Prima intervista italiana dopo il suo arrivo all’Inter per Lukas Podolski, che affida le proprie sensazioni sul suo arrivo in Italia, sulla Serie A e sulla sua nuova vita in nerazzurro, tornando anche sul suo arrivederci all’Arsenal, ai microfoni del quotidiano La Stampa. Ecco i passaggi più importanti dell’attaccante di Gliwice, primo grande botto del mercato di gennaio della formazione di Roberto Mancini:

Podolski, il campionato italiano sta rispecchiando le sue aspettative?
“Sapevo che c’erano delle difficoltà. Per adesso ho giocato poche partite ed era importante non perdere. Ogni settimana faccio progressi, l’importante è giocare e riportare l’Inter in Champions”.

Da Wenger a Mancini: due mondi diversi?
“Ogni allenatore ha le sue idee e non è mai facile fare paragoni, piuttosto ho trovato la Serie A molto particolare. In due parole: tattica e difensivismo. La Premier resta il campionato che preferisco perché c’è più dinamismo e voglia di combattere fino alla fine.

Il catenaccio resiste…
“La Sampdoria mercoledì dopo aver preso il gol ha rinunciato ad attaccare. Spesso le gare sono così e per noi attaccanti diventa difficilissimo trovare spazi”.

Cosa ha pensato quando si è trovato in mano uno dei bigliettini che Mancini vi consegna durante le partite?
“E’ capitato durante la gara con la Juve, è un metodo efficace per capire. Altrimenti dovremmo sentire urla o peggio ancora interpretare gesti”.

Che tipo di presidente è Thohir?
“Con lui ho parlato una volta, mi ha fatto una buona impressione. L’Inter resta uno dei club più importanti al mondo, in fondo non si vince da cinque anni, non si parla di preistoria”.

Il suo prestito scadrà a giugno, quando verrà presa una sua decisione sul suo futuro?
“Non è un discorso che riguarda solo me, ma voglio giocare”.

Quindi se si troverà bene chiederà a Wenger di lasciarla andare?
“Si vedrà, non mi piace fare proclami. Per adesso sono molto felice”.

Scommetterebbe tutto ciò che ha guadagnato sul terzo posto dell’Inter?
“Assolutamente”.

Cosa non ha funzionato in questi mesi con Wenger?
“Per me non è un problema stare in panchina, ma all’Arsenal succedeva troppo spesso. Ho segnato due gol in Champions e mi hanno rimesso fuori, non mi è piaciuto. Per fortuna è arrivata la chiamata di Mancini”.

Ci tolga una curiosità: ma è vero che da piccolo tifava per la Juventus?
“Ho sempre ammirato Davids, Zidane e Del Piero ma ho sempre tifato prima il Colonia e poi il Barça”. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 23 gennaio 2015 alle 10:25
Autore: Christian Liotta
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