"A che punto è la ricerca dello sponsor dell’Inter? Che fine ha fatto la proposta di Etihad, smentita dalla compagnia aerea degli Emirati? Cosa c’entra con il recente divorzio del club nerazzurro dal tattico Adriano Bacconi? Le risposte stanno in mezzo a una storia complicata, costellata di millanterie, che ha l’Inter nella parte dell’ingannata. Magari un po’ troppo ingenua. Una storia dai contorni incredibili, in cui vengono evocati (finte) Università del calcio, (finte) famiglie reali, (finti) servizi segreti arabi e sulla quale c’è una (reale) indagine della procura di Roma e dei carabinieri di Ostia antica. Sono loro che mettono assieme tanti tasselli apparentemente slegati". Questo quanto emerge oggi da un'indagine approfondita del Corriere della Sera, che spiega i retroscena di questa vicenda davvero incredibile. I protagonisti, oltre al club nerazzurro, sono Roberto Biordi, proprietario di un Bed & Breakfast a Roma​, e Valerio Lattanzio, colui che millantava essere un intermediario incaricato di trattare per contro dell'Inter al fine di individuare un immobile per creare un’Università dello Sport. Tutto comincia a luglio. "All’hotel, nel corso dei mesi, si vedono anche due uomini dell’Inter: Adriano Bacconi (volto noto della Domenica Sportiva, che fino a poco tempo fa era un collaboratore per l’area tecnica: il rapporto, forse non casualmente, ora è stato interrotto) e l’allora direttore generale dell’Inter Marco Fassone (uscito dalla società a settembre per altri motivi), che pare fosse all’oscuro dell’ipotetica compravendita - si legge -. Di sicuro l’affare va per le lunghe e un bel giorno, il 9 novembre, Biordi si accorge che Lattanzio ha lasciato la stanza di corsa e con essa 4.520 euro da pagare, ragion per cui si rivolge ai carabinieri. Negli stessi giorni, arriva all’Inter la comunicazione più importante della stagione. La scrive proprio il proprietario della struttura individuata da Lattanzio per la sua fantomatica Università dello Sport. Quello che avrebbe dovuto incassare i 30 milioni e al quale, però, intanto Lattanzio aveva chiesto soldi per la mediazione. La email che il 12 novembre arriva alla segreteria dell’Inter ha un oggetto piuttosto allarmante: «Tentativo di truffa». L’albergatore (che poi farà a sua volta denuncia) racconta all’Inter quello che i carabinieri già sanno: Lattanzio assicurava di aver ricevuto mandato da parte della società nerazzurra di acquistare la sua struttura alberghiera «al fine di trasformarla in una Università calcistica che avrebbe avuto come responsabile Roberto Baggio (...) Il tentativo peraltro fallito è stato quello di estorcerci del denaro come acconto nella prospettiva di una sicura compravendita da parte della società Inter appoggiata dalla Shuroq, società araba». All’Inter trasecolano: primo perché mai hanno pensato di acquistare un hotel, secondo perché Lattanzio lo conoscono bene". 

Tramite Bacconi, poi, nel settembre scorso, proprio Lattanzio (accompagnato da un avvocato) bussano alla porta dei vertici nerazzurri presentandosi come intermediari Etihad. C'è tutta una serie di mail e carte contraffatte, rese credibili dalla coppia di malfattori, che piazzano l'offerta (finta) di 25 milioni per 5 anni per diventare main sponsor.  Il racconto del Corsera prosegue: "Le conseguenze sono importanti: l’Inter si sente forte nella trattativa con Pirelli, attuale sponsor principale, che propone il prolungamento del contratto a cifre ben inferiori a quelle degli «arabi». I giornali vengono a sapere dell’offerta della presunta Etihad, ne scrivono e la compagnia aerea smentisce pubblicamente: è domenica 18 ottobre".

La storia si trascina ancora per qualche tempo, finché Bolingbroke e Gandler non decidono di contattare direttamente i vertici di Etihad. Qui si scoprono gli altarini, anche perché nel frattempo i carabinieri di Roma chiamano il club e li avvisano dell'indagine in corso a carico dei due truffatori.

 

 

Sezione: Focus / Data: Mer 03 febbraio 2016 alle 08:00 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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