Giuseppe Bergomi, intervistato da GazzaMercato, ha parlato così dell'Inter e non solo: "Nel paese dove sono nato, Settala, erano tutti milanisti. Da bambino ho fatto un provino con il Milan, prima mi hanno preso poi mi hanno lasciato a casa per alcuni reumatismi nel sangue. Poi in molti mi volevano ma io ho scelto l'Inter perché mi aveva convinto di più per la sua organizzazione. Da lì è stato un grande amore". 

SULL'INTER - "Mi ero illuso che l'Inter potesse ambire allo scudetto, ma Napoli e Juventus sono più attrezzate. Sarà una lotta fino alla fine con le romani per la Champions League. All'Inter serve un centrocampista dinamico e poliedrico, Ramires sarebbe il profilo giusto per far fare il salto di qualità. Lisandro Lopez farà bene. Rafinha? Può spostare gli equilibri grazie alla sua fantasia e classe, i nerazzurri sono monocordi nella manovra sulle fasce e possono solo beneficiare da un acquisto così".

SU INTER-ROMA - "Oggi sono squadra che si assomigliano nel loro momento di difficoltà. L'Inter sarà pericolosa con Candreva che crea per Icardi, i nerazzurri fanno fatica a sviluppare il loro gioco brillante e veloce sugli esterni e quindi provano a sfondare per via centrali dove la Roma però è più forte. Mi immagino una partita molto bloccata, come il 90% degli scontri diretti di questa stagione".

SULLA CARRIERA DA ALLENATORE - "Quando ho smesso di giocare, nel 1999, il direttore di Tele+ e Caressa sono venuti da mene mi hanno proposto di fare il commento tecnico e ho accettato di buon grado. Nel mentre ho fatto i corsi da allenatore che mi sono serviti anche nelle mie telecronache. Probabilmente, ai tempi, non ho avuto il coraggio di andare ad affrontare alcune situazioni difficili che mi sono state offerte e così ho preferito restare nel settore giovanile dove trovo la mia realizzazione. Mi sarebbe piaciuto restare nell'Inter, ma la mia obiettività in ambito televisivo non è piaciuta a tal punto da non volermi in società. L'unico che ci ha provato è stato Facchetti, ma in modo non così deciso".

SULLA NAZIONALE - "L'opinione pubblico spinge, sbagliando secondo me, su un allenatore top tipo Ancelotti, Mancini, Allegri o Conte. Ma nessuna delle grandi nazionali ne ha uno, basta pensare alla Germania di Low. Chi allena la Nazionale deve avere piena fiducia e tempo per lavorare bene. Io investirei Francesco Guidolin, oppure Gigi Di Biagio che conosce bene il meccanismo azzurro".

Sezione: Focus / Data: Sab 20 gennaio 2018 alle 12:00
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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