Prima vittoria nerazzurra per Stefano Pioli, ma la sua Inter continua a perdere il controllo nella seconda parte di match e rischia di mandare all'aria anche il solido vantaggio acquisito contro la Fiorentina. Nonostante il 4-2 il tecnico deve pensare a correggere i limiti fisici e mentali dimostrati in campo sia nel successo sofferto contro la Viola che nella debacle di Europa League con l'Hapoel. Di questo e altro abbiamo discusso con il Professor Cornelis Van Combijk, specialista in Mental Training e Medicina dello Sport

Professore, come si spiega questi crolli dell'Inter nei secondi tempi?
"Sono crolli prima di tutto fisiologici e poi mentali. Ricordiamoci che la squadra ha già cambiato cinque allenatori in pochi mesi, non è facile ogni volta adattarsi a metodi d'allenamento totalmente stravolti. Prima c'era Mancini, poi De Boer, Vecchi, Marcelino e infine Pioli...".

Guardi che Marcelino non è mai stato all'Inter. 
"Sì che c'è stato. Non legge i giornali? Era fatta, poi però il giorno dopo l'hanno mandato via. L'unico esercizio che conosceva era il torello".

Alcuni hanno criticato la preparazione fatta con Mancini.
"Si sbagliano completamente. Con Mancini non è stata fatta alcuna preparazione".

E lei come lo sa?
"Ho un collega che lavora alla University of Portland, dove l'Inter quest'estate era in ritiro. Mi diceva che l'unica volta che li ha visti allenarsi è stata quando giocavano in spiaggia a racchettoni".

Poi è stato scelto De Boer.
"Lui ha iniziato a far lavorare la squadra seriamente con il pallone. Naturalmente c'era chi come Kondogbia non ricordava più cosa fosse quell'oggetto che rotolava sull'erbetta".

Tralasciando la breve parentesi di Vecchi, e anche quella di Marcelino, arriviamo a Pioli.
"Di nuovo, allenamenti rivoluzionati e cambio che fa perdere sicurezze alla squadra. De Boer aveva portato i suoi metodi di lavoro olandesi, mentre ora con Pioli si privilegia l'aspetto tattico. Ad esempio adesso alla Pinetina al posto del coffee-shop c'è una sala per le riunioni".

Pioli avrà anche il compito di lavorare sulla testa dei nerazzurri.
"Senza dubbio ha le capacità per ricaricare mentalmente la squadra. Lui è un grande motivatore e sa come toccare le corde giuste, lo ha dimostrato anche con il discorso fatto nell'intervallo della partita persa in Israele: i suoi uomini non lo stavano a sentire mentre quelli dell'Hapoel origliavano dal muro". 

Per chiudere le chiedo un parere sul caso Gabigol: 16 minuti a settembre, poi per due mesi nel dimenticatoio. È solo un problema d'adattamento?
"In realtà è un problema ben più serio. Da quello che so io il brasiliano ha la sindrome del morbo di Koutinh. Si manifesta soprattutto nei giocatori talentuosi che arrivano in Italia dal Brasile. Se l'Inter non troverà una cura sarà necessario mandarlo via da Milano. Prima che sia troppo tardi, potrebbe anche essere contagioso".

Sezione: Il Calcio Parallelo / Data: Mer 30 novembre 2016 alle 00:10
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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