La sentenza Uefa costringerà l'Inter a mantenere le limitazioni in ambito sportivo in vista del prossimo anno, come le barriere nella lista A per la Champions League (che resterà a 22) e le restrizioni sui trasferimenti. Ciò che non ha soddisfatto i parametri fissati nel settlement agreement firmato tre anni fa è la quota degli ammortamenti, che sul bilancio 2016/2017 è aumentata invece di calare, anche in virtù di una serie di investimenti che non hanno portato grande beneficio (vedi Joao Mario e Gabigol). E' invece arrivato a compimento l'obiettivo sul break-even, la chiusura del bilancio in parità sul lato amministrativo, e sul rispetto della quota stipendi, che non poteva superare il 60% dei ricavi.

Negli incontri tenuti nei mesi scorsi con gli ispettori Uefa, i dirigenti hanno fatto presente come sia praticamente impossibile rafforzare la squadra senza incidere sulla specifica voce degli ammortamenti. L'appunto mosso è che i dettami del settlement agreement sono stati decisi da ambo le parti. Nello stesso era previsto un ulteriore monitoraggio anche nel 2018-2019, che dunque non è conseguenza della sentenza appena emessa. In ogni caso quel che filtra da Corso Vittorio Emanuele è che la dirigenza fosse cosciente da tempo di quello che sarebbe stato l'esito odierno.

In futuro le condizioni potrebbero cambiare grazie all'introduzione del Fair Play Finanziario 2.0, a partire dal fatto che le risposte sui bilanci chiusi al 30 giugno dovrebbero trovare risposta in tempi molto più compressi rispetto a quelli attuali, che prevedono una sentenza a quasi un anno di distanza. Questo accadrà attraverso la presentazione di un prospetto sul bilancio successivo la cui valutazione influirà sulla sentenza stessa.

Sezione: Esclusive / Data: Mer 13 giugno 2018 alle 20:07
Autore: Mattia Todisco
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