Dopo le anticipazioni di ieri, ecco qualche altro stralcio dell'intervista di Eder alla Gazzetta dello Sport

Nonostante l’ultimo pari a Verona, Fiorentina-Inter è uno spareggio? E’ decisiva? 
"Decisiva no, ma può darci una spinta in più. Notevole. L’importante è mantenere l’equilibrio, che si vinca o si perda non sono 3 o 4 punti di distacco che fanno la differenza a questo punto della stagione. Tanti punti in ballo, tante speranze, tantissime possibilità di ribaltare ogni cosa".

Ora c’è da credere nella Champions perché? 
"Io la Champions la vedo come il coronamento di un sogno pazzesco: arrivare dal Brasile in Italia, raggiungere la Nazionale, poi l’Inter e quindi il top dei tornei per club, beh, sarebbe veramente il massimo assoluto. Bisogna credere nella Champions perché lavoriamo bene e in un gruppo che mi ha accolto alla grande da subito, per le tante partite che ancora mancano e perché abbiamo Mancini: è un tecnico molto ottimista, vede sempre le cose in maniera positiva".

Uno come lei, che parte da Empoli e si guadagna Nazionale e Inter, non può che pensarla allo stesso modo. Col sorriso. 
"Il cambiamento vero l’ho fatto alla Sampdoria, club che non dimenticherò mai di ringraziare e che fra l’altro incontreremo fra due settimane. Prima di arrivare a Genova ero un ragazzo di 24 anni che magari arrivava 10 minuti prima dell’allenamento, che pensava ad altro, insomma proprio un ragazzino... Poi, da lì, mi sono detto: basta, datti una regolata, non buttare questa grande opportunità. E, dall’alimentazione all’allenamento fino a tutto il resto, ho cominciato a cambiare regime. Crescendo".

Come si passa da un presidente presenzialista (Massimo Ferrero) al suo attuale (Erick Thohir) che è più all’estero che in Italia? 
"Non cambia. E poi pensi che Thohir l’ho già sentito tre volte: nei giorni in cui eravamo in trattativa mi ha chiamato, spronato, chiesto di dare il massimo e che era contento della mia scelta interista. Una persona sempre positiva". 

La caratteristica di Eder: correre molto e fare gol. Ma per ora, all’Inter, molta corsa e nessun gol. 
"Le racconto due cose, tanto per dire che del gol non mi voglio preoccupare più di tanto. La prima: a un gol che magari finisce per portarti a niente preferisco una grande prestazione. Sono così da sempre, e i risultati di squadra poi sono puntualmente arrivati. Prenda l’esempio di Callejon al Napoli: per un po’ non ha fatto gol ma ha lavorato tanto e corso senza soste per il bene della squadra. Poi, palla a quel gigante di Higuain e gol, e Napoli in alto. Insomma: se faccio come Callejon e Icardi segna 30 gol, beh, ci sto".

La seconda? 
"Anche alla Sampdoria arrivai a gennaio e fino ad aprile rimasi senza gol. Poi mi sbloccai, alla fine feci quelli giusti e andammo in serie A dopo che a un certo punto avevamo 12 punti di distacco dalla zona play-off. Insomma: gli obiettivi vennero raggiunti". 

Anche Icardi fu tentato dalla Nazionale italiana. Lei l’ha scelta. 
"So che mi chiederà degli oriundi. Ne sento parlare da 11 anni, non sono stato il primo e non sarò l’ultimo. In tante cose mi sento più italiano che brasiliano: quando torno nel mio paese i miei amici dicono che ho l’accento italiano, una volta amavo i fagioli ma adesso se devo scegliere vado a un ristorante italiano. Il mio bisnonno era di Nove, provincia di Vicenza: quando eravamo in Brasile, la nonna voleva parlassimo solo in italiano in casa e poi fuori potevamo usare il portoghese".

Piccola digressione: fra sei mesi accoglierà a braccia aperte Soriano? 
"Così si dice... ma non so: certo che se lo prenderà, l’Inter farà un bel colpo. Soriano è un centrocampista moderno, completo, sa fare le due fasi". 

L’allenatore al quale deve tanto? 
"Iachini: l’ho avuto alla Sampdoria e a Brescia, mi ha insegnato a stare nel calcio italiano". 

Quando lei incontrò la Fiorentina con la Samp non andò benissimo (come all’Inter). 
"Perdemmo 3-0 e mi fece davvero una gran bella impressione. E’ una squadra che ha identità, palleggia bene, che sta dimostrando davvero tante belle qualità". 

Domanda banale ma sempre buona: ai viola quale giocatore toglierebbe? 
«Posso sceglierne due? Ilicic e Borja Valero». 

E come dice Handanovic «quando non riesci a vincere meglio non perdere». 
"Sacrosanto: ha ragione. Vale sempre e come pensiero è buono anche per la trasferta di Firenze. Ripeto: dipende tutto solo da noi". 
 

Sezione: Focus / Data: Mar 09 febbraio 2016 alle 08:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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