Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato dell'Inter, torna a rilanciare la propria proposta shock di unire Inter e Milan in un unico club. Lo ha ribadito ai microfoni di Tuttosport, dove ha provato a spiegare tutti i vantaggio economico-finanziari di questa operazione.

Dottor Paolillo, perché sostiene che Inter e Milan dovrebbero fondersi?
"La mia, sia ben chiaro, non è assolutamente una proposta alternativa a quanto è stato deciso tra Moratti e Thohir, ma si tratta essenzialmente di un ritorno economico che parte dal fatto che siamo in una città dove entrambe le società hanno intenzione di trovare una nuova governance. Il calcio oggi è un'industria e quindi credo non sia da scartare che avvenga ciò che normalmente accade negli ambienti industriali o nelle banche, ovvero una fusione. Che, per me, sarebbe auspicabile piuttosto che avere due squadre che, per mancanza di investimenti, rischiano di perdere competitività ad altissimo livello".

Tra l'altro si risolverebbe d'incanto il problema legato allo stadio...
"Mi chiedo se Milano, col numero di abitanti che ha e con l'andamento economico attuale abbia la possibilità di far vivere per 7 giorni su 7 due stadi. La risposta è chiaramente negativa: in questa città non c'è spazio per far vivere due impianti come San Siro, ma uno soltanto".

E con i tifosi, come la mettiamo?
"Non devono vivere questo come una minaccia, ma come un'opportunità. Indubbiamente una fusione porta al problema delle rivaltà cittadine e del mancato riconoscimento in quella che un tempo era la squadra del cuore. Però attenti: è meglio per i tifosi avere una nuova entità che può essere altamente competitiva in Europa oppure restare con due squadre che sono molto meno competitive rispetto a un tempo? Con una fusione si può trovare nuova linfa: dipende cosa viene proposto ai tifosi e come viene costruita la nuova società".

Quanti sarebbero, al contrario, i tifosi a voltare le spalle al nuovo progetto?
"Dire, e ragiono sicuramente per eccesso, un 20% per parte. Però questo sarebbe un prodotto nuovo che, sono pronto a scommetterci, potrebbe facilmente riempire uno stadio da 50mila persone".

E un Neymar, tanto per fare un esempio, potrebbe sbarcare a Milano e non a Barcellona...
"Assolutamente sì. E questo sarebbe unmotivo di attrazione ben più importante di questioni legate al campanile".

Come la mettiamo con i colori sociali?
"Una maglia rossonerazzurra era già stata utilizzata per un'amichevole nel passato, quindi..."

E' un'idea, la sua, che farà molto discutere...
"Questa suggestione, ripeto, parte dall'idea di creare una nuova identità che non sia semplicemente l'unione di due club che, per ragioni legate al bilancio, vogliono  in questo modo dimezzare il parco giocatori e portare a casa 2-3 campioni: andrebbe ristudiato tutto il modello di business, sarebbe una rottura col passato che però nasce da due grandi squadre cittadine. Il Che non è poco in un mondo come quello del calcio, che oggi ha bisogno di novità e che si nutre di nuove idee".

Il nome?
"MilanInter non sarebbe affatto male".

Sezione: Focus / Data: Mer 25 settembre 2013 alle 08:28
Autore: Alessandra Stefanelli / Twitter: @Alestefanelli87
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