“Il derby non è una partita come le altre”. “Il derby non si gioca, si vince”. “Nel derby spesso vince chi parte sfavorito”. “Chi vince il derby è padrone della città sino al prossimo”. Quante volte abbiamo sentito o detto queste massime prima della partita fra due squadre della stessa città. Magari si rischia il luogo comune, ma che una stracittadina non sia proprio la stessa cosa delle altre gare in programma durante l'anno, lo dimostrano molte sfumature. Tal Giampiero Boniperti, piemontese doc, prima fuoriclasse, poi eterno dirigente della Juventus, voleva abolire il derby con il Toro. Lo soffriva, stava male, a prescindere dalle posizioni in classifica delle due contendenti. A dire il vero qualcuno ha tentato di smontare la sacralità dell'evento, penso a Zdenek Zeman che, nelle sue esperienze prima sulla panchina della Lazio, poi su quella della Roma, si sforzava di convincere gli astanti che quei 90 minuti nella Capitale fossero partite normali che assegnano sempre tre punti e che al massimo il derby potesse coinvolgere emotivamente solo i tifosi. Bene, a Roma, anche gli zemaniani più convinti non sposarono mai la tesi normalizzatrice del tecnico boemo.

A Milano il derby è unico. Lo dimostra il record di incasso che domenica farà registrare il Meazza dove per calendario sarà l'Inter la padrona di casa. Non scenderanno in campo Mazzola e Rivera. Nemmeno Zanetti e Maldini o gli altri grandi fuoriclasse che vestivano le maglie rossonerazzurre sino a qualche anno fa. Ora tocca a buoni giocatori, alcuni ottimi, ma senza che nessuno si offenda, non i fuoriclasse di una volta. L'Inter non vince lo scudetto da sette stagioni, il Milan da sei. I due club non sono più rappresentati dalle grandi famiglie milanesi di nome Moratti e Berlusconi, la Cina comanda. Ma i tifosi fremono e stanno contando le ore in attesa del gong come fosse la prima volta. In casa Inter, a dire il vero, da sempre è aperto il dibattito tra i seguaci della Beneamata. Si sente di più la sfida con il Milan o quella con la Juventus? Molti tifosi dell'Inter non di Milano rispondono di soffrire di più la partita con la Juve, con la quale la rivalità stroica si è trasformata anche in astio dopo calciopoli. I milanesi, invece, hanno pochi dubbi. La Juve arriva un tantinello dopo. È Inter-Milan o Milan-Inter la Partita con la maiuscola.

Il derby a Milano non ha salvato la stagione di una delle due squadre come succede in altre realtà. Scudetti e Coppe hanno contraddistinto la gloriosa storia di nerazzurri e rossoneri e spesso la sfida ha rappresentato una tappa per raggiungere traguardi più importanti della vittoria in un derby. Ma rimane, sempre, un'atmosfera completamente diversa. Lo stadio è già garanzia di spettacolo. San Siro stracolmo, con le due curve che giocano la loro partita basate su chi esporrà la scenografia più accattivante, vale già il prezzo del biglietto. Per gli ultrà, vincere sugli spalti è quasi più importante del responso del campo. Si gioca domani, 15 ottobre, il meteo dice che sarà una serata quasi estiva. Niente nebbiolina e cappucci, quindi. Le sciarpe non serviranno a ripararsi dal freddo, ma solo a fare colore per gridare forte: “Milano siamo noi”. La scorsa stagione il derby di ritorno, in casa Inter, si disputò alle 12.30. Orario anomalo per permettere una visione comoda ai nuovi clienti d'Oriente. San Siro rispose come sempre con il sold-out, ma si sentiva la forzatura. Questa volta si torna in posticipo, questa volta torneremo, dopo la sveglia mattutina, a contare le ore che ci separeranno dal fischio di inizio. Ognuno darà sfogo alle sue abitudini, alle sue scaramanzie. La marcia di avvicinamento di tifosi e addetti ai lavori (anche loro in maggioranza tifosi di una delle due squadre) al derby di Milano vale un servizio a parte. Cosa fare, come vestirsi, quale tragitto scegliere per recarsi al Meazza? E soprattutto, a che ora partire da casa per non perdersi nemmeno un sospiro del prepartita? Questo è il derby a Milano, anche nel calcio business che sta relegando in un angolo la passione più genuina.

Come al solito, sul campo sarà partita da 1X2. L'Inter ha sette punti in più dei rivali che non hanno, finora, beneficiato di un mercato estivo definito stellare. Antonio Candreva, match-winner con la Nazionale in Albania e uomo gol nei due derby della scorsa stagione, si è presentato giovedì in conferenza stampa tuonando. “Abbiamo più fame di loro, dobbiamo mandarli a -10”. Musica per le orecchie dei tifosi nerazzurri, l'Inter ha la possibilità, vincendo domenica sera, di mettere a tacere chi ipotizza solo fortuna per le sei vittorie e un solo pareggio conseguiti finora e di presentarsi con il morale a mille per l'appuntamento in programma a Napoli il sabato successivo. Gli impegni delle Nazionali hanno costretto mister Spalletti a effettuare solo due allenamenti con il gruppo al completo, purtroppo mancherà Brozovic che a Benevento aveva dimostrato di poter essere il trequartista che il tecnico nerazzurro, tra svariati tentativi, sta cercando. Ma se, come detto in precedenza, il derby sfugge a logiche care ad altre sfide, domani sera servirà altro. Cuore, grinta e voglia di prevalere, a prescindere da chi scenderà in campo. Manca poco. Tutti uniti. C'è il derby.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 14 ottobre 2017 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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