Il match di Verona perso 2-0 lascia in dote all'Inter due grossi problemi da risolvere in fretta per proseguire al meglio la stagione: uno di natura atletica, l'altro di natura tecnico-tattica. Per il primo serve metodo e intensità nelle sedute d'allenamento, per il secondo occorre la lucidità nel saper adattare gli uomini a disposizione al sistema di gioco migliore: il 4-3-3, le cui varianti sono, come visto l'anno scorso, il 4-4-2, il 4-2-3-1 o da quest'anno il '4-2-Banega-3'. Eppure, c'è da far chiarezza, inoltre, sul luogo comune che vuole le squadre di Frank de Boer giocare sempre e solo col 4-3-3. Ok, è il sistema di gioco più legato alla scuola olandese e che lo stesso tecnico ha ammesso di preferire, ma il suo Ajax l'anno scorso ha utilizzato più volte il 4-1-4-1 che il 4-3-3, considerando che il modulo-base era il 4-2-3-1. All'Inter, FDB ha una rosa che può facilmente adattarsi tanto al 4-3-3 (o alla variante 4-1-4-1) quanto al 4-2-3-1. E le ultime prove di formazione, come confermano gli spifferi da Appiano Gentile, vanno proprio in questa direzione.

DIFESA - Qui le considerazioni sono quantitative e qualitative. Quattro difensori centrali (D'Ambrosio non lo è), due all'altezza (Miranda e Murillo), due un po' meno (Ranocchia e Yao). Andreolli, invece, è reduce dal brutto infortunio patito a Siviglia. Miranda e Murillo a parte, qualunque calciatore della rosa a disposizione venga utilizzato come centrale di difesa porta con sè il rischio di una sbavatura, l'azzardo di non saper interpretare al meglio il ruolo (Ranocchia/D'Ambrosio contro il Chievo, per esempio). Sarebbe preferibile, dunque, optare per un modulo che richieda l'utilizzo di due soli centrali. Inoltre, al momento, all'Inter non ci sono interpreti ideali per comandare una linea a tre dietro. Infine, sarebbe un peccato sprecare un potenziale craque come Perisic relegandolo a un ruolo che lo limiterebbe in zona offensiva. 

CENTROCAMPO - Banega è un centrocampista puro, nonostante la sua anarchica interpretazione di qualsiasi ruolo. Serve un modulo che consenta al calciatore argentino di prendere per mano la squadra e accompagnarla con pericolosità in zona offensiva. A lui, o a Brozovic in alternativa, la responsabilità di scandire tempi di gioco e dettare il ritmo del match; di cucire trame quanto più verticali possibile all'interno dei 90 minuti. Per lasciargli far ciò, serve un contrappeso che garantisca copertura: al momento, per interpretare tale ruolo, in rosa ci sono Medel e Melo. Il terzo tassello della mediana è Kondogbia, calciatore in crescita già dal finale di stagione dell'anno scorso e tra i meno peggio nella tournée estiva e contro il Chievo: si sta calando nel ruolo e sta assimilando sempre meglio i concetti che un calcio tattico e fisico come quello italiano richiedono per poter stare al gioco. Alla crescita in fase difensiva accompagna la sua naturale capacità di far scudo intorno al pallone, mettere in moto le lunghe leve e fluttuare tra le linee avversarie, creando superiorità numerica: un buon mix tra apporto difensivo ed arma offensiva (seppure debba migliorare capacità balistiche e fase realizzativa) che potrebbe valere l'investimento fatto solo un anno fa.

ATTACCO - Una cosa è certa: per questioni di immagine, peso specifico, fiuto del gol e fascia da capitano annessa, Icardi è l'attaccante titolare. Chiarito questo punto, seppur abbastanza ovvio, ed assodato che Banega dovrebbe fare un po' ciò che vuole in mezzo al campo, restano da assegnare due maglie da titolare, quelle che riguardano gli esterni. Candreva è un calciatore che per esperienza nel nostro calcio, utilità nell'economia del gioco (gol ed assist) ed investimento fatto alzerà il tasso di pericolosità dei nerazzurri. Perisic è uno spaccapartite, spesso decisivo (qualcuno ricorderà le trasferte di Empoli e Frosinone la scorsa stagione), capace di creare un pericolosissimo asse offensivo con Icardi. Lo vogliono un bel po' di big europee e un motivo ci sarà: è bene tenerselo stretto. Le alternative sugli esterni non mancano. Eder ha ottime capacità d'inserimento ed è bravo nell'allungare le difese avversarie, come sa fare anche Palacio. Biabiany, sulla fascia, può essere decisivo in contropiede, puntando l'uomo e creando superiorità numerica. L'incognita resta Jovetic, che in attesa di capire che uso voglia farne De Boer, rimane un degnissimo numero 10 troppo spesso relegato in panchina con la pettorina addosso.

Fabrizio Longo

Sezione: Copertina / Data: Mer 24 agosto 2016 alle 17:25
Autore: Redazione FcInterNews.it
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