A tre giorni dalla trasferta vincente di Crotone l'Inter si prepara a un altro impegno per nulla agevole lontano da Milano, alla ricerca del quinto successo consecutivo da inizio campionato. Domani sera i nerazzurri saranno attesi al Dall'Ara dal Bologna di Roberto Donadoni, di questo e altro ha parla oggi Luciano Spalletti nella tradizionale conferenza stampa pre-gara. FcInterNews.it riporta le sue parole.
Com'è la situazione di energie della squadra? Pensa al turn over?
"Dalbert e D'Ambrosio hanno recuperato, in generale la squadra ha recuperato perché in quel campo i giocatori hanno fatto una fatica superiore alla media, c'erano i gradi, il campo secco, l'erba alta, il terreno sassoso. Il Crotone ha avuto più crampi di noi, ma dopo viene tutto riassorbito. Stamane i calciatori erano tutti adeguati al momento che dobbiamo superare, la doppia gara in pochi giorni, e penso di non avere problemi".
In certe partite Icardi può fare una crescita nel lavoro senza palla? Questo è un suo obiettivo?
"Io gli ho fatto i complimenti, ma mi fa piacere abbia margini di crescita. Per tutta la settimana si è continuato a soffiare nelle spalle a lui e Perisic, se si continua così quando si voltano non li troviamo più per passargli palla, li avete portati molto distanti. C'è bisogno che stiano dentro la squadra, devono sapere anche loro che possono crescere. Oggi possono dare tanto, ma come noi abbiamo bisogno di loro loro hanno bisogno di noi. Bisogna lavorarci per trovare il massimo del produttivo. Icardi in area è un calciatore quasi impossibile, è serpentesco riferendomi allo stemma. Poi se palleggia qualche volta in più con i centrocampisti per stanare il difensore che vuole bacchettarlo, può essere un di più che non gli toglie nulla sotto l'aspetto dei numeri che comunque può migliorare".
Vedendo le prime tre è corretto dire che 2 mesi fa l'Inter non era prevista in quel posto?
"Non so, non m'interessa molto. per dare una considerazione logica al discorso, quello che m'interessa è che la squadra sappia che non siamo ancora così collaudati da inserire il pilota automatico. La squadra deve ancora tracciare il suo percorso curva dopo curva, come domenica scorsa e ne troveremo ancora altre da sterzare. Si dice che il campionato è diviso tra piccole e grandi, il Crotone si è comportato da squadra che sa il fatto suo, ha avuto una lettura dei tempi dentro la partita da ssquadra consapevole e ci ha creato delle difficoltà. Per cui dico che loro sono stati bravi e noi altrettanto bravi, magari tirando fuori qualcosa di personale come ha fatto Handanovic. Però la Juventus ha vinto campionati con le parate di Buffon e l'Inter ha un portiere di assoluto valore. Noi dobbiamo essere di quelli consapevoli che bisogna essere ancora costanti e pronti a tutto, reattivi su ogni pallone, perché sono quei tempi sottili che fanno la differenza. Queste piccole squadre sanno usarli, devono saperli usare meglio, e se noi si va lì senza le stesse qualità può venir fuori il risultato a sorpresa e ce ne saranno in questo campionato".
Joao Mario e Broozvic possono giocare accanto a Borja Valero?
"A me piacciono i centrocampisti che ruotano di continuo, che sanno allungarsi di dieci metri. Il centrocampo statico dà vantaggi all'avversario, quello che ruota e cambia posizione diventa meno marcabile. Poi è chiaro che ci vuole qualità nel fare le cose e gioccare nella zona che conta, la trequarti avversaria, diventa una caratteristica che bisogna imparare. In quella posizione bisogna andare a sforare, per questo se la prima punta viene incontro crea un'alternativa. Così la squadra diventa imprevedibile. Entrambi hanno le qualità per fare quel ruolo, ma devono saperlo fare anche Candreva, Perisic, eder che lo sa fare benissimo. Bisogna passare in tanti in quella zona, diventa un crocevia importante per dar seguito alle azioni per segnare. Io sono contro la staticità dei calciatori. Gagliardini in quel ruolo è stato produttivo al massimo, fa talmente tanto lavoro, anche se ha sbagliato qualcosa, che io non l'ho messo nelle condizioni ideali per la sua conformazione fisica. Loro erano nella loro metà campo, con la squadra corta, palla che rimbalzava sempre, servivano giocatori piccoli e rapidi. Ma lui ha altre qualità e comunque lo trovi sempre in mezzo, ti pulisce un pezzo di campo che semplifica il lavoro dei compagni. Si prende una fetta di campo che toglie raggio d'azione all'avversario".
Ci dai tre nomi della formazione a centrocampo?
"Diventa difficile, a volte ci sono tempi anche per me. In questo momento ho bisogno di pensarci di più per valutare tutto. Devo prendermelo".
Adesso ci sono tre squadre al vertice e dietro Lazio e Milan, sembra un campionato già spaccato.
"Io aggiungo Torino e Sampdoria. Oltre alla tattica, avere il coraggio di trovare giovani di qualità, avere attenzione ai tempi di transizione, queste squadre se le affronti schierate ti mettono in difficoltà. Se l'Inter perde palla loro sanno di doverle saltare addosso subito per impedirle di riorganizzarsi. Il calciatore più forte in certi momenti è un po' più presuntuoso e loro sanno di dover sfruttare quei momenti. Esistono poi giovani talenti ma bisogna avere il coraggio di farli giocare. L'Atalanta, il Sassuolo di Di Francesco... La differenza sta nelle letture delle transizioni, quel momento in cui la palla passa all'altra squadra, quel momento della lettura della situazione. Oggi però anche le grandi squadre sanno che va bene l'individualità, ma se viene a mancare è solo il gioco di squadra che ti dà il risultato o la possibilità di vincere. Le grandi hanno individualità e collettivo, qualche anno fa solo l'individualità ed era più facile sfruttare i tempi che non consideravano importanti e venivano sfruttati dalle piccole. Ora è più difficile. Ieri il Genoa ha segnato e poi la Lazio ha fatto il terzo. Se il Crotone avesse segnato sarebbe stato più difficile rimontare. Il dettaglio poteva far venir fuori un risultato diverso, la trappola è dietro l'angolo e uno ci casca la volta successiva se non continua a essere attento e speculativo".
Lei dopo la partita contro il Crotone ha detto "Quallo che è successo l'anno scorso non mi è andato bene".
"Bisogna anche andare a risentire la domanda. La partita dell’anno scorso l’ho vista bene, ero allenatore dell’Inter nel senso che l’ho vista bene. Ognuno deve deve avere la cultura del prendersi delle responsabilità, prendersi carico dei pregi e dei dei difetti. Bisogna prendersi sempre metà di quello che è il carico che il compagno ha addosso, non è solo tuo, è anche mio. Per la squadra deve essere così, ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Perisic e Icardi, per esempio, devono stare dentro la squadra, non devono andare fuori. Il leader è quello che esce fuori quando ci sono difficoltà, non quello che va a prendere titoli e premi, è quello che quando la squadra ha bisogno va a prendersi il pallone. Non parlo male di quello che è successo l'anno scorso, è solo un modo di dire che è come se ci fossi stato io, che ho imparato da quella situazione. C’è chi si è divertito a interpretare quell’affermazione, è un modo un po’ triste di scrivere leggende, la lettura è semplice".
Pesa di più vincere le partite con quelle che stanno nella seconda fascia o la differenza la fanno gli scontri diretti?
"Ora si dà un po' tutto per scontato, vi sento dire che bisogna fare 5-6-7 vittorie di fila anche se secondo me non è così. Ma è chiaro che ci sono determinate partite che sotto l'aspetto dell'euforia e dell'entusiasmo ti danno di più. La depressione azzera la personalità ma l'eccessiva euforia fa perdere ogni misura, bisogna stare attenti. Ma è chiaro che vincere gli scontri diretti ti dà una consacrazione e una certezza in più, perché c'è differenza tra club di seconda e prima fascia. Quello scontro ti dà maggiore fiducia, la certifica, perché poi la vittoria non te la concede nessuno, bisogna solo meritarla e andar a Bologna a fare ciò che gli altri faranno, mettendo qualcosa in più perché l'Inter viene da 4 vittorie. Li ho visti contro il Napoli, gli sono saltati addosso e noi dobbiamo essere come loro, solo così emergeranno le nostre qualità maggiori. C'è da essere belli tignosi, non si vive di rendita a questo giochino. Dopo i bei voti non studi di meno perché prendi l'insufficenza che mette in discussione quanto hai fatto prima. Non accetterei questo errore".
Come procede l'inserimento di Dalbert?
"In certi momenti è stato timoroso di mostrare le sue qualità per essere ligio alle richieste nostre, forse eccessive. ma il ragazzo ha assolutamente delle qualità, ha corsa, ha piede, ha anche la fase difensiva fatta di contatto, non solo di posizione. ti viene addosso e fa valere l'impatto fisico. Di conseguenza siamo tranquilli, se uno va a rivedere la partita lui ha fatto alla grande la sua parte. Ha mostrato di essere comunque un po' timoroso, ma invece era troppo concentrato".
Come procede il recupero di Cancelo? Quando lo avrà?
"Noi siamo attenti alle difficoltà dei calciatori, quello che massacra il calciatore e lo staff tecnico/medico è la ricaduta. Quando ti succede ci resti male, il giocatore dal punto di vista motivazionale lo perdi per un periodo ancora più lungo. Perciò se non c'è necessità gli si dà il giorno in più di lavoro, deve star tranquillo. Noi ci fidiamo dei nostri calciatori, devono essere allenatori di se stessi, devono sapere di avere responsabilità su loro stessi. Ha voglia di rientrare, noi siamo lì a misurare un poco. un po' come accaduto a Santon che è tornato ad allenarsi, ha sentito un muscolo indurito e non abbiamo rischiato. poi se c'è necessità ci si parla bene ma in questo momento non dobbiamo spingerlo. Abbiamo il numero che ci permette di soperire alle insidie del momento".
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