Intervistato da InterTV, Javier Zanetti ha parlato del suo senso di appartenenza per i colori della Beneamata: "La maglia dell'Inter per me è molto speciale. Sono arrivato in Italia con un grande senso di responsabilità: la casacca nerazzurra ha dietro di sé una storia bella e gloriosa che bisogna sempre onorare. Ogni volta in cui l'ho indossata ho cercato di dare tutto quello che avevo".

Su Russia 2018: "Mi aspetto un Mondiale molto equilibrato. Miranda? Penso che possa fare un grandissimo mondiale col Brasile: secondo me i verdeoro arriveranno tra le prime quattro. Per quello che rappresenta l'Italia a livello internazionale, mi dispiace tantissimo che gli Azzurri non prendano parte a questa manifestazione. Ma questa delusione - che fa triste anche me, visto che mi sento adottato italiano - può essere un punto di partenza, perché potranno essere modificate molte cose affinché il calcio italiano torni dove merita. Ero con i miei bambini nell'ultima partita di San Siro: non nascondo che i miei figli fossero molto tristi".

Sulla propria esperienza con il torneo: "Il ricordo più bello è il Mondiale '86, quando abbiamo vinto con il gol di Maradona contro l'Inghilterra. Ricordo la finale con la Germania: stavamo vincendo 2-0, poi ci rimontarono sul 2-2 ma la vincemmo comunque. Credo che lì sia esploso tutto il Paese. Rappresentare la propria nazione è qualcosa di molto speciale: tutto il mondo si ferma per questa competizione. Ricordo quando veniva annunciata la lista dei 23 convocati nel 1998: eravamo tutti lì davanti alla tv per aspettare l'elenco dei nomi".

Sul cammino con l'Argentina: "In Nazionale passavamo il tempo a giocare a carte ed a parlare. Ci radunavamo sempre nel magazzino, per raccontare le storie che stavamo vivendo nei nostri club. Vivere tutti questi momenti è la cosa più bella che ti lascia il calcio. Come mi preparavo ad una partita? Parlando con i miei compagni e pensando che non tutti hanno il privilegio di rappresentare la maglia del proprio Paese. L'Argentina è sempre destinata ad essere protagonista in un Mondiale: questo può pesare, ma quando si scende in campo bisogna dare il meglio di sé a prescindere da queste cose".

Ancora sui Mondiali: "Credo che siano la competizione massima a livello nazionale. Quando vieni convocato per la prima volta in Nazionale vuol dire che puoi rappresentare il tuo paese in ogni parte del mondo. Sai che dietro di te c'è tutto il Paese che tifa: lo sogni fin da bambino. Questo è motivo di orgoglio ed onore, una cosa molto speciale. E' una cosa molto speciale, perché si vive la passione per il calcio: tutto il mondo si ferma per questa competizione. Per quelli che amano il calcio è una cosa meravigliosa. E' bello rappresentare la propria nazione, soprattutto adesso che sono papà di tre bambini".

Sulla preparazione: "Dopo una lunga stagione, devi sicuramente concentrarti per quello che sarà il Mondiale. Così è stato per noi: ricordo che arrivavo ai due Mondiali che ho disputato avendo giocato tante partite, ma la preparazione arriva da sé. Ho compiuto il sogno d'indossare la maglia della Nazionale: è stata una grande emozione, non nascondo che avevo tanta felicità. Nella prima partita c'era la mia famiglia con me ed i miei amici, che mi vedevano giocare insieme a loro nel quartiere. Ricordo lo stadio del Saint-Etienne, contro l'Inghilterra: perdevamo 2-1, poi ci fu una giocata che avevamo studiato per 4 anni e non era mai riuscita, lì funzionò e feci gol. Fu una notte magica ed interminabile, perché andammo fino ai rigori e ci fu un finale felice. Feci un gol che è rimasto nella storia".

Sui compagni di allora: "Stiamo parlando di grandissimi campioni, che magari affrontavo nel campionato italiano o in Europa. Quelli che già conoscevo mi davano sicurezza, io ero consapevole della propria bravura".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 26 giugno 2018 alle 21:37
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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