Nel corso di un suo intervento davanti agli studenti della Luiss di Roma, l'ex tecnico dell'Inter Roberto Mancini, tra le altre cose, parla anche della sua esperienza all'Inter con presidenti e proprietari di diverso stampo e nazionalità, da Massimo Moratti a Erick Thohir fino al gruppo Suning. Ma quanto è importante, per lui, avere una società sempre vicina alla squadra? "Io ho lavorato in Inghilterra, dove il presidente praticamente non esiste. Ma in Inghilterra c’è una mentalità diversa, in Italia c’è bisogno di sentire la vicinanza della società in ogni momento. Chiaro quindi che diventa fondamentale, però nel caso dell’Inter direi che a volte è difficile andare d’accordo tra italiani, quindi integrare cinesi e indonesiani nella struttura magari può essere stato più difficoltoso, perché non capiscono cosa serve davvero alla squadra. Nel calcio, il risultato è a breve termine, e questa è la difficoltà di allenatori e manager. Ci vuole sempre una società pronta a dare supporto ad allenatore e giocatori".

Si parla anche del suo addio prima dell'inizio del campionato e della tendenza delle società ad accontentare le voci mediatiche: "Il mio divorzio è stato consensuale, abbiamo provato ad andare avanti per tutta la preparazione ma le condizioni non c'erano più. Credo che in Inghilterra ci sia molto più rispetto per il ruolo, in Italia si va dietro a tante cose che dicono i mezzi d'informazione, che a volte non sanno nemmeno di cosa parlano perché non si sa mai quello che accade dentro uno spogliatoio. In Italia cacciare tecnici e fare polemiche è lo sport preferito, ci piace così se no si fa fatica a vendere. Ma bisogna avere calma, anche perché gli allenatori esonerati sono tantissimi e spesso al cambio le cose sono andate peggio perché il tecnico nuovo ha bisogno di conoscere tutto l'ambiente. Per questo credo che le società debbano essere più calme". 

Sezione: Focus / Data: Mer 26 ottobre 2016 alle 15:36
Autore: Redazione FcInterNews.it
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