto grintoso. Sono convinto che se continua ad allenarsi con la voglia di emergere che ha non ci metterà molto ad imporsi". 

 

 

 

Sezione: News / Data: Mar 23 settembre 2014 alle 12:12 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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