Lunga intervista per Massimo Moratti, in visita ieri alla redazione de Il Giorno a Milano. L'ex presidente ha parlato di tantissimi temi: da Juventus-Inter di domenica prossima alla svolta data dall'arrivo di Pioli, passando per le suggestioni di mercato, la forza di Suning e i ricordi (brutti) legati a Calciopoli. Ecco l'intervista apparsa sul quotidiano milanese:

Si aspettava di arrivare in queste condizioni a Juventus-Inter?
“Non pensavo facessimo in tempo ad essere così vicini. Pensavo saremmo risaliti perché Pioli è bravo e lo è anche Zhang Steven, ma non con questa velocità e continuità”.

Da quasi vent'anni di Juve-Inter si ricorda lo scontro Iuliano-Ronaldo. Le viene in mente un'altra sfida?
"Del periodo con mio padre alla presidenza ricordo una doppietta di Bettini. Vincemmo in casa della Juve, che era sempre forte, anche se noi andavamo bene".

Lei negli anni ha portato via diversi giocatori alla Juventus, tra cui Ibra e Vieira. Allora si parlò anche di Buffon, ma ci ha provato davvero?
“No, anche se abbiamo sempre avuto un rapporto molto simpatico quando ci siamo incontrati. Ibra e Vieira non sono stati portati via anche se poi qualcuno parlò di scippo e questo non mi fece piacere. Furono trattati e fui ringraziato dai dirigenti della Juventus per averli acquistati, mettendo in condizione la loro società di fare cassa in un momento difficile”.

Oggi chi soffierebbe alla Juve?
“Dybala. Avrei tentato di prenderlo a tutti i costi, quando lo ha trattato l'Inter io stavo andando via. Ma ne toglierei più di uno ai bianconeri, anche Higuain è fantastico”.

Juventus-Inter è meno avvelenata rispetto agli anni di Calciopoli?
“Direi di sì. Anche se poi le famiglie Agnelli e Moratti provavano a ricucire, calcisticamente era avvelenatissima. Oggi per fortuna è cambiata la guida del calcio. Allora andava evidentemente in una certa direzione, c'era un controllo da parte di un gruppo e da chi aveva responsabilità ufficiali in questo mondo. Dopo non è successo, man mano si è normalizzato tutto e oggi non ho minimamente la stessa sensazione. Penso che Tavecchio abbia fatto benissimo”.

A proposito di cambiamenti, ha chiesto lei a Suning di stare più a contatto con l'Inter...
"Chi prende un club deve stare vicino al gruppo. A prescindere se la proprietà sia straniera o italiana".

Thohir non lo aveva fatto e lei lo ha rimarcato...
"Quello di Thohir è stato un passaggio. In parte è riuscito nel suo intento e in parte no. Voleva fare di più ma entro certe regole. Al contrario, Suning vuole investire e la situazione è ben diversa".

Lei continuerà a fare solo il tifoso?
"Mi ci sono abituato, anche se all'inizio non è stato facile".

E' finito il tempo delle grandi dinastie come lo è stata la lunga era Moratti?
“Dal punto di vista economico è normale che una famiglia non possa affrontare le cifre che mettono sul piatto i cinesi. Sotto l'aspetto gestionale non cambia nulla. Quel che conta in una società è avere qualcuno che si prenda le responsabilità, i giocatori sentono la sua presenza. D'altronde chi prende una squadra di calcio deve sempre stare vicino al gruppo. Quello di Thohir è stato un passaggio. In parte è riuscito nel suo intento, in parte no. Voleva fare di più ma entro certe regole, al contrario Suning ha intenzione di investire e la la situazione è diversa. Personalmente mi sono abituato a fare il tifoso anche se all'inizio non è stato facile”.

Con lei c'era Mou, lo Special One, ora si è passati al Normal One?
“Sì ma Pioli è un 'Normal One' deciso, non un buono che lascia fare. Ha polso, ama la disciplina nel gruppo ed è una persona di carattere, solo non fa palcoscenico e lavora. Mi ricorda Ranieri, per discrezione e normalità. Un gran signore. Il Leicester è stato un lampo fantastico. Uno schiaffo alla presunzione delle grandi squadre”.

Se l'avessero interpellata sul caso De Boer-Mancini sarebbe andata a finire diversamente?
“La cosa più giusta sarebbe stata forse chiudere a giugno con Mancini o tenerlo tutto l'anno. L'errore è stato trascinare qualcosa che prevedibilmente avrebbe portato a cambiare tecnico a pochi giorni dall'inizio del campionato. Credo che Thohir volesse prendere De Boer già dall'anno precedente. Dare un giudizio sull'olandese è difficilissimo. E' stato un pasticcio, risolto benissimo con l'arrivo di Pioli”.

E' vero che le piace molto Conte, pur essendo l'opposto di Pioli?
“Ma i tecnici piacciono al di là del carattere, l'importante è che ti facciano vincere. Ho visto il Chelsea l'altro giorno e ho visto il solito trascinatore. E' bravissimo anche tatticamente”.

Meglio Conte o Mourinho?
“Beh per Mourinho c'è grande riconoscenza. Ci sentiamo ancora e lui è affettuosissimo nei confronti miei e dell'Inter. Ne ha un grande ricordo, credo sia quanto di più bello gli sia accaduto in carriera. L'ha vissuta con passione ed è qualcosa che rimane”.

C'è un giocatore che in questo momento la affascina come Recoba?
“Ho molta ammirazione per Icardi, ha un modo di giocare all'antica ma di grande potenza. Mi piace molto anche Joao Mario, ha uno stile molto bello ed elegante”.

L'Inter è pronta ad accogliere uno come Messi?
“Non posso conoscere le intenzioni e le opportunità che possono nascere dal mercato, ma certamente i nostri nuovi proprietari non si tirerebbero minimamente indietro. Stanno lavorando sul core business, cercando di fare in modo che la squadra sia così forte da trascinare tutto il resto. Che sia con Messi o altri giocatori della sua caratura”.

Se dovesse arrivare un successo allo Juventus Stadium si potrebbe pensare anche allo scudetto?
“Beh, quando sei lì... Credo che già pensare oggi al secondo o terzo posto sia un anticipo sui tempi, con quel che è successo a inizio stagione. Un'opportunità concreta, considerato che non abbiamo vinto per colpi di fortuna. Non porrei un obiettivo così alto solo perché può sfasare questa marcia della squadra, arrivata in maniera molto umile. Anche il pareggio potrebbe essere un buon risultato, ma dovesse arrivare la vittoria saremmo obbligati a pensare anche al primo posto”.

Immaginiamo che vedrà la partita da casa...
“Beh una volta seguivo la squadra in trasferta a Torino. Ho smesso dopo la partita del '98 del famoso rigore di Iuliano su Ronaldo...”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 31 gennaio 2017 alle 08:15
Autore: Mattia Todisco
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