Siamo ancora ad aprile, l'Inter ha 10 partite da giocare in cui tenterà l'ultimo disperato assalto quantomeno all'Europa League per garantirsi un minimo di entrate extra nella prossima stagione, ma giustamente le attenzioni di tutti, dai dirigenti ai tifosi, sono già proiettate alla prossima stagione. Il motivo è semplice: evitare di perdere un altro anno, essere finalmente competitivi come Mancini sperava di già dal suo arrivo a Milano e centrare qualche obiettivo in termini di risultato. Con un occhio al bilancio perché in regime di Fair Play Finanziario non puoi più permetterti il passo più lungo della gamba, e l'Inter in questo senso è già nei “guai” con l'Uefa. Cerchiamo allora di capire quale potrebbe essere la strategia della società e le prossime manovre.

Partiamo dal condottiero: come ha detto ieri Fassone, anche a me viene da sorridere quando sento parlare di possibili sostituti di Mancini. A meno che non sia lui a voler andare via, ma non ci risulta al momento, l'Inter ha deciso di puntare su di lui come guida di un progetto pluriennale. E lo ha ribadito più volte in tutte le sue iniziative, da #milionidinomi, dove le schede di conferma iscrizione ai tifosi sono firmate dal tecnico, alle varie dichiarazioni dei dirigenti che hanno più volte parlato di squadra costruita attorno all'ex City. E insieme a Mancini si farà mercato.

Qui si apre una parentesi spinosa e “sanguinosa”: secondo le prime stime l'Inter ha ancora una perdita di circa 40 milioni di euro, accentuata dall'uscita prematura dall'Europa League e che potrebbe essere peggiorata dalla mancata qualificazione alla prossima competizione europea. A giugno deve continuare a pagare Shaqiri, Brozovic e Medel, e dovrà anche fare mercato che per forza di cose dovrà essere autofinanziato. Ecco che allora i 60 milioni anticipati da Thohir sono manna dal cielo per coprire tutte queste falle: il tycoon ne avrebbe fatto volentieri a meno perché non è una manovra tipica del suo modo di agire, ma visti i risultati di quest'anno non si potrà fare altrimenti, sperando che l'investimento possa portare un utile in breve tempo.

La nuova strategia dell'Inter sembrerebbe essere proprio questa: se finora si è dovuto tagliare per ridurre il passivo, ora è il momento di investire (con oculatezza) perché solo investendo si possono ottenere risultati sul campo che a loro volta generano entusiasmo e potenziali nuove entrate tra abbonamenti, merchandising e incentivi da partecipazione a competizioni internazionali. In tal senso si può leggere la possibile trattativa per Yaya Touré: a rigor di logica sembrerebbe un suicidio finanziario, oltre al prezzo del cartellino ci sarebbe da pagare anche un ingaggio che attualmente supera i 10 milioni di euro, vale a dire 20 milioni lordi, una mazzata per l'attuale monte ingaggi dell'Inter. Come fare? Innanzitutto convincendolo a ridursi l'ingaggio; in secondo luogo facendo in modo che il calciatore si “paghi da solo”: presentazione a San Siro, vendita di magliette col suo nome, impegarlo come testimonial, sono le prime fonti di guadagno. Inoltre il calciatore porterebbe al centrocampo nerazzurro quella qualità che le garantirebbe un salto di qualità, permettendole di focalizzarsi su obiettivi importanti. Il rischio è di trovarsi a libro paga per molti anni un calciatore avanti con gli anni (attualmente ne ha già 31) che avrebbe il primo impatto con il calcio italiano. Ecco perché un'operazione finanziaria del genere, in pure stle morattiano d'altri temoi, oggi andrebbe pesata col bilancino.

E per continuare ad acquistare, come ormai chiaro anche da parte Inter, bisognerà ancora una volta autofinanziarsi: vendere per avere le liquidità necessarie per acquistare. Se Touré potrebbe essere l'innesto giusto per il centrocampo, servirà almeno un altro difensore che rinforzi un reparto apparso troppo impreciso quest'anno, e magari una seconda punta da affiancare a Icardi. Perché l'argentino resterà all'Inter: non avrebbe senso cederlo per poi spendere tutto o quasi per cercare il sostituto adatto di un attaccante che ha già segnato 15 gol in 27 partite di campionato. I “sacrificabili”, perché come si diceva i 60 milioni di Thohir non basteranno per finanziare l'intero mercato, potrebbero essere quelli che ancora hanno mercato in questo momento e che l'Inter potrebbe lasciar partire, pur a malincuore, per avere liquidità fresche da reinvestire: Handanovic, Juan, Kovacic, Kuzmanovic (che però l'Inter vorrebbe confermare a meno di offerte vantaggiose)...

Insomma il solito gioco degli “incastri” che richiederà tutta la bravura di Ausilio per riuscire, ma stavolta con un ulteriore livello di difficoltà: non si può più sbagliare, Thohir (e i tifosi) non sopporterebbe un'altra annata come quella attuale, tornare a vincere sarebbe l'unica medicina per rinvigorire quel circolo virtuoso composto da risultati-entusiasmo-ricavi-campioni.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 02 aprile 2015 alle 00:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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