Rigenerato dalla cura-Mancini, il Profeta Hernanes al portale brasiliano Lancenet ha svelato i segreti della sua rinascita che lo hanno portato ad essere uno dei leader della nuova Inter: "L'età? Non ho mai pensato che i 30 anni fossero un'età avanzata. Sono nel momento migliore della mia carriera. Anche Gesù, che fa sempre parte della mia vita, ha iniziato il suo viaggio a 30 anni. In tre anni ha cambiato la storia del mondo e dell'umanità. Io, allo stesso modo, voglio cambiare la mia storia e il mio mondo nei prossimi tre anni", ha esordito il centrocampista nerazzurro.

Hai detto che Gesù Cristo è il tuo ispiratore: come lui, credi nei miracoli?
"A questa domanda rispondo citando un altro uomo, Albert Einstein: 'Ci sono due modi di vivere la vita: uno è quello di credere che non ci sono miracoli; l'altro è quello di credere che tutte le cose sono miracoli'. Io credo di far parte del secondo gruppo e vedo tutti i miei successi come miracoli, qualcosa al di sopra della media. Perché quando si vive nella normalità, nella media, non hai vinto nulla. Ogni successo nella mia vita lo considero un miracolo".

Vuoi cambiare la tua vita nei prossimi tre anni. Ma Gesù è morto a 33 anni, non è che pensi di fermarti anche tu?
"No, in realtà Gesù a 33 anni è risorto. Da lì è iniziata la storia. Spero di realizzare tutto quello che desidero. Ho ancora voglia di realizzare molte cose nella mia carriera".

In quale "miracolo" speri?
"Sogno di arrivare in Champions con l'Inter. Spero di diventare Campione con questo club, vincere questo campionato sarebbe molto importante: è il mio primo obiettivo".

Anche giocare un'altra Coppa del Mondo sarebbe un miracolo?
"Certamente. Sarebbe il coronamento del lavoro di questi prossimi tre anni. Mi piacerebbe giocare i Mondiali in Russia del 2018, allora avrò 33 anni".

Perché guardi ai 33 anni come al punto di massimo della tua carriera?
"Questa è la fase più calda della mia carriera. Sono al massimo della mia forza fisica e della mia maturità. Sono diventato più maturo ed ho esperienza, ma la mia essenza non cambia: rimango un ragazzo che ha voglia di divertirsi e di giocare. Ho cambiato molto ma non è cambiato nulla (ride, ndr). E' interessante il modo in cui vivo la mia crescita. Me la sto godendo e non ho ancora finito. Devo ancora realizzare molte cose, ma senza fretta. Ho ancora molto da dimostrare e diversi obiettivi da raggiungere".

Per raggiungere questi miracoli l'Inter dovrà dimostrare nuovamente la propria forza in Euorpa, ma in questi anni ha lasciato a desiderare...
"Il calcio è ora. L'Inter ha vissuto recentemente un periodo molto bello, vincendo cinque titoli consecutivi in serie A. Ora c'è la Juventus che vive questo momento. Hanno affrontato un periodo di cambiamento, hanno formato una squadra vincente e sono riusciti a cogliere i frutti di quanto seminato. Bisogna seminare per raccogliere, non si può raccogliere senza seminare. Ripeto: il calcio è fatto di cicli. E' necessario sapere questo per godere delle vittorie. Noi siamo motivati a far girare la ruota. La ruota deve girare".

Recentemente, l'idolo tedesco Lothar Matthäus, che ha giocato in Italia, ha detto che l'Inter sta vivendo una "fase mediocre"...
"Credo che la parola sia un po' troppo forte. Penso che non siamo all'altezza di quello che ci si aspetta dall'Inter. Sappiamo ciò che il club rappresenta e che si può fare molto, ma molto di più. Ognuno usa le parole che desidera, ma noi sappiamo dove vogliamo arrivare".

Ma perché il calcio italiano ha perso così tanto terreno rispetto agli altri campionati? Che cosa è successo?
"Il calcio italiano è di nuovo protagonista. La Juventus ha giocato la finale di Champions League ed ha avuto la possibilità di vincerla. Il Napoli non è andato lontano dalla conquista dell'Europa League. L'Italia ha perso terreno a causa di altri Paesi che hanno iniziato ad investire di più, diventando più forti. Ma in Italia si sta provando a cambiare, ce n'è bisogno".

La Juventus è parte di questo cambiamento?
Non solo la Juventus. La rivalità esiste, è vero, ma non vogliamo raggiungere solo la Juventus. Voglio vincere contro chiunque. Vogliamo fare una grande stagione. Le nostre aspettative sono molto alte, ma abbiamo bisogno di rimanere con i piedi per terra".

La Juventus sarà senza Tevez, Vidal, Pirlo... E' il momento giusto per accorciare il gap?
No. Non importa chi è andato via e chi resta. La Juventus rimane un'avversaria fortissima, va rispettata. La cosa importante è concentrarsi sul nostro lavoro, su come strutturare una squadra che possa battere chiunque. La Juventus sarà sempre forte, ma noi dobbiamo rafforzarci ancora di più".

L'Inter è cambiata molto. Si è rafforzata ed è diventata più fisica. Tu sei rimasto e ti sei affermato con un leader. Come vedi questo ruolo?
"Sono cresciuto all'interno del gruppo, è vero. Ma io preferisco fare il mio lavoro, per vincere grazie al mio lavoro. Non è corretto parlare di leadership. Ho sempre voglia di dimostrare che posso essere utile ed importante per la squadra. Apprezzo quelllo che ho vinto con l'Inter, ma voglio qualcosa di più importante per il club. Voglio i titoli".

L'Inter ha preso Miranda con cui hai giocato nel San Paolo. Pensi che questo possa facilitare il tuo ritorno in nazionale? E' stato il capitano della squadra di Dunga in Copa America...
"Credo nel mio lavoro. Ottenere una convocazione è legato al lavoro che facciamo. Nella mia mente penso solo a come migliorare".

Tu vieni da buone stagioni in Italia. Nel frattempo, però, calciatori che giocano in Cina ed in altri campionati meno prestigiosi hanno guadagnato comunque una convocazione. Sei contrariato per questo?
"Ogni allenatore ha le proprie preferenze. Si chiama il giocatore che è nel momento migliore, ognuno con le sue caratteristiche. La sfida più grande è dimostrare al mister di poter essere il giocatore ideale per essere convocato".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 25 luglio 2015 alle 21:28
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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