Sono parole al veleno quelle rilasciate da Sulley Muntari al Corriere della Sera. Il centrocampista ghanese, passato a gennaio dall'Inter al Milan, ha svelato tutti i retroscena del suo fallimento in nerazzurro e della sua 'resurrezione' sull'altra sponda di Milano. Se di resurrezione si può parlare.

Sulley, cos'è che non è andato all'Inter?
Non lo so. Io mi allenavo molto seriamente, facendo di tutto per farmi trovare pronto. Non so però cosa avessero loro (i dirigenti nerazzurri, ndr) in testa. Le cose brutte che si fanno, però, poi tornano indietro. Dio dice così e io ci credo tanto.

Quanto sono stati difficili gli ultimi mesi ad Appiano Gentile? Ti sentivi depresso?
Io non mi deprimo mai. Facevano tutto loro, ma io davo il massimo. Non ci si comporta così tra esseri umani e loro ne hanno fatte di tutti i colori.

Ma loro chi?
Mi riferisco a Marco Branca. Scriva correttemente il nome, mi raccomando.

Cosa ha fatto Branca?
Io sono uno che rispetta sia il bambino e sia l'anziano, ma Branca quando entrava nello spogliatoio voleva che mi 'inchinassi', quasi come se fosse il mio Dio. Io gli ho detto: "Amico, siamo tutti e due dipendenti di Moratti. A me lo stipendio lo paga lui". Nessuno in squadra lo sopportava.

E come mai si comportava cosi? Ti sei mai chiesto perché?
Non lo so. Io sono più uomo di lui, sono una persona pulita. Lui è un falso. Sa perché ha cacciato Lele Oriali?

No.
Oriali è una persona per bene. Lui ha capito che se fosse rimasto avrebbe fatto il bene per la società.

Ma è assurdo che il rapporto tra te e Branca sia stato così burrascoso, senza che mai sia successo nulla.
Diceva che io ero una brutta persona che faceva casino. Dopo tre anni non ce la facevo più, quindi ho detto a quello che sta sempre affianco a lui. Come si chiama?

Ausilio.
Ecco, gli ho detto di riferire a Branca che la mia pazienza era giunta al capolinea e che non doveva permettersi più di sparlare.

Che differenza hai trovato con i dirigenti del Milan?
Le persone vere si notano subito. Branca non mi è piaciuto dalla prima volta, loro (quelli rossoneri) sono gente per bene. Con loro sono me stesso, rido e scherzo. Non indossano abiti eleganti alla James Bond per venire in allenamento, come invece fa qualcuno.

Sulley, all'Inter 70 presenze e 7 gol, al Milan 9 partite e già 3. Come mai?
Due, non tre.

E quel gol alla Juve...
Non voglio alimentare polemiche. Tutti possono sbagliare. E' facile giocare in questo gruppo di campioni, oltre ad essere divertenti. E qui non ci sono gruppi separati, stiamo tutti insieme.

In che senso? All'Inter ci sono gruppetti?
Non ne voglio più parlare. Dell'Inter rispetto soltanto tre persone: il presidente, il cuoco e il team manager. Poi i miei ex compagni e tutti i tifosi.

Come hai trovato Ibra adesso, da quando era all'Inter? E' cambiato?
Sì, ora ha i baffi! In realtà è lo stesso campione di sempre.

Se doveste vincere lo scudetto, dedicheresti il successo all'Inter che non ha creduto in te?
No, mi hanno dato la possibilità di venire qui a vincere. Lo dedicherei alla mia famiglia e al mio ex compagno Morosini. Bravo ragazzo, molto timido. Se facevi un contrasto duro in allenamento non reagiva e si girava dall'altra parte. Oggi sarò al suo funerale per salutarlo. Com'è triste finire la vita così, ma bisogna accettarla così come viene.

Alessandro Cavasinni - Mario Garau

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 19 aprile 2012 alle 10:16 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni
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