Lunghissima intervista della Gazzetta dello Sport a Walter Mazzarri. Il nuovo tecnico nerazzurro parla a 360 gradi di Inter, affrontando anche altri temi come la sua visione del calcio, il passato nel Napoli e tanto altro.
Come spiega l’accoglienza nei suoi confronti da lei stesso definita 'pazzesca'?
“E’ difficile spiegarlo, anche per me. Probabilmente la gente capisce quello che uno ha fatto, perché a volte si è più apprezzati da fuori”.
Lippi ha detto che lei è come un centravanti da 30 gol, ma la vera sfida che l’attende è creare subito una squadra vincente...
“Lo ringrazio per il complimento e lo prendo come un augurio” .
A proposito di Lippi, altri toscani come lui, Orrico e Tardelli non hanno avuto fortuna all’Inter: è un’altra sfida da vincere?
“Quando andai al Livorno, dicevano che tutti i livornesi avevano fallito. Con me il Livorno tornò in serie A dopo 55 anni e quindi spero di ribaltare anche questa scaramanzia”.
Che voto dà a questa prima parte di ritiro?
“I voti non mi piacciono, ma ripensando a come stiamo lavorando, alla disponibilità dei giocatori e all’entusiasmo della gente, fin qui è stato un ritiro da 10”.
Che cosa c’è da migliorare?
“Dobbiamo ancora lavorare molto sulla tattica, sui tempi di gioco e sugli automatismi”.
Quando si vedrà l’Inter di Mazzarri?
“Spero per l’inizio del campionato, ma forse ci vorrà qualche settimana in più, magari a ottobre”.
Non teme che l’entusiasmo di oggi si riveli controproducente alla distanza?
“No, perché la gente capisce quali sono le nostre possibilità. Io sottolineo una parola importante: ricostruzione. Perché stiamo lavorando per ricostruire”.
Moratti le ha chiesto almeno il terzo posto?
“Dico la verità: non mi ha chiesto nulla”.
Ma lei firmerebbe per il terzo posto?
“Io non firmo mai niente, per principio”.
La preoccupa il possibile arrivo di Thohir?
“Io ho un contratto con l’Inter e mi fido di Moratti. Per me lui è una garanzia e so che agirà sempre per il bene dell’Inter”.
Da come si muove sembra interista da sempre, non dica che lo era da bambino...
“Non dico bugie. Da bambino tifavo per la Fiorentina e per Antognoni. Ma crescendo ho tifato soltanto per le mie squadre”.
E dell’Inter chi le piaceva?
“Corso per il suo sinistro, Mazzola per la sua classe, poi ho ammirato la grande signorilità di Facchetti”.
Lasciando stare i paragoni con il passato, quanto ci vorrà per tornare a vincere?
“Spero meno tempo possibile, ma io non vendo fumo e guardo i fatti. In partenza ci sono squadre con qualcosa più di noi. La Juve ha vinto il campionato, il Napoli è arrivato secondo, il Milan terzo e la Fiorentina quarta si è molto rinforzata. Noi però ce la giocheremo con tutti, questo deve essere chiaro”.
Un’Inter pronta al sorpasso quindi?
“Un’Inter che sogna il sorpasso, questo si può dire”.
Invece Benitez, sulla Gazzetta, ha detto che l’Inter deve puntare allo scudetto dal primo giorno...
“Mi viene da sorridere, perché è una tesi davvero originale, visto che nessuno tra gli addetti ai lavori aveva ancora detto una cosa simile” .
Benitez ha aggiunto che il presidente non gli ha chiesto di vincere .
“Per la verità ho letto tutto e il contrario di tutto. Se il Napoli oggi è ancora un progetto a lungo termine, che cosa poteva essere quando io l’ho preso nella parte bassa della classifica, portandolo due volte in Champions? E’ stato detto anche che non pronunciavo la parola 'scudetto'. La verità è che io ho sempre evitato i proclami non per proteggere me stesso, ma per tutelare il gruppo. Sono abituato a far crescere la squadra, e a coltivarne le ambizioni, soltanto con la cultura del lavoro e così adesso il Napoli è una squadra rispettata e ammirata da tutti. Per non parlare delle plusvalenze. Oggi un allenatore è responsabile anche del patrimonio tecnico ed economico della società e se il Napoli ha 124,5 milioni da spendere vuol dire che chi lo ha allenato ha valorizzato i vari Lavezzi, Cavani e compagni”.
De Laurentiis ha dichiarato a Il Mattino che adesso tutti i giocatori saranno coinvolti mentre prima, tolti 11-14 che scendevano in campo, gli altri venivano lasciati per strada.. .
“Con me hanno giocato tutti, in campionato o in Europa League. Ricordo che Vargas ha segnato la sua unica tripletta come titolare proprio in coppa. Io mi sono sempre preoccupato di tenere i rapporti anche con quelli che stavano fuori e chi era a Castelvolturno lo sa. Sono stato accusato di non utilizzare i giovani, ma Insigne al primo anno di A ha giocato sempre e oggi è un giocatore maturo”.
Che effetto le farà vedere il Napoli in Champions League?
“I tifosi, i giocatori e il Napoli mi sono rimasti nel cuore e tiferò per il Napoli in Champions. Se qualcuno in un mese ha dimenticato quattro anni, non posso farci nulla”.
Non giocando in Champions, punterete più di altri alla coppa Italia?
“Saremo i primi a giocare in coppa Italia il 18 agosto e a maggior ragione, non avendo la Champions, punteremo alla coppa Italia. Io l’ho vinta battendo la Juve e so che cosa significa. Ma anche l’Inter lo sa, perché conquistando la coppa Italia qualche anno fa ha ricominciato a vincere”.
C’è un giocatore che fin qui l’ha colpita in modo particolare ?
“Fare soltanto un nome non è bello. E allora dico che l’esempio che stanno dando i più esperti, perché per me non sono vecchi, è straordinario. Osservando come si allenano Chivu, Samuel, Cambiasso e Milito, capisci perché hanno vinto tanto. E per dimostrare lo spirito che c’è in questa squadra, tutti sentiamo la presenza di Zanetti anche se lui non è qui e ci raggiungerà soltanto negli Stati Uniti”.
Spirito a parte, non è un rischio puntare su giocatori non più giovanissimi?
“Io guardo il campo, non la carta d’identità. Chi corre e sta bene gioca. Ma nell’Inter c’è un giusto mix tra giovani e meno giovani”.
Difesa a tre o a cinque?
“Può essere a tre, quattro o a cinque. Ci sono tanti modi per difendersi e attaccare. Sono altre le cose importanti: l’organizzazione e il rispetto dei ruoli, in campo e fuori. Anche la puntualità conta per me”.
La difesa l’anno scorso è stato il reparto più criticato: che ruolo potrà avere Ranocchia con lei ?
“Può giocare a destra, anche se lo vedo più centrale. Questi sono giorni di prova e con lui sto valutando tutti i difensori: Campagnaro, Juan Jesus, Samuel, Andreolli e Chivu”.
Come procede il lavoro a centrocampo e in attacco, senza Isla?
“Di mercato non parlo. Di chi c’è sono soddisfatto. A Kovacic chiedo di stare più vicino alla porta, Guarin può crescere ancora, Alvarez sta facendo bene, Milito recupera, Belfodil e Icardi promettono molto. Ma aspetto a dare giudizi definitivi”.
Quando in campo urla “palla bassa, rapidi”, si ispira un po’ al Barcellona?
“Il calcio spagnolo è quello che mi piace di più, ma poi cerco di metterci del mio”.
Se un giorno le dicessero che la sua Inter è provinciale, si arrabbierebbe come Stramaccioni ?
“Dico soltanto che non mi fermo mai alle etichette, ma non voglio fare polemiche, né mi piace parlare dei miei colleghi”.
Nemmeno del livornese Allegri che troverà nel derby?
“Rispetto tutti allo stesso modo e in cambio chiedo rispetto. Se devo fare il nome di un collega, faccio soltanto quello di Ulivieri, il primo che mi ha avviato a questa professione quando incominciai a fare il suo aiutante nel Bologna”.
Come è finita con Cassano?
“Gli auguro di essere felice e di fare un grande campionato. Non ho altro da aggiungere dopo il mio comunicato”.
Punzecchiature a parte, che cosa le dà fastidio ?
“Non mi piace essere considerato uno che si lamenta. Lo dice soltanto chi non mi conosce. Caso mai, protesto quando ritengo di aver subito un torto, ma è una cosa diversa. E comunque non sono l’unico mi pare”.
Per concludere: dopo l’Inter pensa anche lei a un’esperienza all’estero?
“Non lo escludo. Ma prima vorrei vincere con l’Inter”.
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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