"I fatti parlano chiaro: abbiamo pensato sempre e solo a lui". Una piccola-grande, ma doverosa, bugia. Così Piero Ausilio ha 'battezzato' l'arrivo di Luciano Spalletti nella giornata di martedì, incalzato dai giornalisti presenti all'aeroporto di Milano-Malpensa al momento della partenza per Nanchino, dove il neo tecnico dell'Inter sta conoscendo proprio in queste ore Jindong Zhang. Un necessario face to face prima di firma, annuncio ufficiale e classifica conferenza stampa di presentazione.

Non avrebbe potuto dire altrimenti il direttore sportivo nerazzurro, sarebbe stato clamorosamente stonato ammettere il grandissimo pressing nei confronti di Antonio Conte. L'uomo che era, resta e rimarrà il sogno (ad oggi incompiuto) di Suning Group. Lui l'opzione principale, il profilo che la proprietà ha cercato di convincere in ogni modo a partire (almeno) da febbraio: carta bianca su tutto e per tutto, un'offerta difficilmente riscontrabile nel recente passato che ha rappresentato - aggiungo io - un 'treno perso' per l'attuale allenatore del Chelsea. Vedremo se tra un anno esatto tale occasione si ripresenterà.

Il tecnico di Certaldo era perfettamente al corrente di non essere l'obiettivo numero uno, probabilmente nemmeno la primissima alternativa (Diego Pablo Simeone era avanti a livello di preferenze), ma il fatto di aver aspettato e accettato comunque la panchina nerazzurra pur sapendo di avere davanti a sé due big del calcio europeo l'ho trovato un gesto tanto coraggioso quanto, se vogliamo, umile: "Datemi questa squadra, ci penso io a renderla competitiva e a spazzare i dubbi sui mancati arrivi di Antonio e Diego. Farò dimenticare entrambi". Dando un po' spazio all'immaginazione, diciamo che l'ho letta così.

Vedremo quindi quello che riuscirà a fare a Milano. Evito qualsivoglia tipo di presentazione (soprattutto caratteriale) perché ha già provveduto (e in modo impeccabile) l'amico e collega Maurizio Pizzoferrato nel corso dell'ultimo editoriale. Pertanto mi limito a dargli fiducia nonostante, come ho ammesso senza tanti giri di parole nelle scorse settimane, io non lo consideri al livello dei due 'sfidanti', ancor più lontano dal neo campione della Premier League. Forse il miglior allenatore in Europa in questo momento, sicuramente tra i primi tre.

Ma in Serie A LS è certezza, doveroso ammetterlo. E lo è anche per questa nuova Inter chiamata obbligatoriamente a tornare in Champions League dopo tantissimi anni. L'obiettivo che molto probabilmente riuscirà a raggiungere, sono tanti i motivi per pensarlo. Poi per vincere, beh... sarà tutt'altro discorso. Per questo servono e serviranno i migliori in assoluto. Quelli che amo chiamare top coach. L'identikit di Conte, probabilmente non quello di Spalletti.

L'uomo che proverà a raggiungere tale status cogliendo la sfida più intrigante della propria carriera. L'uomo chiamato oggi a fare la differenza. L'uomo accolto da quella piccola-grande, ma doverosa, bugia. Perché tutti sanno che, fino a pochi giorni fa, tutti gli sforzi portavano in un'unica direzione. E non a Trigoria.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 08 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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