Un inizio difficile all'Inter per Joao Cancelo, che con pazienza poi si è imposto come titolare, diventando uno dei protagonisti della cavalcata che ha portato i nerazzurri al quarto posto. Suning, però, a causa delle restrizioni imposte dalla Uefa non ha potuto riscattarlo dal Valencia e ora il portoghese è sul mercato. Oggi lunga intervista a Tuttosport, ecco alcuni passaggi.
È stato un inizio difficile: l’infortunio prima del debutto, le panchine. E’ vero che a gennaio voleva tornare al Valencia?
"È vero, ho pensato di tornare perché mi avevano detto una cosa che poi non si è verificata. Capisco che è andata così per l’infortunio: l’Inter aveva in parte ragione, ma anch’io avevo la mia e non volevo che diventasse una stagione persa. Lo temevo. Non ho mai dubitato delle mie capacità e ho continuato a lavorare duro tutti i giorni: anche quando i compagni avevano la giornata di riposo, andavo ad Appiano per recuperare più in fretta, il mio obiettivo era diventare titolare dell’Inter. Sapevo di averne il potenziale perché ho giocato in due dei campionati più competitivi al mondo (Spagna e Italia) e ho avuto successo in entrambi".
Si è parlato anche di qualche attrito con Spalletti durante la stagione. Lui, però, le ha dato fiducia. Che cosa ha imparato?
"Spalletti non è un allenatore difensivo, gli piace una squadra che sa giocare e tenere palla. È vero che abbiamo avuto qualche attrito, ma perché tutti e due abbiamo un po’ il sangue caldo ed esplodiamo in fretta, però riconosco che ho imparato molto da Spalletti. Tra noi c’è sempre stata stima e rispetto. Dal momento che ho iniziato a giocare di più, lui mi ha dato una libertà incredibile e ho capito che si fidava di me. L’importante è stato non desistere mai".
Si parla tanto di lei in questo mercato: Juventus, Wolverhampton, Valencia, oppure un ritorno all’Inter. Dove giocherà Cancelo la prossima stagione?
"Ho un contratto con il Valencia fino al 2021, dunque senza club non rimango (sorride). Finché non ho una proposta ufficiale e concreta non posso dire nulla. Finora, non mi è arrivato niente. Prima della fine della stagione ho sentito dire che l’Inter mi voleva acquistare a titolo definitivo e che era in contatto con il Valencia per farlo, poi però non è successo nulla".
Ma è deluso di non rimanere all’Inter e giocare la Champions?
"Deluso? Non so se è la parola giusta, però mi aspettavo di più. Pensavo che qualcuno dell’Inter mi dicesse qualcosa del genere: “Non abbiamo i soldi per poterti comprare ora, però in bocca al lupo per il tuo futuro”, ma neanche quello. L’Inter è stata una tappa molto importante nella mia carriera ed è un grande club, ora vediamo che cosa succederà".
Il Wolverhampton è interessato a lei, ma non giocherà in Champions, preferisce l’ipotesi Juventus?
"Al momento non posso escludere niente, certo giocare la Champions è un mio obiettivo, l’ho conquistato in campo con l’Inter e mi piacerebbe tornare in questa competizione".
L’ha conquistata giocando contro la Lazio all’Olimpico nell’ultima giornata: come vi ha preparato Spalletti per quel confronto che vedeva l’Inter sfavorita?
"Che partita incredibile, rimarrà per sempre nella mia memoria. Era una gara difficilissima, ma volevamo vincere. La Lazio sembrava avere il gioco sotto controllo, ma noi abbiamo fatto vedere quello che siamo stati durante la stagione: un gruppo molto forte e unito, anche quando è stato criticato. Il nostro gruppo meritava quella vittoria e Dio ci ha aiutati, perché io credo tanto in Dio. Dopo avere ascoltato tanta gente parlare male dell’Inter - sì, perché se il Milan perde sei gare di fila nessuno parla, ma se l’Inter ne perde due, ne parlano tutti - abbiamo zittito tutti".
Crede che la gente parli spesso dell’Inter perché fatica ad avere continuità, o altro?
"Posso capirlo questo, ma manca un po’ di equità in questo tipo di osservazioni: dov’è finito il Milan, che ha speso più di 200 milioni sul mercato, in classifica? In Europa League. L’Inter, che ha aggiunto solo due o tre giocatori alla rosa dell’anno scorso, è arrivata in Champions, che era l’obiettivo a inizio stagione. Un ex-calciatore può sempre dire la sua, però parlare male in tv di un giocatore attuale non è bello".
A proposito, i grandi ex del Triplete del 2010 sono stati chiamati ad Appiano da Spalletti prima della gara contro la Lazio. Che effetto ha avuto su di voi questo incontro?
"Sicuramente un effetto positivo. È stata una forza in più. Personalmente mi piace l’avversità, mi stuzzica e quando mi sento criticato voglio dimostrare che non sono così male. Ho visto che gli altri sentivano lo stesso. Lì, in quel momento, ho pensato: “Dobbiamo veramente vincere questa gara, la voglio vincere”. Ho visto negli occhi di ognuno che tutti volevano vincerla, anche quelli che sarebbero andati in panchina".
Cosa manca all’Inter per tornare ai livelli del 2010?
"È uno dei grandi club in Europa, che ha passato un periodo difficile negli ultimi anni, ma come tutto ciò che cade poi si rialza. Vedo l’Inter nel percorso giusto per tornare, ha un gruppo eccezionale sia a livello umano sia a livello sportivo".
A proposito, com’è Icardi come capitano?
"Icardi è una persona eccezionale, dentro e fuori lo spogliatoio è sempre stato corretto. Non l’ho mai visto avere problemi con nessuno. È una persona molto umile, cerca di aiutare tutti, ti domanda se hai bisogno di qualcosa ed è sempre stato un capitano esemplare".
Lei ha seguito gli ultimi mesi di Joao Mario all’Inter. Recentemente, lui ha detto di non volere tornare all’Inter né in Italia. Perché non è mai decollato questo feeling con la Serie A?
"Per me lui è sempre stato il migliore giocatore della nostra generazione (classe 93/94, ndr) in Portogallo. È un grandissimo calciatore, ma che non si è adattato al calcio italiano perché a lui piace giocare palla al piede. E’ molto tecnico e, visto che in serie A c’è parecchio contatto fisico, è stato più difficile imporre il suo stile. Quando le cose iniziano male poi diventa difficile recuperare. Il suo valore comunque è chiaro a tutti, è andato in Inghilterra e ha disputato un’ottima seconda parte di stagione. Tra l’altro, devo a Joao Mario parte del mio successo all’Inter. È stato lui a trasmettermi tranquillità quando ho passato momenti difficili, a dirmi di avere pazienza e aspettare il mio momento. Lo devo a lui, a Dalbert, a Miranda e Eder che era un po’ il nostro gruppo. Eder sarà un amico che mi porterò per tutta la vita".
Le è piaciuto vivere in Italia?
"Tantissimo, all’inizio non tanto per il freddo, poi mi sono abituato ed è arrivato il caldo. Le persone ti danno tanto affetto, ogni volta che andavo in centro mi fermavano ogni cinque minuti per salutarmi, è bello. Il giocatore ha anche bisogno di questo per sentirsi importante".
Si parla di altri portoghesi in Serie A per la prossima stagione. Dopo gli insuccessi di Joao Mario e André Silva, cosa direbbe ad un suo connazionale che vuole giocare in Italia?
"Dev’essere forte psicologicamente e avere tanta pazienza perché gli allenamenti sono totalmente diversi, a volte un po’ noiosi. All’inizio, confesso, non mi piacevano e arrivavo a casa arrabbiato perché in alcune sedute quasi non toccavo palla, allenavamo i movimenti del corpo e tante altre cose che non conoscevo. Ci sono sempre uno o due allenamenti un po’ più tattici, con cross da una parte all’altra, come il difensore si deve posizionare nelle differenti situazioni di gioco, però ho capito che sono dettagli molto importanti. Devo tanto anche a Martusciello, che è l’allenatore che lavora con la difesa dell’Inter: è eccellente e mi ha insegnato tanto. Poi basta avere il talento e cercare di adattarsi".
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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