Cosa si può comprare di buono nel mercato invernale? Spesso, all'alba dell'ennesima finestra di gennaio, gli addetti ai lavori si pongono questo quesito, concludendo che è davvero difficile trovare in inverno un qualcuno che migliori realmente una squadra. Con naturalezza, Gagliardini ha invece smentito questa massima, rivelandosi come uno degli acquisti più pesanti che si siano mai registrati in Italia durante il mercato di gennaio. Per un attimo, non si pensi però al suo rendimento, alla sua titolarità intoccabile e alla vena prolifica rinvenuta di recente sotto la sua pelle: uno dei più grandi pregi del bergamasco, infatti, è l'influsso quasi magico che la sua presenza ha riversato sul compagno di reparto Kondogbia. Con l'arrivo dell'ex Atalanta al suo fianco, infatti, il francese ha cambiato stile, tagliando di netto i suoi tempi di gioco e apprendendo finalmente cosa sia la concretezza. Dal momento che non crediamo a magie e fatture varie, questo cambiamento può essere misurato, o quantomeno descritto. 

CORAZZIERI - Dalla gara col Chievo dello scorso 14 gennaio, in cui la nuova coppia ha modo di esibirsi per la prima volta, Gagliardini e Kondogbia giocano insieme complessivamente 7 volte, di cui 5 dall'inizio: 4 vittorie, nonostante la sconfitta di Roma, costituiscono certamente un bottino di primo'ordine, il cui merito però non può essere attribuito soltanto ai due corazzieri della mediana nerazzurra. Ciò che colpisce maggiormente, invece, è la sicurezza e il carisma di cui Kondogbia pare godere da gennaio in poi. Un giocatore insicuro, spesso goffo e ciondolante, è divenuto grintoso, deciso e difficilmente superabile palla al piede; i suoi ripetuti tocchi al pallone, che appesantivano oltre misura la manovra nerazzurra, sono stati ridotti all'essenziale. Talvolta, poi, il francese si accosta pericoloso all'area avversaria, sfoderando quei numeri che prima esibiva soltanto nella sua metà campo, quando sembrava voler scherzare con le coronarie dei tifosi nerazzurri. I colpi sono gli stessi, insomma, ma suonano finalmente utili e intonati allo spartito corale, perché ad essi si accompagnano decisione e incisività.

LA SVOLTA - Nello spietato tritacarne in cui oggi è inghiottito chi gioca in una grande squadra, troppo spesso ci si dimentica che la parabola di un calciatore, un po' come la vita, non è misurabile grazie al raffronto con le vicende altrui, né appare sintetizzabile dentro schemi preconfezionati. Le giovani promesse possono regredire, gli onesti mestieranti inventarsi campioni a 28 anni, oppure capita che talenti acclarati vivano fasi alterne prima di trovare la propria dimensione definitiva, ammesso che ne esista una. A proposito di Geoffrey Kondogbia, troppo spesso lo si è triturato, nell'ambito di un generale equivoco tra le esigenze della squadra e le caratteristiche delle sue lunghe leve: all'Inter serve un regista, ma il francese tiene molto il pallone; arrivano pochi gol dal centrocampo, e Kondogbia ha segnato soltanto 6 volte in carriera. Lontani dal valutare il suo apporto secondo le qualità che lo distinguono, i più hanno finito per sostenere che il francese non fosse neanche un calciatore. Ora, però, che l'investimento per Gagliardini ha rivalutato anche i 36 milioni spesi per l'ex Monaco, occorre imparare la lezione: ogni calciatore è un uomo e, in quanto tale, attende la sua svolta. Bisogna aver pazienza, perché neanche lui sa quando la svolta arriverà, eppure l'attende stoicamente: Kondogbia, buon per l'Inter, l'ha trovata in Gagliardini.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 13 marzo 2017 alle 21:55
Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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