Dopo il consueto giro di interviste mediatiche, Luciano Spalletti, allenatore dell'Inter, arriva nella sala stampa dello stadio di San Siro per il commento del match contro l'Udinese, culminato con la prima sconfitta stagionale dei nerazzurri. FcInterNews.it, presente col proprio inviato, vi riporta le parole del tecnico:
Che cosa è mancato all'Inter?
"E' mancato di rientrare in campo come eravamo usciti; è mancata questa qualità che ha fatto la differenza sin qui, la gestione della palla. Abbiamo sbagliato palloni facili, era successo in altre partite ma solo verso la fine poi eravamo riusciti a rimetterci in carreggiata. Oggi c'è stata un'involuzione che non mi aspettavo nemmeno io".
Era presente Thohir, ha avuto modo di parlargli?
"Non l'ho visto, l'avevo già conosciuto in tournée in Cina".
Teme una sorta di contraccolpo psicologico dopo questa sconfitta?
"E' un'insidia, vedremo come la squadra rientrerà e come si comporterà nei prossimi allenamenti. Per quello che ho visto disposizione sono tranquillo, ho potuto constatare dal primo momento che ci siamo conosciuti che questi ragazzi sono dei professionisti che vogliono fare le cose per bene. Vogliamo renderli partecipi di una condizione fisica e mentale per vedere se a qualcuno va aggiunto o tolto qualcosa, finora le risposte di questo extracontatto sono sempre state corrette. L'evidenza dei fatti ha dato la risposta: siamo molto organizzati nel fare la nostra professione. Questa settimana valuterò se c'è qualcosa di diverso, ma il responso sin qui è stato positivo. Si è perso".
Siamo al 16 dicembre, c'è una scadenza per la chiarezza?
"No, io lo faccio solo per tutelare la squadra e non renderla intasata dai discorsi. Se si incomincia a dire di partenze e arrivi, poi diventa un rimestare più contenuto. Si rifanno i nomi di giugno dove sembrava arrivasse chissà chi poi è stato tutto più difficile. Non ci facciamo del bene perché ragioniamo in base al nostro luogo e al nostro spogliatoio. Non vedo perché bisogna mandare certi messaggi ai giocatori. Poi queste finestre di mercato permettono di arrivare a una linea dove si può arrivare a qualcosa, prendere in considerazione ciò che succede è corretto. Ma a me non sembra vero che si possa andare a prendere giocatori che migliorano a prescindere la squadra se non capita l'occasione giusta. Ma questo lo diranno i direttori".
Il calo vistoso nella ripresa ha a che fare col fatto che avete giocato tre gare in sette giorni?
"No, l'allusione è corretta ma secondo me no. Nel primo tempo abbiamo finito bene, poi continuiamo a essere più bravi nell'avere pazienza. Nella ripresa nei primi dieci minuti abbiamo perso tante palle e loro sono ripartiti, ma lì delle letture non sono state fatte per quello che era il contesto. Loro sono stati bravi a prenderci in questi erroretti e guadagnarci".
I tifosi hanno applaudito a fine gara. Il risultato pesa per la pesantezza in sé o per come è arrivato?
"Preferisco sempre vincere giocando male che perdere giocando bene. Non me lo aspettavo, ero in linea con quello che avevamo costruito. Si fa un'analisi approfondita del fatto di aver perso cinque palloni in 10 minuti, se poi gli altri sono bravi a costruirci questa differenza si fanno i complimenti e si va a lavorare in maniera più dura per evitare nuove indecisioni".
Cosa l'ha spinta a togliere Brozovic? Problemi fisici o segnale alla società?
"No, l'ho cambiato perché non si riusciva a prendere in mano il pallino e ho cercato una quadratura. Le intenzioni sono queste, poi non devo mandare segnali alla società perché gli incontro ogni giorno. Pensavo fosse la cosa giusta, in quel momento pensavo a giocatori che saltavano l'uomo, per questo ho messo prima Karamoh. Poi Perisic e Candreva sanno ripartire e Karamoh ha lo spunto che però non è riuscito a far vedere. Deve costruirsi perché è ancora un ragazzino".
Perché ci sono dubbi ancora sul mercato?
"Per me non ci sono dubbi, c'è la constatazione di dover gestire delle cose. Che non fa cambiare assolutamente niente rispetto alle nostre intenzioni e il nostro obiettivo. Ma siccome si ricomincia a dire quei nomi dico le cose che vanno dette, se no quando si fanno troppi discorsi e poi non si sa come riparare. Ci sono i professionisti del dubbio e noi bisogna essere professionisti nel toglierli il più possibile o nell'ignorare. Meglio se si fa chiarezza e si dicono le cose".
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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