Prima delle 20.45 il derby si era caricato a molla di giorno in giorno. Titoli tonitruanti, foto enormi, caratteri cubitali come da tradizione di un tempo nemmeno troppo lontano. Ho personalmente vissuto la vigilia con un senso di orgoglio per la città. Ero davvero stanco di ascoltare la litania di "c'era una volta il derby". E' vero, non sono attualmente in rosa Matthaeus, Van Basten, Gullit, Ronaldo, Franco Baresi e Rummenigge, ma è successo anche in altre epoche.
L'Inter ha giocato una partita volenterosa, coraggiosa, più predisposta alla verticalizzazione e al gioco di prima. 
L'ottimo piglio con cui ha dato vita a una manovra a tratti difficile da gestire per i rossoneri, ha mostrato la corda dopo il gol di Menez.

La splendida rete del francese arrivava dopo il primo vero grave errore di tutta la squadra. Le amnesie erano prevedibili e questa è stata addirittura corale. Poi il secondo tempo ha prevedibilmente mostrato due squadre più lunghe e le occasioni arrivavano più facilmente. Nel complesso è stata una partita che ha vissuto di slanci, di intensità e, naturalmente, di momenti per rifiatare. 

Mi colpisce e mi diverte come i tifosi siano divisi sull'andamento della gara. Sui social network e nell'immediato post partita ho letto e sentito commenti che hanno pochi precedenti. In pratica c'è una visione manichea che si divide sul concetto di partita "orrenda o comunque brutta, giocata da veri brocchi" e da quelli che sostengono l'esatto opposto. Francamente non so come sia possibile sostenere che questo sia stato un derby brutto ma il calcio è materia opinabile e credo che molto dipenda anche dal grado di aspettativa. 

Credo che Mancini abbia impostato la partita incoraggiando un gioco rapido e dunque imprevedibile, ma alcune componenti della squadra non hanno ancora (o forse non l'avranno mai) l'attitudine a imbastire un gioco come quello che chiede. Passare da una difesa a tre a una a quattro da un Verona a un derby, senza amichevoli preparatorie di mezzo, è rischioso. E infatti l'Inter ha preso il gol e ha rischiato in altre due occasioni per un evidente problema nella lettura dei movimenti avversari e un'abitudine a farne degli altri. Eppure ha creato almeno quattro occasioni nitidissime dimostrando che la squadra ha elementi in grado di poter far male.

Palacio non gioca più vicino alla porta ma detta il passaggio meglio di tutti, Icardi ha avuto due occasioni che ha colpevolmente fallito, Kovacic ha mostrato alcuni pezzi del suo repertorio tornando però a cercare spesso giocate facili in appoggio e soffrendo a tratti un Ramì particolarmente ispirato. Kuzmanovic ha giocato una partita più che dignitosa e Obi ha colmato le lacune tattiche con il gol decisivo. Guarin ha parzialmente rinunciato alla sua anarchia, poi quando si deconcentrava metteva in difficoltà la squadra con i movimenti senza palla sbagliati.

Difesa a tratti in difficoltà più per l'assetto messo duramente alla prova per il tipo di impegno e per essere il primo in termini di tempo. Infine l'arbitraggio. Se la partita è stata pareggiata da un'Inter che ha fatto la partita contro un Milan che ha saggiamente usato le ripartenze (un ruolo storicamente ribaltato), l'arbitro Guida l'ha condizionato non sanzionando un fallo clamoroso di Mexes su Icardi a inizio partita. Ammonizione o espulsione che fosse sarebbe stato determinante. Invece ha lasciato correre. La manata (o gomitata) di Muntari a Dodò non so giudicare quanto fosse volontaria ma certo non da trascurare come ha fatto l'arbitro. Guida però alla fine decide di intervenire, sospendendo il gioco mentre l'Inter sta partendo in contropiede, a 5 minuti dal termine perché... Essien ha i crampi. Sono i dettagli a fare una partita. E anche se un segnale nuovo c'è stato sarebbe stato meglio se fosse stato "guidato" con maggiore capacità. Intanto la buona notizia è che l'Inter ora c'è.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 24 novembre 2014 alle 00:10
Autore: Lapo De Carlo
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