Non c'è solo in Italia, ma di certo il nostro Paese non fa eccezione. Il pessimo vezzo di fischiare e insultare un proprio giocatore quando sbaglia, ormai, è abitudine consolidata negli stadi della penisola e sono sempre più rari i casi in cui si trovano incoraggiamento e applausi nonostante tutto. Nonostante, soprattutto, il risultato finale. Mi viene in mente la Toon Army del Newcastle, appena retrocessa in Championship, acclamare e omaggiare i propri giocatori dopo la partita che aveva sancito l'epilogo amarissimo. Era il 24 maggio 2009, il Newcastle si era appena arreso 0-1 davanti all'Aston Villa, ma i tifosi bianconeri, arrivati in massa a Birmingham, con commovente devozione, intonarono cori e canti per la loro squadra e per i loro beniamini. In Italia, calci e sputi e ''toglietevi le maglie, indegni!''.

Capisco che non tutti possano avere insito il modo di tifare anglosassone e guai a sedare lo spirito critico, però credo vadano distinti due tipi di contestazione: quella inutile e dannosa e quella sacrosanta. L'unica che possiamo definire sacrosanta è quella in cui il protagonista è in malafede o antisportivo. Ossia, se sbaglia per svogliatezza, se non c'è rispetto per il club o se compie atti contro l'essenza del calcio.

Tutto ciò per dire che trovo sbagliato fischiare e insultare Fredy Guarin, uno che ha dei limiti, uno che sbaglia parecchio, ma anche uno che ce la mette tutta e non si risparmia mai. Guarin gioca col cuore, lo si denota da tanti particolari. Capisco l'amarezza, capisco lo stupore e la rabbia per un retropassaggio di 40 metri che mette alla berlina Samuel e fa capitolare Handanovic, però va demarcata la linea tra dolo e buonafede. Tutti sbagliano, ma non tutti lo fanno volontariamente.

Se poi si parla di campo, in previsione della sfida di sabato col Bologna porto in dote il mio voto affinché giochi titolare Mateo Kovacic. Ormai tutti abbiamo capito che Alvarez perde troppo quando viene sacrificato mezzala e pure che non attraversa un momento di forma particolarmente felice. Con Guarin in questa situazione, diventerebbe un rischio riproporlo dal 1' pure contro i rossoblu. Soprattutto perché in panchina si dispone di un'arma come quella del croato, mai come ora candidato a prendere una maglia in mezzo al campo.

Mezzala o trequartista cambia poco: l'importante è che Mateo giochi e che trovi continuità. Adesso che tra il 4° e il 5° posto ci passa forse solo un turno preliminare di Europa League, sembra corretto puntare decisi sul 10 slavo, proprio come si sta facendo in attacco con Icardi. Davanti le alternative sono ridotte al solo Milito, però Mazzarri ha avuto il coraggio e la personalità per accantonare il Principe, nonostante le non perfette condizioni di Maurito. A questo punto vale la pena fare altrettanto con Kovacic. Si dia continuità al ragazzo, gli si creino le condizioni per farlo scendere in campo dal 1' e, al contempo, senza avere troppe responsabilità. Mateo è un talento purissimo, giovanissimo e che va fatto crescere con cura. Senza fiammate pericolose, ma anche senza sprechi.

Sezione: La Rubrica / Data: Gio 03 aprile 2014 alle 00:30
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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