Un grandissimo del ruolo che nella propria carriera, probabilmente, ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato. Perché andando a ritroso nel tempo non è semplice trovare un interprete con qualità così grandi, dal repertorio completo e dalle spiccate doti caratteriali. Sempre con il sorriso sulle labbra. Perché sì, in un mondo - quello del calcio - dove la polemica regna sovrana, il razzismo trova tristemente spazio e gli stadi sono sempre più vuoti, è giusto e doveroso sottolineare quando uno dei protagonisti è sinonimo di positività. E lui, senza alcun dubbio, lo è.
Cresciuto nel Cannes, viene scoperto dall'Inter che lo porta a Milano nell'estate del 1998, vivendo da 'vice' l'annata del poker di allenatori, dietro a un mostro sacro come Gianluca Pagliuca ("E' stato molto importante per la mia carriera"), confrontandosi quotidianamente con campioni assoluti che hanno scritto la storia di questo sport ("Ronaldo, Djorkaeff, Zamorano, Baggio... fantastico!"). Dopo la grande esperienza con l'Hellas Verona nella stagione successiva, fa ritorno nella Milano nerazzurra per indossare i guantoni da numero 1: il campionato, purtroppo, non è però dei migliori, con una pagina che sarà difficile da dimenticare per i tifosi nerazzurri ("Derby perso per 6-0, mi fa ancora male parlarne"). L'estate successiva la società decide, quindi, di cambiare molto: arrivano Hector Raul Cuper e tanti giocatori nuovi, tra i quali Francesco Toldo che diventa così il nuovo portiere titolare dell'Inter. Da quel momento la carriera di Seba prosegue altrove, e tra Parma e, soprattutto, Firenze si conferma come uno dei migliori interpreti del ruolo, anche se resta il rammarico di non averlo potuto ammirare con continuità in un top club europeo e nella Nazionale francese.
Storia e parate di Sébastien Jacques André Frey, portiere classe 1980 di Thonon-les-Bains attualmente al Bursaspor (Süper Lig turca). FcInterNews è con lui: il francese di nascita, italiano d'adozione.
Arrivi all'Inter nell'estate del 1998, dopo essere cresciuto nel settore giovanile del Cannes: a chi va il merito della tua scoperta?
"Walter Zenga (all'epoca osservatore nerazzurro, ndr) venne a vedermi, e ricordo che dopo un allenamento con il Cannes andammo anche a mangiare una pizza insieme. Ma so bene che anche Luciano Castellini assistette a diverse mie partite durante quella stagione. Credo che tutto iniziò con l'ok di Sandro Mazzola".
Come valuteresti la stagione 1998-1999? Ti aspettavi di trovare subito così tanto spazio nonostante la presenza di Gianluca Pagliuca?
"Quella stagione per me è stata più che positiva! Ritrovarmi, in un'età così giovane, in uno dei club più importanti al mondo era veramente un grande sogno. Avevo davanti un vero e proprio 'gigante', sia come calciatore che come uomo, ovvero Pagliuca. Lui è stato molto importante per la mia carriera. Non posso, però, non ringraziare anche altre persone fondamentali: Andrea Mazzantini ('vice' di Pagliuca nell'annata precedente, terzo portiere in quella considerata, ndr) e lo stesso Castellini. Il Giaguaro è stato un padre per me".
Essere catapultato in una realtà così importante come quella dell'Inter a soli 18 anni per te è stata più una 'spinta' e una grandissima motivazione, oppure un 'freno', considerando la giovanissima età?
"Una spinta enorme, senza alcun dubbio. Sono cresciuto tantissimo in quella stagione, e poi in allenamento dovevo cercare di non far segnare campioni come Ronaldo, Djorkaeff, Zamorano, Baggio, Moriero... la lista è lunghissima. Contro di loro ero obbligato ad alzare il mio livello oltre i limiti. Era fantastico!".
A livello generale, cosa non ha funzionato in quella stagione 'maledetta'? Ricordiamo i tanti cambi in panchina...
"Effettivamente cambiare quattro allenatori in una sola stagione non è da Inter. Ma, personalmente, ero molto giovane e quindi non ho capito nel dettaglio quanto era successo. Però i miei ricordi sono unici, come la partita in Champions League contro il Real Madrid, in cui Baggio segnò una doppietta eccezionale. Lo stadio di San Siro era magico in quella partita, che atmosfera quella sera...".
Stagione super con il Verona, precedente al rientro a Milano per essere indiscutibilmente titolare nel 2000-2001: qual è il tuo ricordo di quella annata, a livello personale e di squadra?
"Devo dire che, globalmente, per me è stata una stagione positiva. Per difendere una porta importantissima come quella dell'Inter alla mia età dovevi avere due spalle enormi! A maggior ragione se si considera che l'anno prima nell'Inter c'era una leggenda di nome Angelo Peruzzi. Il rammarico consiste che verso la fine mi sono fatto trascinare delle negatività create intorno al nostro gruppo".
Capitolo negativo è quello relativo al derby perso per 6-0: come spiegheresti un risultato così pesante?
"Fu una partita molto strana. Se dovessi usare una metafora direi che sembrava che a noi avessero tagliato le gambe e che loro giocassero con un polmone in più. Ripeto, tutto fu molto strano. Sinceramente mi fa ancora molto male parlarne perché tutti sanno quanto sia importante e meraviglioso il derby di Milano".
Luigi Simoni, Mircea Lucescu, Roy Hodgson, Marcello Lippi, Marco Tardelli: che ricordo hai di questi allenatori?
"Gigi Simoni era ed è una persona per bene. Lo rispetto moltissimo, e poi l'anno prima aveva conquistato la coppa Uefa... Per quanto riguarda Lucescu e Hodgson, non posso dire molto perchè non ho avuto tempo per poterli conoscere al meglio. Lippi, invece, lo considero uno dei più grandi allenatori italiani, però va considerata la sua esperienza con la Juventus... Tardelli è una leggenda come calciatore, ma forse il ruolo da allenatore, in quel preciso momento, era troppo per lui. Il meglio, però, lo riservo volutamente per la fine: Luciano il Giaguaro Castellini. Da preparatore dei portieri a primo allenatore! (Ride, ndr). Era uno spettacolo, perché lui sa benissimo cos'è lo stress. Si era guadagnato il rispetto di tutti, e per lui non è stato difficile portare i giocatore a dare di più".
Hai avuto la fortuna di giocare con tantissimi campioni all'Inter: chi sono i tre più forti e perché?
"Dovrei stilare una lista di 40 giocatori, come minimo (ride, ndr). Praticamente tutti i giocatori, o quasi, che hanno indossato la maglia nerazzurra sono stati dei grandissimi. Ma se devo sbilanciarmi e nominarne tre dico Ronaldo, senza alcun dubbio. Lui era il Fenomeno, dentro e fuori dal campo. Poi Pagliuca, per come si è sempre comportato con me e per tutto quello che ha dimostrato durante la sua carriera, mentre per il terzo sono indeciso tra Zamorano, Baggio, Djorkaeff, Moriero, Kanu, Bergomi, Pirlo, Paulo Sousa, Winter, Cauet e West".
Qual era il tuo rapporto con Massimo Moratti? Che ricordo hai di lui?
"Moratti è semplicemente il 'Presidente'. Un grandissimo uomo che rispetta e, soprattutto, ama i propri calciatori. Forse a volte anche troppo, ma resta una persona meravigliosa e un grande tifoso dell'Inter".
Passando all'Inter attuale, la stagione non è stata sicuramente positiva. Roberto Mancini è l'uomo giusto per ripartire?
"A parer mio Mancini è un grande allenatore. A Milano ha vinto tanto gestendo una grande rosa, e sono sicuro che riuscirà a fare bene anche in questa nuova avventura".
Da grande del ruolo quale sei, vorrei farti una domanda sul futuro della porta nerazzurra. Si parla molto di Samir Handanovic che potrebbe, chissà, lasciare Milano a fine stagione: come ti comporteresti in caso di offerta importante per il portiere sloveno?
"Le scelte si fanno in due, sono sia il club che il calciatore stesso ad arrivare a un accordo, o meno. Non posso, però, sbilanciarmi perché non conosco bene la situazione. Ma una cosa voglio dirla: l'Inter è una grandissima società, trovare di peggio è facile, ma trovare di meglio non è semplice".
In caso di addio, per chi opteresti? I nomi 'attuali' sono quelli di Cech (esperienza e nessun esborso economico), Perin (il Genoa chiede tanti soldi ma sarebbe un investimento anche di prospettiva) e Reina, il cui discorso è simile a quello dell'estremo difensore del Chelsea.
"Stiamo parlando di due nomi molto importanti e di un altro che potrebbe presto diventarlo. Ma considerando la mia esperienza penso che per un portiere giovane sia dura gestire la situazione attuale della squadra. Per questo motivo andrei su Cech o Reina, anche se ho una preferenza per il ceco. Mattia, invece, avrà tempo per diventare un portiere importante. Ne sono sicuro. Ma, ripeto, ora la squadra non va benissimo e sarebbe meglio avere un estremo difensore di esperienza per gestire questa situazione".
Francesco Bardi e Raffaele Di Gennaro sono due prospetti di casa Inter molto interessanti: li stai seguendo? Qual è la tua opinione su di loro?
"Giocando in Turchia ed essendo lontano dall'Italia faccio fatica a seguire con attenzione il campionato di Serie A e B. Ma se sono di casa Inter avranno di sicuro delle basi molto buone. Colgo l'occasione per dir loro 'In bocca al lupo'".
Dal 15 luglio 2013 sei in Turchia: come sta andando questa avventura e quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ricordiamo che il tuo contratto scadrà nel giugno del prossimo anno.
"La stagione passata è stata molto positiva. Una bellissima esperienza, un'annata personale ottima. Quest'anno, invece, hanno cambiato tutto: presidenza, dirigenza, staff... La nota stonata è che il club ha fatto capire, intendo a noi stranieri, di essere un peso, economicamente parlando ma non solo. Credo che in turco la parola 'rispetto' non esista (ride, ndr). Finirò la stagione e poi prenderò la decisione migliore per il mio futuro. Se non dovesse cambiare nulla sarebbe meglio tornare dove sono rispettato e dove mi sentirei a casa".
In conclusione, che messaggio vuoi mandare ai tifosi interisti?
"Se devo essere sincero, provo un po' di dispiacere. All'inizio c'era grande amore tra di noi, ma alla fine è diventato odio per delle incomprensioni o cose non dette con chiarezza. In ogni caso ricordo i tifosi nerazzurri con affetto e li ringrazio per quello che mi hanno dimostrato durante le mie due stagioni con la maglia dell'Inter".
Francesco Fontana
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