Focus della Gazzetta dello Sport sulla prestazione di Mateo Kovacic, certamente non così positiva come speravano i tifosi interisti. "Kovacic, relegato nella strana posizione di esterno sinistro, non trova l’attimo decisivo: resta fermo sulla fascia quando dovrebbe accentrarsi per partecipare alla manovra offensiva, si accentra troppo quando in fase di ripiegamento dovrebbe tenere una posizione larga sulle tracce di Rami e, in generale, dimostra poca personalità: se hai il numero 10 sulle spalle, e lui ce l’ha, devi prenderti la responsabilità di rischiare e non limitarti a fare il compitino come un centrocampista qualsiasi. Altrimenti la tua squadra rimane al buio e si deve aggrappare al tiro-salvezza di un mediano (Obi). Kovacic, nelle intenzioni di Mancini, deve occuparsi delle (eventuali) sgroppate di Rami e, in fase di costruzione, dialogare con i centrocampisti e aggiungersi nel cuore dell’azione. Sono 59 i suoi tocchi, 44 i passaggi (5 errori), 4 le sponde, ma mai una volta che sia riuscito a creare qualcosa di pericoloso dalle parti dell’area avversaria. Lui, dotato di un ottimo dribbling e di un notevole repertorio di finte di corpo, prova soltanto una volta a saltare i difensori del Milan: poche iniziative, insomma. Che, alla lunga, significa poco coraggio. E se non hai coraggio, è difficile raggiungere la gloria. Soprattutto nel derby di San Siro. Un solo tiro (fuori), due lanci riusciti e due palloni recuperati: questo il tabellino positivo di Kovacic. Nella parte negativa spiccano i 9 palloni persi. Non c’è di che applaudire". 

Sezione: Focus / Data: Lun 24 novembre 2014 alle 09:24 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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