"Stasera ci sono in ballo tre punti fondamentali per la Champions. Dubito che il primo o il secondo posto possano essere di Inter, Roma o Lazio. Roma squadra da temere? Molto di più, all’andata ci ha fatto vedere i sorci verdi, poi è calata e abbiamo vinto. Sarà una partitaccia per noi, bella da vedersi". Così Paolo Bonolis, intervistato dalla Gazzetta dello Sport per parlare della sua passione per i colori nerazzurri.

L’Inter non vince da 5 partite.
"Arriva da un periodaccio, l’Inter ha una rosa limitata, ma mister Luciano da Certaldo sta facendo un ottimo lavoro perché non ha fenomeni. E quando due-tre giocatori perdono lo smalto la squadra ne risente. Con l’Udinese siamo partiti bene ma ci siamo mangiati due gol, con il Sassuolo si è giocato 80’ nella loro metà campo, con la Lazio le squadre si sono quasi annullate, con la Fiorentina avevamo una difesa improvvisata. La panchina corta pesa".

Ma Spalletti le piace?
"Molto, è una persona accanita nel lavoro: senza una giusta dose di rabbia e accanimento nello sport non si ottengono risultati. Lui all’Inter li ha dati ma è umano che ci possano essere dei cali. Ho visto un Perisic irriconoscibile nelle ultime partite e questo pesa. La sua carica fisica è sparita e l’Inter ha perso un’arma letale. Mi dispiace per Joao Mario, è il fantasma di se stesso. Ha qualità tecniche ma una dimensione atletica inadeguata per un centrocampista e una volontà di intenti insufficiente rispetto ai compagni. Non ho capito Dalbert, mi sembra di una timidezza tattica impressionante. Forse il calcio francese ci regala delle splendide meraviglie che qui in Italia si rivelano delle bolle di sapone".

Non ha citato Mauro Icardi.
"Lui si cita da solo, gli arriva un pallone e sa trasformarlo nella più gustosa crema al gelato che ci possa essere. Il problema è che gli deve arrivare in maniera non sempre uguale. L’Inter crossa tanto, per questo sta lavorando su Rafinha: speriamo che giochi ad Appiano e non venga ricoverato all’Umberto I... Il giocatore c’è, ha fantasia, può dare quella variazione spericolata di traiettoria calcistica che serve a Spalletti".

Una volta ha detto "mi sento come Mourinho".
"Il tecnico deve creare una mente alveare, fare in modo che tutti la pensino allo stesso modo. Però bisogna che le api siano buone. Oggi la rosa non è quella di Mou. Tra i tecnici ricordo con affetto Simoni, uomo perbene che ha reso una squadra piacevole con modi pacati. Nella famosa partita di Torino con la Juve è uscita la belva che aveva dentro e l’ho adorato come pochi altri. Mou resta il leader assoluto per chi ha la mia età. Però dipende sempre da chi si allena: d’altronde se gli ottimi chef aprono il frigo e trovano la cicoria solo la cicoria ti possono fare".

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 21 gennaio 2018 alle 10:55 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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