Premessa. Non riesco a sposare la celebrata cultura della sconfitta, quindi da lunedì sera, dopo i due pali in pochi secondi colpiti al San Paolo e il fischio finale del signor Orsato, mi “girano” e molto, senza troppi giri di parole. Detto questo, mi viene in mente un possente coro della Curva Nord, quello che recita così: "La gente vuol sapere chi noi siamo... e noi glielo diciamo, chi noi siamo...” Sì, finalmente l'Inter ha svelato ad amici e nemici dove può arrivare in questo campionato: può arrivare allo scudetto. La sentenza arriva nella notte tanto attesa e che ha partorito la seconda sconfitta in quattordici partite. Ma quel secondo tempo in parte dominato in dieci uomini, rimarrà scolpito nella mente dei tifosi. Da qualche anno le maglie nerazzurre non regalavano emozioni così forti, lunedì sera abbiamo rivisto quello spirito che ha contrassegnato tante partite della nostra gloriosa storia.

L'Inter, anche per caratteristiche dei centrocampisti, non ha nelle sue corde la manovra e il fraseggio del Napoli di mastro Sarri, ma sotto il Vesuvio i nerazzurri ha dimostrato di essere una Squadra. La tentata rimonta, che solo il caso ha voluto non si concretizzasse, non è stata frutto solo della voglia di reagire, ma soprattutto della bontà di azioni figlie del lavoro svolto in settimana. Alla faccia di chi spende gran parte del suo tempo nell'attaccare il presunto non gioco dell'Inter, sport ormai vecchio e stantio. Inventatevi qualcos'altro se proprio vorrete insistere. Quel mostro di Gonzalo Higuain ha sì tolto il primato all'Inter, ma probabilmente le ha consegnato la consapevolezza di una forza che la porterà lontano, molto lontano. Zero punti al San Paolo, ma badilate della cosiddetta autostima che invoglia a tornare in campo il prima possibile per continuare a vincere.

Purtroppo la notte napoletana, oltre alla sconfitta, ha confermato un punto negativo, che andrà risolto al più presto se si vorrà lottare fino alla fine per l'obiettivo massimo. Mi riferisco naturalmente a Mauro Icardi, il capitano, il capocannoniere della scorsa stagione. In questo momento Maurito, è inutile nasconderlo, rappresenta il freno a mano della squadra. Mancini lo ha giustamente riproposto a Napoli, nonostante fosse palese che questo Icardi sarebbe stato vittima sacrificale dei due centrali difensivi partenopei. Ma una seconda esclusione in una grande partita, dopo quella decisa contro la Roma, lo avrebbe relegato definitivamente tra le seconde scelte quando il gioco si fa duro.

Il primo tempo di Icardi contro il Napoli, però, è stato l'esatto opposto di quanto gli aveva chiesto di fare il Mancio. Nessun movimento atto a favorire l'inserimento dei centrocampisti, una irritante staticità che non ha fatto mai salire la squadra e che ha dato un facile punto di riferimento ad Albiol e Koulibaly. Nella ripresa giocata in dieci, con Maurito sotto la doccia e con il movimento continuo di Ljajic, Biabiany, Perisic e nel finale anche di Jovetic, la celebrata difesa di Sarri non ci ha capito più nulla e l'Inter, seppur in inferiorità numerica, appariva come un'onda anomala in grado di ribaltare un risultato che dopo il secondo sigillo del Pipita appariva scontato a favore dei padroni di casa. Che fare allora? Rinunciare definitvamente a Icardi? No. Se si vuole lottare veramente per lo scudetto, serve un centravanti con la sue caratteristiche e con la sua dimostrata capacità balistica. Trovata la squadra, il Mancio dovrà ora lavorare per ritrovare il suo numero nove. E lui dovrà contemporaneamente stare allineato e coperto quando le esigenze tattiche di una partita lo relegheranno in panchina. Tutti per uno, uno per tutti, questo il segreto per inseguire la gloria.

Tornando alla gara di Napoli, c'è la questione Orsato. Se sia o meno un grande arbitro ancora non l'ho capito, fatto sta che l'Inter è incappata nella quarta espulsione stagionale. Tre di queste, compresa quella di lunedì con i due gialli a Nagatomo, inesistenti. Roberto Mancini non ci sta e puntualmente lo fa notare ai soliti noti che nei vari salotti televisivi dicono e non dicono, a seconda della squadra interessata. Film già visto, ma anche questo ormai puzza. Cambiare copione, please. L'Inter è ora seconda in classifica, un punto in meno del Napoli, uno in più della Fiorentina. A -3 dalla Beneamata c'è la Roma, a -6 appare minacciosa la Juventus. Pronti a ripartire dunque.

Sabato sera al Meazza arriverà il Genoa di Gasperini, l'ex con il dente avvelenato che venderebbe l'anima al diavolo pur di batterci. Sarebbe bello vedere uno striscione in Curva di vicinanza ai ragazzi che hanno onorato la maglia a Napoli proprio come chiedono sempre i tifosi più caldi, a prescindere dalò risultato. E poi ci starebbe bene, prima del fischio di inizio, un applauso generale di tutto lo stadio. E infine confido in un gran tifo per l'intera gara. Quest'Inter, questo allenatore, questa società, meritano sostegno e affetto. I problemi da risolvere non mancano, il mercato di gennaio potrà e dovrà apportare dei miglioramenti, ma intanto è rinato lo spirito guerriero. Sbadigli ed apatia, definitivamente esonerati. A Napoli l'Inter ha perso la partita, a Napoli l'Inter ha dimostrato di poter vincere lo scudetto.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 02 dicembre 2015 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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