Il film più brutto, quello che tutti avrebbero fatto a meno di vedere. Tutto 'apparecchiato' nel migliore dei modi, perché tanto è stato fatto per pubblicizzare e lanciare al meglio la prima Inter del girone di ritorno. Colpi, anzi, botti di mercato, un bel sole di stampo primaverile, tanti sorrisi, buon umore e soprattutto l'arrivo a Milano del presidente Erick Thohir: la ricetta perfetta per la miglior pellicola possibile. Invece... va tutto storto. Il regista non c'è, gli attori ci provano ma non basta, il pubblico spera in un finale mozzafiato, ma esce dal cinema insoddisfatto. Il film non è piaciuto, il film è un flop, il film è da buttare, da dimenticare, da rivedere soprattutto. Adesso urge ripartire, con attori carichi per lanciare una pellicola nuovissima che dovrà portare tanto incasso. Incasso che nel calcio vuol dire punti: 8 quelli che separano una squadra al rallentatore dalla zona Champions League.

QUELLA DA NON PERDERE - Il match da non sbagliare, a maggior ragione dopo la 'tripletta' della Lazio contro il Milan nel match dell''Olimpico': "Difficile stilare delle tabelle. Noi siamo indietro e dobbiamo rincorrere, non possiamo permetterci di sbagliare", queste le parole di Roberto Mancini alla vigilia. Dicharazioni che ora suonano quasi come un segno premonitore, come se il coach avesse messo in preallarme i suoi. Non si deve sbagliare, invece il Biscione viene calpestato dal Toro, probabilmente non a livello di prestazione, ma in termini di punti certamente sì. Emiliano Moretti gela San Siro al gong e i tre punti che vanno in Piemonte: massimo risultato con il minimo sforzo. La 'beffa' è servita. 

LA TRIPLETTA DEL GUARO - Il passo in più, quello che con Walter Mazzarri e Andrea Stramaccioni è sempre mancato. Fredy Guarin stoppa per poi cercare la giocata immediata, quasi al buio, talvolta sbagliando. Questo il riassunto del giocatore discontinuo, anarchico e decisivo a intermittenza che in poche occasioni il popolo nerazzurro ha applaudito quest'anno come nelle ultime stagioni. Indipendentemente dal voto in pagella, quello che balza all'occhio rispetto alle precedenti gestioni è quel tassello, tra stop e giocata, che è sempre mancato, ma che oggi appare piacevole routine. Il vero kick-off nella rincorsa a giocatore importante, con vista 'indispensabile': lo sguardo, la visione, l'occhiata. Nonostante la strada sia ancora lunga, il classe '86 di Puerto Boyacá può essere il designato ideale per vestire i panni di trascinatore, di attore protagonista. Proprio quello che in questa Inter manca come l'aria. Stop-occhiata-giocata, la 'tripletta' del Guaro può essere l'arma in più per il futuro.

MATEO IL MEDIA-SI' - 4-2-3-1 e maglia da 10 cucita su misura... o forse no. Il baby croato sembra andare con il 'freno a mano tirato' agendo sulla 'mattonella' di trequartista, con poco spazio a disposizione per accendere la luce e dare a un film noioso quel tocco di imprevedibilità che il pubblico aspetta con ansia, ma che alla fine non arriverà mai. Probabilmente arretrare il raggio d'azione di qualche metro potrebbe essere la svolta, per l'attore Mateo come per l'Inter intera. 4-2-3-1, avanti così perché giusto insistere con il 'modulo-progetto', ma con il 10 di Linz in mediana il pubblico, probabilmente, non si alzerebbe dalla poltrona a fine proiezione insoddisfatto e arrabbiato. 2006: 'Cambia la tua vita con un click', Frank Coraci in regia, Adam Sandler protagonista. 2015: 'Cambia la tua squadra con un click', Roberto Mancini e Mateo Kovacic oggi possono fare lo stesso. 

KUZ IL CEDIBILE? - Ancora utile, anzi, utilissimo. Nonostante il ko interno, contro il Torino altra prestazione 'su misura' per lo Zdravko... in partenza. Senso della posizione, qualche giocata per gli amanti dell'estetica e palleggio continuo, apporto costante, presenza importante. Forse 'troppo' penseranno i critici del classe '87 di Thun in un pomeriggio nero, ma la realtà dice questo: Kuzmanovic in questa Inter è importante. Partendo dall''ultimo Mazzarri' fino a oggi, il 6 in pagella non è quasi mai mancato e se anche con il cambio-coach la sua 17 si è vista spesso e volentieri dal 1' un motivo, forse, dovrà pur esserci. La società intanto cerca il nuovo mediano da regalare al Mancio e in questo senso i nomi in auge sembrano sostanzialmente due, con prospettive probabilmente differenti: Lucas Pezzini Leiva e Lassana Diarra. Il primo elemento pronto, titolare nel Liverpool che ora non sembra così disposto a lasciarlo partire, mentre il secondo è uscito dal calcio che conta da un po' di tempo e vede in quella nerazzurra l'occasione della (nuova) vita calcistica. La domanda ora sorge spontanea: meglio il francese alla ricerca di sé stesso o un Kuz già integro, e integrato, che ha 'fame' di vestire questa maglia? A giugno poi il discorso sarà diverso (Yaya Touré sogno o realtà?), ma nel frattempo andrebbe valutata attentamente la posizione di un giocatore, senza dubbio, sottovalutato dai più.

ISAAC C'E' - Chiudiamo con un sorriso questa giornata no. Nel film da 'zero incasso' c'è un attore non protagonista che si fa vedere. Quella comparsa che non ti aspetti con faccia da bambino e fisico da culturista allo stesso tempo. Non Xherdan Shaqiri alla ricerca della forma Mondiale, ma quella del baby di Kumasi che a destra spinge, ci prova e tenta l'affondo. Bene così. Uno dei pochissimi, rari sorrisi in una giornata dove lo smile risulterebbe inopportuno, forse antipatico, viene dal Ghana, la terra del veterano canterano.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 26 gennaio 2015 alle 08:00 / Fonte: Milano - Dall'inviato allo stadio Giuseppe Meazza
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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