Intervistato da Tuttosport, Paulo Dybala ha parlato del suo primo anno alla Juventus e delle sensazioni che ha provato nell'arco della stagione. "Una stagione straordinaria: per come abbiamo vinto lo scudetto, per come è successo tutto, per la gioia. E’ stato tutto come me lo aspettavo, perché nei miei tre anni in Italia mi ero reso conto che non c’era una squadra così forte e vincente come la Juventus, non esiste uno stadio come il nostro che impaurisce gli avversari, non c’è niente di simile. Sapevo di arrivare in una delle squadre più forti del mondo e così è stato", spiega l'argentino, inseguito anche dall'Inter nella scorsa estate. 
 
Ma allora quando tutto è iniziato così male, cosa pensava: oddio, ho sbagliato tutto? 
"No, non mi son mai pentito della mia scelta. Mai. Neppure nel momento più brutto quando avevamo dodici punti dall’Inter. Ero consapevole che avevamo cambiato molto, che molti di noi dovevano capire cos’era la Juventus, che molti meccanismi erano da sistemare. E soprattutto sapevo che tutto era ancora nelle nostre mani: bastava vincere le partite... e così è stato. E adesso è ancora più bello: l’idea di averlo vinto in questo modo rende tutto più entusiasmante". 
 
Come cambia la vita “da juventino”? 
"In modo radicale. E’ la squadra più amata, ha tifosi ovunque e sono davvero innamorati del club. Sono orgoglioso del loro affetto e di come mi hanno accolto". 
 
Ha percepito quello che viene definito anti-juventinismo
"Sì, noto la rivalità, un po’ ovunque, soprattutto sui social network. L’Italia è divisa in due: la metà più uno sono tifosi della Juventus, l’altra metà la odia. Ma è normale: in Argentina è la stessa cosa con il Boca e il River. Finché rimane una rivalità sana mi va bene così". 
 
Cambierebbe qualcosa del regolamento del calcio? 
"Non lo so... domanda difficile. Diciamo che servirebbe maggiore tutela per i giocatori di talento che spesso vengono picchiati un po’ troppo". 
 
Lei, effettivamente, prende molte botte. Si lamenta poco, però... 
"Prendo molte legnate, ma fa parte dei rischi del mio gioco. Sono in una posizione in cui i difensori devono farmi fallo se li salto. Lamentarsi non ha senso, se mi lamento l’arbitro mi ammonisce... Prendo le botte e sto zitto". 
 
Si vendica quando prende calcioni più duri del solito? 
"No, mai. Anche perché non sono capace e se facessi un fallo per vendicarmi prenderei subito il rosso, perché mi beccherebbero subito". 
 



 

 

 
 
 

Sezione: L'avversario / Data: Dom 01 maggio 2016 alle 08:15 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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