Di fianco ha un colosso, bravo come non se ne ricordano molti. Avanti nel tempo c’è in arrivo un altro che non scherza mica. Dal canto suo, un palmares come pochi, esperienza internazionale sufficiente per portare a scuola molti suoi compagni, un percorso in nerazzurro tutt’altro che negativo, ma inevitabilmente viziato da compagni di reparto spesso non all’altezza e dai cali collettivi in cui, per la verità, lui stesso a un certo punto finiva per tirare indietro la gamba con fastidiosa e brasileira parsimonia. Ora, invece, un rendimento di nuovo elevato, da protagonista silenzioso di una retroguardia dalla solidità ritrovata. Alla luce di tutte le variabili appena introdotte, la domanda sorge spontanea: quale futuro per Joao Miranda?

SCADENZE E COMPLEANNI - La situazione contrattuale del brasiliano, per la verità, potrebbe fornire una risposta già di per sé sufficientemente esaustiva: Miranda è in scadenza 2019, un sicuro ritorno in patria in programma per gli ultimi scampoli di carriera e qualcosa ancora da dare al calcio europeo. Lui stesso, nelle scorse settimane, ha più volte ribadito la sua ferma volontà di restare nel Vecchio Continente fino a quella data, prima di riabbracciare gli amati colori del San Paolo. Eppure, i rumours di mercato danno il brasiliano in bilico a fine stagione: l’Inter, in vista della scadenza contrattuale al termine del prossimo campionato, potrebbe decidere di tirare su qualche milioncino a giugno anticipando la sua partenza, invece di perdere il suo centrale a zero l’estate successiva. La stessa carta d’identità, col trentaquattresimo compleanno in arrivo a settembre, spingerebbe appunto la dirigenza nerazzurra a tentare la cessione, così da monetizzare, seppur in misura minima, con un giocatore che poi di fatto andrebbe senz’altro ad attendere il termine naturale del suo rapporto di lavoro con l’Inter per scegliersi in serenità dove spendere i suoi ultimi gettoni.

PREZIOSO - Ma sarebbe saggio privarsi di Miranda già in estate? Spalletti non sembra pensarla così: ieri, nel postpartita di Inter-Verona, non ha potuto evitare di pensare al suo centrale, che nonostante la veneranda età (dal tecnico portata con un’iperbole fino ai 40 anni…) è titolare inamovibile della sua Nazionale, con cui va di frequente in gol e si disimpegna in prestazioni difensive di tutto riguardo accanto a un tal Thiago Silva. Miranda, però, è prima di tutto importante per l’Inter, oltre ogni apparenza. Non inganni il fatto che abbiamo tutti gli occhi (e il cuore, ça va sans dire) ricolmi di Skriniar, delle sue spallate dominanti, dei palloni che sradica, del fatto che lo slovacco non butti mai via un pallone in uscita. Accanto a lui, quando gli acciacchi fisici ormai frequenti glielo consentono, c’è un brasiliano smilzo, talvolta addirittura emaciato, ma dotato di un’intelligenza superiore, che gli consente di prodigarsi in letture sublimi, diagonali perfette e padronanza del reparto, il tutto condito da quel passo elegante col quale riesce a tenere a bada anche i più piccoli e sguscianti avversari.

IL GRANDE VECCHIO - È vero, pare difficile immaginare che Stefan De Vrij non sia un titolare della prossima Inter: la potenziale coppia con Skriniar fa già sognare. Dietro di loro, però, serve un Miranda. Altrove, con atteggiamento intelligente, prendono Benatia, Rugani, Caldara ma non dismettono Barzagli. Tornando al nerazzurro, sarebbe pericoloso dimenticarsi che De Vrij è sì un grande, ma è anche fragile come una libellula. Un terzo centrale alla pari con i primi due è una necessità ovvia, anche in considerazione del fatto che l’Inter l’anno prossimo avrà un terzo impegno e che – si spera – questo terzo impegno magari vedrà i nerazzurri cimentarsi in una coppa che Miranda conosce meglio di quasi tutti i suoi compagni messi insieme. Chi meglio di lui? Accanto alle speranze sui riscatti di Rafinha e Cancelo, accanto alla fiducia nella coppia difensiva dell’Inter che verrà, nessuno si dimentichi di Joao Miranda. Perderlo, da un punto di vista economico e tecnico, rientrerebbe in quella serie di mosse incomprensibili e autolesioniste che, perché l’Inter torni grande, devono ridursi al minimo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 01 aprile 2018 alle 14:28
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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