L'ennesimo pacco propinato all'Inter. Ecco, in estrema sintesi, il giudizio quasi generale sull'operazione Roberto Gagliardini. Se da un lato al centro del dibattito ci sono le qualità del giovane calciatore bergamasco, dall'altro il focus viene spostato sull'investimento complessivo che Suning effettuerà per portarlo a Milano. Troppi i 22 milioni + bonus che l'Inter finirà di versare nelle casse dell'Atalanta solo nel 2018, godendo delle prestazioni di questo ragazzo per oltre un anno e mezzo alla modica cifra di 2 milioni di euro.

Valutandolo da quest'ottica, forse, nel lungo periodo non è poi una scelta finanziaria così scellerata. Chissa che, qui lo dico e qui lo nego, tra un anno e mezzo Gagliardini non sarà un punto di riferimento di un'Inter più quotata e il valore che Transfermarkt gli attribuirà supererà abbondantemente i 22+bonus stabiliti oggi. Impossibile? Impensabile? Mica tanto, è già successo con Marcelo Brozovic, al centro delle attenzioni più per quanto avvenuto extra campo che per le indiscusse qualità e, soprattutto, per la fantastica operazione di mercato nerazzurra che lo ha portato a Milano nel gennaio 2015 investendo complessivamente 8 milioni di euro (dilazionati, of course) e che recentemente ha firmato un rinnovo contrattuale con clausola rescissoria da 50, dico 50 milioni di euro. Magari questi 22 milioni + bonus saranno solo spiccioli di fronte al valore di Gagliardini nel 2018. Magari.

Eppure mi giro intorno e vedo enorme fatica a ragionare in questi termini. Non mi soffermo sulle qualità del giocatore, chi pensa di conoscerle deve almeno aver visto giocare l'Atalanta più di una volta in questo campionato. Altrimenti taccia e non si nasconda dietro la valutazione di un videogioco. Preferisco concentrarmi sulle nefandezze verbali espresse negli ultimi giorni, esattamente da quando è stato scontato il suo trasferimento all'Inter. Non alla Juventus, che come il dottor Marotta ha ammesso candidamente non lo ha mai trattato (ah, questi giornalisti fantasiosi...). Da quel momento in poi l'entusiasmo per questa avvincente gara di mercato ha lasciato spazio alle critiche, alle perplessità, ai dubbi sull'eccessiva valutazione data dall'Inter a questo centrocampista, quando all'estero c'è chi sborsa un cinquantello per il non certo encomiabile Stones, giusto per citare un esempio.

Ma senza spostarsi troppo da Zingonia, qualche settimana prima l'Atalanta aveva piazzato già un suo gioiello, esploso anche lui nella squadra miracolosa di Gasperini: Mattia Caldara, difensore. Investimento da complessivi 21 milioni di euro, 15+6 mi dicono dalla regia. Ma questa è una grande operazione, non sono certo troppi per un giovane prospetto che ha meno presenza in A dello stesso Gagliardini e una media voto (lo dico per i fantacalcisti) inferiore al suddetto. Ah, giusto per la precisione: 21 milioni e la Juve lo vedrà solo nel 2018, quando l'Inter pagherà il cartellino del suo nuovo acquisto dopo 'essersene servita' a proprio piacimento per un anno.

Francamente non capisco questa gara a chi sminuisce nel modo più creativo quella che con altre società verrebbe definita una bella operazione, riguardante un giovane italiano destinato alla nazionale azzurra. Forse sarebbe stato meglio aspettare che esplodesse in un'altra squadra, magari all'estero, e andare a prenderlo spendendo il triplo (il nome Verratti vi dice nulla?). Ho visto davvero pochi applausi a Suning e all'Inter per aver mostrato concretamente di voler investire su un giovane italiano che ha già dimostrato di saper stare con disinvoltura sui campi di serie A e farà subito parte della rotazione a centrocampo di Pioli. Qualcuno ha persino definito questa operazione un pacco, con Milan e Juventus che si fregano le mani. E c'è chi ha addirittura invitato a investire sui vivai piuttosto che spendere tanto per un solo elemento, come se al 'Facchetti' stessero cazzeggiando da anni. Dubbi su Caldara e quei 21 milioni, zero. Perché questo è un investimento per il futuro (ci credo, lo vedranno solo tra un anno), mentre Gagliardini è stato strapagato.

Forse si stava meglio quando l'Inter andava a prendere stranieri low cost e ignorava i giocatori italiani. Almeno, visti i risultati, le critiche che piovevano erano costruttive, non meri tentativi di esorcizzare ciò che spaventa. Perché, in questo preciso momento storico e con il terzo ricco investimento nell'arco di 5 mesi, Suning non è più quella misteriosa scatola cinese che strappava battutine. È una realtà vera, solida, con volti, nomi e cognomi. E non ha voglia di scherzare. Voi che deprecate l'investimento su Gagliardini, rilassatevi: non avete ancora visto niente.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 14 gennaio 2017 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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