La gara appena passata agli archivi contro il Bologna ha lasciato in dote se non un caso, quantomeno una situazione spinosa da dover gestire, quella inerente a Geoffrey Kondogbia. La sostituzione dopo appena 28 minuti non può non lasciare strascichi che, con il giusto pragmatismo, dovranno essere risolti da Frank de Boer.
Kondogbia non ha avuto un avvio felice contro i rossoblù e il tecnico ha spiegato anche i motivi: “Abbiamo parlato la mattina prima del match, ma lui non vuole ascoltare”. Parole pesanti come macigni, dal retrogusto di bocciatura. Anche perché spesso nel calcio si dice pubblicamente solo la metà di ciò che si vorrebbe, ma è chiaro che De Boer ha lamentato la mancanza di semplicità unita alla scarsa concentrazione reiterata del francese, limite che si trascina dietro ormai da un anno.
Analizzando i ventotto minuti nello specifico, il francese, chiamato a sostituire l’infortunato Joao Mario, avrebbe dovuto essere l’uomo da transizione, gestire la sfera in due tocchi massimo per cercare subito il compagno smarcato. L’Inter ha incantato contro Juventus ed Empoli proprio per la rapidità nella gestione del possesso, puntualmente in verticale. Non farlo, specie in casa, si traduce in prevedibilità che regala la possibilità agli avversari di riordinare le linee difensive per gestire la fase arretrata con quanti più uomini possibile.
Gli errori di Kondogbia partono dalla ricezione della sfera: in più occasioni si è visto il francese scalare in uscita di palla, offrendo le spalle all’avversario. Generalmente chi deve gestire la sfera in uscita deve andare alla ricezione posizionando il proprio corpo in direzione laterale alla porta avversaria. Questo consente di avere un raggio di visuale maggiore, quindi una possibilità di scarico più celere se si viene pressati. Il centrocampista in fase d’uscita non deve ‘sentire’ il contatto con l’avversario, anzi deve evitarlo anche se questo vuol dire scalare di posizione o giocare la palla di nuovo verso i difensori. Il numero 7 nerazzurro invece ha più volte gestito la sfera di spalle con l’aggravante di essersi intestardito nella gestione. Questo ha causato enormi rallentamenti alla manovra, impossibilità di andare in verticale sfruttando l’ampiezza degli esterni, quindi ha impedito alla squadra di De Boer di creare occasioni per la conclusione.
Certamente non si può addossare ogni colpa al francese, ma questi è stato il fulcro negativo della mancata velocità dell’Inter. Ci sono due modi di verticalizzare un’azione: se parte da una fase di riconquista, deve essere compiuta nel minor tempo possibile, quindi cercando o l’ampiezza degli esterni o comunque il compagno meglio posizionato verso la metà campo avversaria fornendo una palla di facile controllo; se avviene in fase di uscita della sfera, la verticalizzazione deve partire da un uomo che ne faciliti la fluidità, unita al movimento senza palla utile non solo alla ricezione personale, ma anche per permettere ad un compagno, tramite il movimento, di ricevere la sfera con maggiore libertà. Kondogbia contro i felsinei ha sia tenuto eccessivamente palla sia sbagliato i movimenti quando la ricezione in uscita la gestiva Medel sull’out di sinistra. Compiere un movimento per garantire una ricezione migliore ad un terzo compagno è uno dei paradigmi delle squadre che generalmente affrontano avversarie più attente alla fase difensiva. Invece Kondogbia ha spesso stazionato sulla ricezione coprendo l’abbassamento di Banega o di Candreva. Sarebbe quindi bastato scalare di 2-3 metri sulla ricezione in uscita e alzarsi nello spazio tra Banega e Candreva in fase di transizione per dare quella fluidità chiesta da De Boer.
L’ex Monaco ha perseverato nei propri errori fino alla palla persa da cui è scaturito il gol del Bologna: in quella precisa azione riceve da Santon praticamente sulla linea del centrocampo, e già lì Donadoni applica il pressing con raddoppio sull’uomo che più potrebbe essere propenso a perdere la sfera; Dzemaili e Taider si accorgono del mancato scarico di prima a sinistra verso Medel e lo svizzero accorcia per chiudere la linea di passaggio verso Ranocchia intanto scalato a destra, quindi Kondo tenta di svincolarsi con un dribbling in mezzo a due e, sbilanciato dal tentativo probabilmente falloso dell’ex Genoa, perde il controllo consegnando palla all’algerinoche verticalizza innescando il gol del momentaneo vantaggio. Quando il francese capisce la lezione e quasi accenna a dare ritmo alla manovra, per De Boer è troppo tardi.
ROVESCIO DELLA MEDAGLIA - Certo nella sostituzione del francese, l'allenatore può gioire per il rovescio della medaglia: la prestazione di Assane Gnoukouri. Definire un giocatore ritrovato per una buona gara è quanto mai prematuro ma l’ivoriano ha certamente dimostrato di essere quello dotato di talento che tutti ricordavano al derby di due stagioni fa o nella splendida gara contro la Roma, quando si concesse persino il lusso di un sombrero al malcapitato De Rossi.
L’ivoriano capisce ciò che De Boer pretendeva da Kondogbia e senza timore alcuno gioca una gara tatticamente ineccepibile. Il tecnico olandese pretendeva di fluidificare la spinta del duo Santon-Candreva attraverso passaggi di prima o comunque rapidi alla ricerca dello spazio e Gnoukouri in questo riesce benissimo: spesso finta il movimento a scalare per liberare Medel dal possibile raddoppio, quindi torna alto a destra per dare una linea di passaggio e, quando riceve, allarga immediatamente sulla fascia per guadagnare campo, profondità, permettendo al baricentro nerazzurro di recuperare metri di campo. Il centrocampista classe ’96 dimostra di avere le idee ben chiare, innesca buone situazioni sia tramite passaggio (55 palloni giocati con una precisione dell’85,5%) sia tramite lancio (5 tentati, 3 riusciti). Certamente ha avuto un minutaggio superiore per paragonare ogni dato, ma uno in particolare aiuta a capire la differenza di approccio tra Kondogbia e Gnoukouri: il francese, con una densità maggiore nella zona bassa di centrocampo, tenta 4 uno contro uno; l’ivoriano solo uno in tutta la gara, nonostante lo stazionamento medio più alto. Non è un caso che l’ingresso di Gnoukouri abbia garantito all’Inter di andare maggiormente alla conclusione poiché questi ha capito ciò che chiedeva il tecnico. Infatti De Boer, durante la settimana, pretende che i suoi giocatori imparino l’arte del tocco di prima, fondamentale in un gioco che necessita di continua profondità nello spazio esterno.
La gara contro il Bologna non deve comunque rappresentare una bocciatura totale per Kondogbia, che peraltro lungi dal dover dimostrare di valere quegli ormai famosi 31 milioni + bonus spesi. Il francese ha indubbie qualità tecniche e fisiche ma deve metterle a disposizione della squadra e del gioco richiesto dal mister. Certamente può diventare un prezioso giocatore da transizioni, capace di scardinare le linee avversarie e di accelerare la giocata grazie alle lunghe leve a disposizione, ma questo deve far seguito a un’abnegazione tattica e a una costante focalizzazione alla gara altrimenti, come ripetuto da De Boer, l’Inter non è l’ambiente adatto. Intanto il tecnico può godersi Gnoukouri che, già in due uscite, ha dimostrato che lavorare bene durante la settimana ascoltando ciò che il mister chiede paga dividendi. Se un ’96 gioca con questa concentrazione e questa tranquillità, certamente può risultare utile a una squadra che dovrà gestire le proprie energie in vista dei fitti impegni.
Autore: Ernesto D'Ambrosio / Twitter: @D_AmbRose22
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