Dopo la sosta, Inter e Roma a San Siro si giocano tanto: più che il valore reale della partita, che disputata a fine gennaio non può essere epitetata come decisiva per la Champions Legaue, in palio c'è la credibilità di due squadre che vengono messe faccia a faccia davanti alle proprie debolezze e paure. Per farlo Spalletti sceglie i suoi fedelissimi, preferendo Santon a Nagatomo, recuperando Miranda al fianco di Skriniar con Borja Valero in mediana. Di Francesco prova a sorprendere schierando Gerson titolare, con Nainggolan nel tridente offensivo.
PRIMO TEMPO - Proprio la posizione di Nainggolan è uno dei primi punti interrogativi della partita. Giocherà lui nel tridente o Gerson? La soluzione di Di Francesco è quella che nessuno si aspettava: El Shaarawy a destra, Gerson mezzala con Nainggolan esterno sinistro di attacco, messo lì proprio per sfruttare la sua pericolosità offensiva, come successo nella vittoria giallorossa dell'anno scorso. La Roma inizia la partita molto aggressiva, cercando di restare molto corta e pressare subito l'Inter. La squadra di Spalletti soffre molto questo atteggiamento, non riuscendo mai a muovere con ordine e qualità la palla. Gagliardini sbaglia ogni singolo passaggio, Vecino prova a fare di meglio ma è costantemente pressato. Borja Valero, finché non decide di venirsi a prendere la palla direttamente dai suoi difensori, non entra mai nel gioco. La Roma non si rende mai pericolosa, ma tiene l'Inter costantemente alle corde, impedendole di fatto di costruire azioni offensive come vorrebbe. I nerazzurri continuano a cercare di gestire la palla anche con Handanovic, sperando di poter stanare la Roma dietro la linea difensiva, ma ottiene solo di perdere la sfera in posizioni davvero pericolose, salvo poi venire graziata da una cattiva gestione romanista della stessa. Il problema dell'Inter nel primo tempo è quello che la accompagna da più di un mese: una manovra prevedibile, che fa sì che gli esterni, il punto di forza della squadra, ricevano palla sempre sui piede e sempre circondati da avversari, e mai liberi di attaccare la profondità. La colpa è dei centrocampisti, che mai rischiano la giocata ma si limitano al compitino, Gagliardini in primis. L'unico che prova a cambiare le carte in tavola è Cancelo, sempre propositivo e positivo. I nerazzurri comunque riescono anche ad avere qualche occasione con Perisic (colpo di testa) e Icardi, ma sempre estemporanee e mai realmente meritate. La differenza nel primo tempo la fa Santon, che sbaglia la gestione di un pallone lungo che arriva direttamente da Alisson, appoggiando malamente di testa e di fatto lanciando a campo aperto El Shaarawy, che batte Handanovic con un pallonetto.
SECONDO TEMPO - Nella ripresa Spalletti toglie un Gagliardini in netta difficoltà e inserisce Brozovic, che dovrebbe dare più imprevedibilità all'Inter. Borja Valero si abbassa, dando quanto meno più soluzioni ai due difensori. La mossa di Spalletti, che poi inserisce anche Eder al posto di Candreva, dà maggiore spinta offensiva alla squadra, anche se i pericoli dalle parti di Alisson arrivano raramente. L'infortunio di Gerson costringe Di Francesco a cambiare l'assetto della squadra, inserendo Bruno Peres: è questa la mossa che cambia la partita. Infatti la Roma perde la copertura, fino a quel momento quasi perfetta, di Florenzi su Perisic. Il croato, davanti a Bruno Peres, ritrova quei metri che gli permettono di essere devastante, tanto che inizia a macinare chilometri sulla fascia. L'Inter capisce che è sulla propria sinistra che può diventare pericolosa e smette finalmente quel possesso palla sterile e fine a se stesso portato avanti per oltre un'ora, iniziando a verticalizzare, libera anche dal pressing della Roma che cessa in toto. La prima volta Miranda manda in porta Eder, nella seconda Borja Valero pesca Perisic, dal cui tiro nasce poi il palo di Icardi. E' il preludio al pareggio di Vecino, che è puntuale a insaccare di testa il cross di Brozovic, alla sua prima e unica giocata positiva da quando è entrato. Il pareggio è giusto perché l'Inter ha giocato molto male un'ora piena di partita, salvo poi riprendersi, più di pancia che di cuore, nei 30 minuti finali. Il problema della costruzione dell'azione, e quindi del fare gol, si risolve solo con un giocatore capace di sventagliare la palla a 60/70 metri, cambiando così quella che è la monotonia dell'azione. L'Inter non ha questo giocatore e per questo spesso, soprattutto quando pressata, fatica a far uscire la palla dalla propria difesa con qualità. Il calendario adesso può offrire a Spalletti partite più alla portata che devono presto far ritrovare all'Inter quella fiducia in se stessa che, a detta del suo allenatore, non sempre ha; per prendere la rincorsa decisiva nella dura volata per la Champions League.
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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