Intervistato da SportItalia, l'allenatore della Primavera dell'Inter, Stefano Vecchi, ha parlato dei suoi ragazzi ma non soltanto. Il tecnico, nato a Bergamo il 20 luglio 1971, ha ripercorso anche i suoi primi anni di carriera e si è proiettato nel futuro.

GLI INIZI - "I primi calci li ho dati nel cortile di casa, poi all'oratorio. Non c'erano scuole calcio, quindi si giocava dopo la scuola dove ti trovavi. Tra il 1986 e il 1990 sono stato all'Inter con due anni di Allievi e due di Primavera. Impegnativo perché poi tornavo a casa la sera tardi. Anni di sacrifici, ma fatti molto volentieri. Sono riuscito ad abbinare calcio e scuola, dove non ho mai fatto fatica. Mi sono diplomato, poi non ho avuto costanza e continuità per la laurea".

LE DIFFERENZE - "C'è differenza tra l'essere stato calciatore 30 anni fa ed esserlo oggi. Mi rivedo in questi ragazzi per tanti sacrifici che fanno e onestamente penso siano molto più bravi di quanto ero io. Per caratteristiche potevo essere associato a Oriali, ero un mediano che correva tantissimo senza qualità tecniche elevate".

LA CARRIERA IN PANCHINA - "Da giocatore ho fatto 15 anni di Serie C, ho deciso di smettere quando ho capito di far fatica. Allora ho provato una nuova avventura. Nel giro di un paio d'anni mi son ritrovato a essere un allenatore di categoria in Lega Pro grazie all'esperienza con la Tritium. Poi SPAL, Südtirol e Carpi in Serie B: esperienza importante che purtroppo non è finita benissimo. Da neopromossi, eravamo nella metà alta della classifica. In seguito è arrivata la telefonata di Samaden: vedevo scetticismo, ma gli ho chiesto solo di darmi una chance".

LA PRIMAVERA NERAZZURRA - "E' nata questa storia che stiamo portando avanti. Bisogna preparare questi ragazzi per un futuro tra i 'grandi', qui ci sono le strutture adatte per analizzare e studiare allenamenti e partite. L'obiettivo è chiaro. Le vittorie al Viareggio e in Coppa Italia? Bellissime. E non dimentichiamo campionati sempre di vertice, vincendo sempre il nostro girone. Ora speriamo di arrivare almeno alla finale. Di giocatori rappresentativi posso citare Bonazzoli il primo anno, anche se lo abbiamo avuto poco. Dico Radu, Palazzi, Rocca: tutti ragazzi che sono tra A e B. Per l'anno scorso cito Zonta, Bonetto, ancora Rradu, Fofana. Ora mi auguro sia la stagione di Pinamonti, anche se ormai – per fortuna . Sembra indirizzato alla prima squadra. Dietro a tutte queste vittorie, al di là della società che non ci fa mai mancare nulla, c'è uno staff davvero ottimo e affiatato. Perché mi vedete da parte durante le esultanze? Mi fa piacere vedere gli altri esultare, non ci tengo che esultino con me. Preferisco lo facciano tra di loro e che si vincano le partite, non serve coinvolgere l'allenatore".

LA PRIMA SQUADRA - "Cosa mi ricorda il 3 novembre? La partita di Europa League con il Southampton. L'abbiamo preso come un premio da parte della società di farci condurre la squadra per due gare (Saints e Crotone, ndr): una grandissima esperienza per me e per lo staff. Felice di quello che abbiamo fatto con loro: in Inghilterra, in un match difficilissimo, siamo andati vicini a fare l'impresa; in casa con il Crotone abbiamo vinto una partita, cosa mai scontata in Serie A. I ragazzi si sono messi subito a completa disposizione, è stato molto semplice gestire questi grandi campioni. E anche con Pioli sta accadendo lo stesso, dimostrando di avere valori tecnici e umani notevoli. Si vedeva la volontà di cambiare marcia, Pioli molto bravo a farli rendere. Poi nessuno choc tornare nel nostro contesto".

I COLLEGHI - "Attualmente mi piacciono Sarri e Spalletti:sono allenatori che danno un'impronta loro e che mettono idee loro in campo. Sicuramente anche Conte, che sta facendo benissimo in Inghilterra dimostrando grandissima elasticità tattica, mentre in Italia veniva visto solo come un forte motivatore".

LE PREFERENZE - "Il giocatore più forte di tutti i tempi per me resta Platini (sorride, ndr). Attualmente dico Messi: dovrebbe essere l'esempio per tanti giovani perché sa abbinare qualità tecniche a un'immagine pulita senza troppe copertine. Forse è anche il più forte di sempre".

I SOGNI - "La mia ambizione è sempre quella di poter fare meglio. Per il momento, ripeto: vogliamo vincere qualcosa con l'Inter e lanciare giovani in prima squadra. C'è la voglia di riprovare con i 'grandi', ma qui non mi manca nulla, faccio quello che mi piace. Ho serenità e consapevolezza di vivere in un contesto top sotto tutti gli aspetti". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 05 marzo 2017 alle 10:55 / Fonte: SportItalia
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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