Un mercato decisamente "Whisky and soda rocchenroll": detrattori a oltranza, ottimisti oltre ogni ragionevole dubbio e appartenenti a qualsivoglia altra categoria di tifoso-haters-appassionato non possono che avere il medesimo pensiero. E provare quello strano piacere, come dato da una brezza che soffia leggera sul mare di prima mattina, quel misto di entusiasmo e ritrovata vitalità, stupore e gioia che da qualche anno era difficile sentire. E che invece, ora, sulla pelle si fa davvero sentire, come il sole dell'estate. Già, l'estate: storicamente la stagione in cui a trionfare sono... i perdenti. E' diventato luogo comune e sfottò che cantar vittoria sotto l'ombrellone porta poi al grosso rischio di veder congelati sogni e ambizioni al calare delle temperature. Per anni l'Inter morattiana ha fatto faville ad agosto per poi ritrovarsi a piangere in primavera, o giù di lì. Impossibile dimenticare i titoloni dei giornali con la parola Scudetto abusata a più non posso e fatta, tra le righe, dichiarare a qualche nuovo acquisto di turno. I rischi dell'estate, insomma. Come le scottature, le zanzare, le lunghe code in autostrada. Che comunque, va detto, non tolgono magia e unicità al periodo dell'anno più atteso, amato, goduto. E allora ecco che con le giuste precauzioni si può ritenere giusto il goderne ma sempre alla ricerca di un equilibrio necessario per diverse motivazioni.

Bardi al Frosinone, Biabiany al Parma, Bettella e Carraro all'Atalanta, Kondogbia al Valencia, Nagatomo al Galatasary, Odgaard al Sassuolo, Radu e Valietti al Genoa, Santon e Zaniolo alla Roma: impossibile definire in modo diverso da "capolavoro" i 45,5 milioni incassati da Ausilio con queste cessioni. Utili a sistemare i conti e far star buona la Uefa ma soprattutto utili per non far cambiare il domicilio dei big già presenti in rosa. Probabile, viene da pensare, che qualche illustre cessione, motivata sempre dalle esigenze del bilancio, possa arrivare il prossimo anno, che sarà, in teoria, l'ultimo sotto financial fair play: sarebbe anche in linea col pensiero della società che programma ma che, giustamente, cerca anche la competitività immediata. Così vanno letti i prestiti con diritto di riscatto per gente in realtà impossibile da riscattare come Cancelo e Rafinha: "usati e gettati" in nome del fine supremo ovvero raggiungere l'obiettivo Champions per poi ripartire con altre strategie. Altre idee. Perché i conti devono tornare e ogni anno tocca inventarsi un modo per rimanere dentro il tracciato. Le disgrazie rossonere insegnano: sgarrare, se non sei il Psg o il City, per quanto illustre sia la tua storia ma offuscata dalle delusioni e dalle crisi degli ultimi anni, può costare molto. Su Rafinha, in realtà, girano voci di un possibile ultimo tentativo ma questo solo il lungo mese di luglio potrà rivelarlo davvero.

Tornando alle certezze e alle cose concrete e cioè il mercato da "Whisky and soda rocchenroll", Politano è l'ultima ufficialità, l'ultimo colpo che va ad arricchire la voce "entrate" in maniera significativa. Soprattutto ripensando agli anni, neanche troppo lontani, in cui gli interisti erano costretti a veder posare con la maglietta nerazzurra, e senza nemmeno sorridere tanto, Taider, Wallace e Rolando. Tutti insieme. E con tutto il rispetto. E ripensando al caos calmo delle ultime stagioni quando un allenatore se ne andava sbattendo la porta a due settimane dall'inizio del campionato o un altro fingeva pazientemente di non essere irritato per un mercato sottotono, tutto ciò e decisamente degno della grandezza tipicamente americana e del rock and roll. Anche se poi giova ricordare che di Inter parliamo, di una società che ha ingaggiato Ronaldo, Ibrahimovic, Milito. Solo per dire nomi a caso. E perché dunque se sei l'Inter e l'Inter la vuoi riportare in alto come dichiari, i grandi acquisti li devi fare e il modo di far quadrare il bilancio lo devi trovare. Così stanno facendo in società e l'applauso è meritatissimo. Ma se ciò non fosse accaduto, semplicemente si sarebbero rivelati fasulli i proclama da "Inter is coming" a "Inter is here".

Una grande azienda sì, fa questo: grandi cose senza potersi permettere il lusso di spendere e spandere come negli anni d'oro, quelli in cui i pericoli dell'estate si rivelavano pericolosi boomerang d'inverno e le spese folli non bastavano, spesso, a saziare sogni e imprese. Finendo per aggiungere debiti a debiti. Suning insomma sta facendo le cose davvero per bene ma così non fosse stato, il castello di dichiarazioni e buone intenzioni sarebbe crollato perché in fondo questo è la stagione in cui valutare davvero impegno, potenza e grandezza del colosso cinese: archiviata la prima con l'horror-show Mancini-De Boer-Vecchi-Pioli-Vecchi in panchina, pagato al secondo lo scotto delle vagonate di milioni spesi per dare retta all'iraniano Kia Joorabchian e ai suoi "consigli" su Joao Mario e Gabigol, la terza sì che può essere quella buona per vedere come procede la costruzione del palazzo. Impresa non facile, va detto, di fronte al caporale Uefa che non molla di un centimetro e a un mercato che fa impennare i prezzi come lo spread di fronte alle crisi di governo. I tifosi però, è innegabile, ritornano a respirare quell'aria frizzantina che mancava da tempo perché l'Inter sta costruendo una squadra sensata. E rinforzata. Facendo tornare alla mente antichi pensieri di grandezza. Che andranno poi saggiamente gestiti in stagione in nome di un equilibrio tra il dovere di essere l'Inter e la consapevolezza che a vincere ci si riabitua pian piano, difendendo un progetto anche di fronte ai primi, inevitabili, scricchiolii e costruendo oltre che una buona squadra anche, e soprattutto, una mentalità vincente dentro e fuori lo spogliatoio. Perché l'equilibrio è tutto, ma solo dopo aver brindato a "Whisky and soda rocchenroll", follia pura rispetto alle aranciate e ai ritmi lenti degli ultimi tempi.

VIDEO - RAFINHA SI ALLENA IN SOLITARIO: NUMERO DA FUNAMBOLO!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 01 luglio 2018 alle 00:00
Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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