Per la rubrica '4 domande a...', la Gazzetta dello Sport ha intervistato Daniele Adani, grande doppio ex di Inter e Fiorentina, su alcuni concetti difensivi, in primis la differenza tra la marcatura 'a uomo' o 'a zona'. Ecco uno stralcio della sua chiacchierata con la rosea

La marcatura a zona su palla inattiva come va impostata? 
"La bravura di un giocatore in quella situazione è quella di non guardare solo la palla. Se fai così, perdi la profondità dei movimenti altrui. Il posizionamento ideale è... in diagonale: per avere la visione periferica e vedere l’avversario che arriva da dietro e per permetterti di muoverti in base alla traiettoria del pallone. In pochi secondi devi saper correggere la tua posizione in base all’evento in svolgimento". 

Nel difendere «a zona» si rischia l’indecisione del... mio-tuo. Come evitarla? 
"Sono fondamentali due concetti. Il primo: devi creare un castello con abilità e lettura della situazione. Il secondo: ognuno, dai difensori ai centrocampisti, deve sentirsi responsabile. La cosidetta deresponsabilizzazione, il mio-tuo insomma, porta ai fraintendimenti, a perdere il contatto e quindi ai gol. La squadra deve pensare come fosse una sola testa". 

L’Inter ha subìto da calcio d’angolo e da punizione laterale: la differenza c’è, giusto? 
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Certo: per dire, sul calcio d’angolo il fuorigioco non esiste. La punizione a volte trae in inganno la linea difensiva con la cosiddetta finta che spesso può sembrar banale pur avendo un suo perché. Due avversari sul pallone, uno finta di calciare e passa oltre: in quel momento gli uomini difensivi più vicini al secondo palo tendono ad andare verso il fondo alzando e ampliando di fatto la linea del fuorigioco. E in quello spazio, chi batte veramente la punizione e chi s’infila, sa andare spesso a nozze". 

Sezione: News / Data: Gio 11 febbraio 2016 alle 09:58
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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