L'emittente argentina TyCSports apre i suoi studi a Diego Milito: l'ex attaccante di Inter e Racing Avellaneda, fresco di addio al gioco del calcio, rivive i momenti più importanti della sua carriera. Inevitabile un focus sull'esperienza in nerazzurro, quella della sua definitiva consacrazione: "Il mio periodo all'Inter è stato bellissimo. Già prima di andare a giocare nel Real Saragozza avevo avuto l'opportunità di approdare in nerazzurro in prestito, ma in quel momento dissi no. Parlai con Roberto Mancini, ma non sentivo che quello fosse il momento. Ho sempre deciso di seguire le mie intuizioni, in quel momento l'Inter aveva tanti attaccanti e io provenivo dalla Serie B col Genoa, pensai che si trattava di un passo prematuro. Sapevo però che era destino per me arrivare all'Inter, ma in un altro modo. Sono stati cinque anni meravigliosi, con tanti bei momenti. All'Inter ho ancora molti amici, devo molto a questo club perché mi ha dato la possibilità di ottenere obiettivi sempre sognati da bambino".

Si parla poi della notte di Madrid e di José Mourinho: "Ho sempre detto che è un tecnico che mi ha segnato sotto tanti aspetti; per gli insegnamenti che mi ha dato ma anche per avermi dato l'opportunità di arrivare all'Inter. Fu lui a scegliermi e a darmi fiducia, in campo ha sempre fatto capire di contare su di me e io avvertivo questa fiducia. Sarò sempre grato a lui per quello che mi ha fatto vivere". Sempre a proposito dell’anno del Triplete Milito aggiunge: “Eravamo un grande gruppo, di giocatori di livello mondiale ma al tempo stesso con una grande umiltà, una cosa fondamentale per dare valore a tutto. Compreso Javier Zanetti, un campione oltre che un grande amico, così come Esteban Cambiasso e Walter Samuel; noi quattro abbiamo creato una grande amicizia. Il momento del ritorno in Italia fu incredibile, perché quello che siamo riusciti a ottenere non era facile, solo poche squadre in Europa sono riuscite a centrare il Triplete e noi siamo stati il primo e l’unico club italiano. Questo per noi è stato un motivo d’orgoglio. La Champions era il trofeo che tutti i tifosi volevano e a me l’hanno detto sin dal primo giorno in cui arrivai, c’era questa ansia di vincere questa coppa perché 45 anni di attesa erano troppi per un club come l’Inter. Quello fu un anno perfetto, vincere quella Coppa fu il coronamento di un sogno per i tifosi, per noi e soprattutto per me a livello personale, perché ho sempre sognato di giocare una partita di Champions, ricordo quando mi alzavo la mattina per vederla in tv. Ritrovarsi a giocarla e vincerla fu come vivere il migliore dei sogni”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 29 maggio 2016 alle 17:20
Autore: Redazione FcInterNews.it
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