Mauro Icardi è il terminale offensivo dell'Inter non solo perché indossa la maglia numero 9, ma perché riesce a concentrare su se stesso tutta la mole di gioco offensiva della squadra. Quindici gol e 8 assist potrebbero essere abbastanza per dimostrare l'incisività dell'argentino, ma questi numeri vanno anche analizzati. Gol come la doppietta con il Pescara, il gol con il Chievo o quello alla Juventus, non sono semplici marcature, ma momenti decisivi in cui alla squadra, in quei frangenti sotto nel punteggio, è bastato gettare un pallone in area di rigore, al resto pensa Maurito. La società in estate ha deciso di non andare a cercare un sostituto di Icardi, scegliendo in questo ruolo di puntare sull'esperienza di Rodrigo Palacio. I due però hanno caratteristiche ben distinte, che devono far cambiare il modo di giocare della squadra a seconda di chi dei due sia in campo. 

PALACIO VS ICARDI - Icardi è un 9 per definizione, forte di testa, poco incline alla partecipazione al gioco corale della squadra. Nonostante ormai tenti sempre di più di uscire dall'area di rigore per mandare in porta i compagni, non a caso gli 8 assist, tuttavia la sua priorità resta il gol, prima di tutto vuole essere lui ad esultare. Con lui in campo l'Inter cerca con insistenza il cross, che sono destinati tutti alla sua testa. Trovano meno spazio gli inserimenti di Joao Mario, Brozovic e Gagliardini, proprio perché il cuore dell'area di rigore è sempre occupato da Icardi. Quando gioca il capitano, l'Inter lo cerca continuamente e aspetta che sia lui a risolvere la partita, nonostante il grande apporto degli altri giocatori offensivi come Perisic e Candreva. 

Opposte invece le qualità di Palacio: il Trenza è un giocatore tecnico, furbo, capace con il semplice movimento del corpo di mandare fuori tempo gli avversari. Il calcio di Palacio è fatto di intelligenza, di tanti movimenti spesso invisibili ma poi fondamentali. Lo dimostra il primo gol contro l'Empoli di Eder: il traversone di Candreva viene deviato da Dimarco e si impenna. Il primo ad arrivare sul pallone è proprio Palacio, che nonostante non sia una torre riesce ad anticipare l'avversario e a pescare Eder tutto solo sul secondo palo. Arrivare su quel pallone vuol dire aver intuito prima quello che stava succedendo, vuol dire leggere il gioco. Ecco la qualità principale di Palacio, muoversi sempre con il concetto di insieme e meno individuale, come invece fa Icardi, i cui smarcamenti sono finalizzati per lo più alla propria conclusione in porta. Purtroppo Palacio non ha più l'età che gli permetta di essere costantemente lucido, di pungere alla prima occasione. I suoi movimenti sono sempre utili, ma la parte decisiva per un attaccante, quella di saper colpire e fare male agli altri, va ormai calando. L'Inter è strutturata per cercare sempre il gioco sulle fasce, anche se con Palacio i risultati sono ben diversi rispetto a quando gioca Icardi. Dalla sua però c'è la grande astuzia costruita in questi anni. Probabilmente questa sarà l'ultima stagione di Palacio all'Inter, e la società dovrà necessariamente pensare ad un sostituto di Icardi, con caratteristiche affini alle sue, sia per prenderne il posto in caso di squalifiche o infortuni, sia da buttare nella mischia in quelle partite difficili da sbloccare. Pinamonti ha questo genere di qualità, starà alla dirigenza decidere se tenerlo a Milano per farlo crescere all'ombra di Icardi o farlo maturare altrove. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 16 febbraio 2017 alle 16:05
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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