Tornerà sul palcoscenico dal 6 marzo al Teatro Franco Parenti di Milano, con lo spettacolo "Cita a ciegas" (Appuntamento al buio). La regia di Andrée Ruth Shammah lo vedrà nei panni di un cieco seduto su una panchina a Buenos Aires, un famoso scrittore ispirato alla figura di Jorge Luis Borges. Anche per questo Gioele Dix il derby se lo perderà, soffrendo a distanza.

Come mai?

"Farò la prova generale domenica sera. Da interista sono preoccupato, quindi forse è meglio non vederla. La passione non passa, almeno quella per il calcio. Diciamo che di solito i derby rovesciano le situazioni, ma è meglio non dire nulla".

Come vivrebbe un cieco una partita di pallone?

"Io ho passato tutta l'infanzia e l'adolescenza senza la televisione. Della partita, per chi aveva la tv, si vedeva il secondo tempo alle sette di sera. Non c'era la copertura che c'è oggi. Personalmente ho sempre amato il calcio alla radio, che dipende molto dalla bravura del radiocronista. Oggi i telecronisti tendono a dire un sacco di cose in più, mentre il radiocronista è quello che deve colmare la tua lacuna. Certo, allo stadio il derby è fantastico, ma alla radio soffri o godi anche di più. Viaggi di immaginazione".

Da milanese, come vive l'ingresso degli imprenditori stranieri?

"E' una cosa che riguarda anche il Milan. Curiosamente siamo all'avanguardia, è un segno del cambiamento. Non so se sarà definitivamente la Cina o qualcos'altro, ma questo passaggio di mano è il segno che il calcio ha cambiato pelle ed è diventato definitivamente un business. Tanto vale che venga preso così".

Cosa rimpiange del calcio a cui si è avvicinato da piccolo?

"Forse per chi, come me, è nato con un calcio diverso la passione non cambia. Immagino cosa possa essere per chi arriva per queste strade nuove. Noi eravamo attaccati alla maglia, ai calciatori. Io da piccolo dicevo a mia mamma che se avessi avuto un figlio lo avrei chiamato Giacinto. Ho avuto l'onore di conoscere Facchetti ed è un personaggio che manca molto. Adesso è più difficile perché il calciatore fa più i suoi interessi che quelli della squadra. Le cose cambiano, non sono scandalizzato".

Come rappresenterebbe il derby a teatro?

"Puntando i riflettori sul pubblico, perché la cosa interessante del derby è lo scontro. Essendo amico di molti milanisti, amo tantissimo poter vedere il derby con loro. E' una sofferenza condivisa. Magari ci si odia un po', ma è divertente".

Sezione: Esclusive / Data: Dom 04 marzo 2018 alle 11:24
Autore: Mattia Todisco
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